Uno dei miei primi amori nel mondo dei videogiochi è stato il genere delle avventure grafiche punta e clicca. Ricordo con affetto i grandi classici firmati Lucasfilm Games, poi diventata LucasArts, come The Secret of Monkey Island, Loom e soprattutto Maniac Mansion, la mia prima avventura grafica in assoluto, giocata nella sua versione censurata per Nintendo Entertainment System, ma a mio parere godibile.
Tra i titoli più iconici di quel periodo spicca Simon the Sorcerer, sviluppato da Adventure Soft e pubblicato nel 1993 su Amiga e MS-DOS. Ambientato in un universo fiabesco popolato da troll, maghi e magia, il gioco si distingueva per il suo stile brillante e ironico. Era una di quelle esperienze che ti tenevano incollato allo schermo, curioso di scoprire come si sarebbe evoluta la trama.
Oggi, quella magia torna a vivere con Simon the Sorcerer Origins, prequel ufficiale del gioco originale, che arriva a oltre trent’anni di distanza anche su Nintendo Switch.
Per chi non lo sapesse, Simon the Sorcerer Origins è stato sviluppato da Smallthing Studios, un team indipendente italiano fondato nel 2018 da Massimiliano “Massy” Calamai (Game Director) e Stefano Campodall’Orto (CTO). Lo studio ha sede a Carasco, in Liguria, con una seconda sede operativa a Gorizia e può contare su una squadra di circa ottanta professionisti. Per realizzare questo prequel, il team ha collaborato direttamente con Simon e Michael Woodroffe, creatori del gioco originale, e con Adventure Soft, titolare della licenza.

Simon the Sorcerer Origins conserva intatto lo spirito dei giochi originali, riportando in scena anche Chris Barrie, il celebre attore che ha prestato la voce a Simon nei primi due capitoli. I dialoghi sono pungenti, ironici e ricchi di humor tipicamente britannico. Rick Astley accompagna la sequenza iniziale – sì, il famoso cantante di “Never gonna give you up” – con una colonna sonora che riporta dritti agli anni ’90.
Il gioco si apre con Simon, un dodicenne ribelle, e la sua famiglia che dovrà affrontare il trasferimento in una nuova casa. Dopo una breve fase di gioco ambientata proprio nell’abitazione, che funge da tutorial, Simon viene trasportato attraverso un portale in un mondo magico, popolato da stregoni, creature e misteri. Il protagonista, fedele al suo spirito sarcastico, rompe spesso la quarta parete. Addirittura, a un certo punto, un indicatore della mappa finisce per schiantarsi nell’ambiente di gioco, mentre in altri momenti Simon si rivolge direttamente al giocatore, commentando con ironia le situazioni assurde in cui gli sviluppatori lo hanno immerso.

L’interfaccia di gioco è abbastanza semplice e intuitiva, ma dato il genere di Simon the Sorcerer e le sue radici nei giochi degli anni ’90, alcuni enigmi possono essere davvero complicati, soprattutto per chi non è abituato ai classici punta e clicca. Il gioco include un diario che riepiloga gli obiettivi, ma non fornisce indicazioni su come completarli. Questo approccio può essere apprezzato da chi cerca una sfida più impegnativa, ma rischia di far sentire spaesati i giocatori meno esperti, che potrebbero bloccarsi senza sapere come procedere. A volte si possono ricevere piccoli indizi parlando con i personaggi o ascoltando i commenti di Simon. Ad esempio, potresti scoprire che per ottenere del cibo alla taverna ti servono dei soldi, ma il gioco non ti dice come trovarli: dovrai capirlo da solo, esplorando l’ambiente, parlando con i personaggi e collegando gli indizi. L’esplorazione è fondamentale, ma un sistema per rivedere i dialoghi o personaggi che ripetono gli indizi sarebbe stato molto utile per non perdere i passaggi chiave.
Puoi combinare due o più oggetti, ad esempio un bastone e un pezzo di stoffa per creare una vela. A volte basta guardarsi intorno con attenzione: le soluzioni possono essere letteralmente scritte sui muri. In certi casi, dovrai anche lanciare incantesimi su Simon: questo trasforma alcuni oggetti nell’inventario che ti aiuteranno ad andare avanti. Spesso le soluzioni hanno senso solo dopo averle scoperte, proprio come nei classici alla Monkey Island, e quando ci si blocca il gioco può diventare frustrante.
La direzione artistica di Simon the Sorcerer Origins è il punto forte di questo progetto. Il gioco abbandona quindi lo stile pixel art originale a favore di uno stile cartoonesco più moderno. Come dichiarato ufficialmente dagli sviluppatori, il gioco vanta oltre 15.000 frame animati interamente disegnati a mano, con uno stile visivo ispirato ai film Disney della fine degli anni ’90. Le animazioni dei personaggi, curate da professionisti che hanno lavorato anche al film Klaus di Netflix, si distinguono per la loro fluidità nei momenti chiave, offrendo un risultato visivamente coinvolgente e di grande qualità.

Simon the Sorcerer Origins non è solo un omaggio alla storica saga, ma anche una sincera dichiarazione d’amore per il genere punta e clicca. Lo studio italiano Smallthing Studios ci regala una piccola gemma, capace di conquistare sia i fan di lunga data che chi si avvicina per la prima volta a questo tipo di avventura.
Non è necessario aver giocato ai capitoli originali per godersi l’esperienza: Origins è un prequel che si svolge poche settimane prima degli eventi del primo gioco, e rappresenta un perfetto punto di partenza anche per i nuovi giocatori. Quindi, cosa state aspettando?