Earthlock: Festival of Magic – Recensione

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Genere: JRPG
Multiplayer: No
Lingua/e: Inglese, Giapponese

Aspetta il tuo turno… il prossimo.

Il genere dei JRPG è sicuramente uno di quelli che da sempre preferisco di più, specie negli ultimi anni dove ho avuto la possibilità di recuperare grandi titoli del passato e non solo, spaziando da titani veri e propri del genere come Xenogears e Final Fantasy VII per approdare a giochi più moderni ma altrettanto titanici come Persona 5, senza tralasciare produzioni di minore grandezza come Child of Light e Lost Sphear.

E proprio spinto dal mio interesse per il genere ho deciso di mettere le mani su Earthlock: Festival of Magic, un titolo che aveva attirato la mia attenzione in passato grazie ai suoi sgargianti colori ed al suo stile che, almeno dalla copertina e da qualche immagine intravista qua e là, mi aveva instilato una profonda curiosità. L’arrivo del gioco su Nintendo Switch è stata l’occasione perfetta per giocare a questo gioco… e di annoiarmi in brevissimo tempo.

Però l’icona del gioco è bella da vedere!

La storia, componente fondamentale di un JRPG, inizia in maniera molto lenta e prevedibile, piena di clichè visti e rivisti nel corso degli anni. Il gioco inizia mostrandoci subito uno dei protagonisti, una giovane ragazza con la passione per l’aviazione che scalpita per poter pilotare un aereo e dimostrare il proprio valore, contro l’ovvia volontà del padre che invece non vuole esporre la figlia ad un tale pericolo. A pochi minuti da questa sequenza, ci troveremo nei panni di un altro protagonista chiamato Amon, un cacciatore di tesori che, in compagnia di suo zio Benjo (un pesce martello antropomorfo) girovagano per il mondo alla ricerca di tesori preziosi da trovare e rivendere. Il rapimento del mentore coinciderà con l’inizio dell’avventura vera e propria.

Il prosieguo dell’avventura si rifà molto al canone classico del genere, prendendone quasi solo i difetti e tralasciandone diversi punti positivi. I dialoghi tra i personaggi risultano spesso noiosi e stereotipati, con alcuni sprazzi casuali in grado di instillare un minimo di curiosità nel giocatore. Inoltre, le animazioni del gioco sono molto basilari e non rappresentano esattamente un punto a favore per cui acquistare Earthlock. La stessa colonna sonora, che in tanti JRPG si trasforma in una compagna ideale d’avventura, qui diventa un mero accompagnamento musicale ripetuto più volte nel tempo.

Una delle prime bossfight!

Rifacendosi all’epoca PlayStation 1 dei JRPG, la mappa di gioco risulta spesso vuota e scarna di dettagli, e salvo alcune attività secondarie contabili sulle dita delle mani, non offre ambientazioni e luoghi da scoprire oltre a quelli che sarà possibile visitare durante il corso dell’avventura principale. Gli ambienti, inoltre, presentano diversi enigmi ambientali più o meno complicati, ma che mai riescono seriamente ad impensierire un giocatore non avvezzo a queste meccaniche (se avete anche solo giocato ad uno Zelda, questi enigmi vi risulteranno spesso molto semplici).

Volendo trovare un punto positivo, il sistema di combattimento riesce a risultare abbastanza sofisticato da non scadere in un banale botton-smasher per tutto l’arco della partita. Ogni personaggio può avere accesso a due set differenti di abilità che permettono di modificare in maniera sensibile le strategie durante le battaglie. Il mago, ad esempio, non solo potrà curare i danni inferti dai nemici, ma nel caso in cui riuscisse a sopravvivere a più di 2 o 3 turni di seguito senza perire, può anche diventare un buffer e poteniare le abilità dei personaggi. Il ladro, dal canto suo, può rubare oggetti agli avversari infliggendo del danno, oppure tirare fuori il mitra ed iniziare a sparare diversi tipi di proiettili che si rivelerano assai utili in diverse circostanze.

Il party inizia a farsi consistente, l’avventura prosegue!

Un sistema del genere permette certamente di prepararsi meglio per ogni eventuale assalto, specie perchè la classe può essere modificata nel bel mezzo di una battaglia sacrificando un turno per estrarre le nuove armi. Dall’altra parte ciò potrebbe eliminare il sentimento di preparazione ad una bossfight o ad un evento particolarmente complicato, potendo modificare in ogni momento la tipologia di guerrieri sul campo. In ogni caso, il sistema funziona e permette di divertirsi un pò ad eliminare varie tipologie di nemici.

Ma, come avevo accennato all’inizio, c’è un dettaglio che continua a lasciarmi perplesso. Una delle prime cose che mi stuzzicò di questo gioco fù lo stile, molto cartoonesco e colorato che facilmente riesce a risultare “simpatico” ed apprezzabile. Anche qui, malgrado la mole poligonale ridicola, alcuni scorci di paesaggi risultano belli da ammirare, anche se pure qui non mancano brutte composizioni.

Ogni tanto qualche sala o scorcio carini si trovano!

Volendo fare un ultimo accenno alla questione dei dialoghi, è importante sottolineare che tutto il gioco non è localizzato in Italiano, ma sarà necessaria una conoscenza dell’inglese, seppur basilare, per poter proseguire la storia. Un dettaglio da poco per i più, ma che potrebbe rivelarsi deficitario per alcune persone.

Insomma, parliamo un titolo fortemente caratterizzato da una serie di problemi e difetti che tendono a stancare facilmente il videogiocatore, che si ritroverà molto presto a desiderare che la storia finisca o, ancora peggio, a cancellare il gioco dalla propria console e liberare così 3.6 giga preziosi.

Ne consiglierei l’acquisto? Francamente, credo di poter dire con certezza: NO, se non sotto forte sconto o mossi dalla curiosità.

Terminato su Nintendo Switch grazie ad un codice download fornito dagli sviluppatori
Pro: Sistema di combattimento interessante, alcuni panorami sono piacevoli da guardare
Contro: Mole poligonale molto bassa, storia noiosa, personaggi piatti come un foglio di carta
5.5

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