La storia dei Supergiant con un occhio alla letteratura classica
In Hades Zagreus è il figlio di due divinità: Ade e Persefone. Tuttavia, la verità sulla sua vera madre si rivela dopo un’infinità passata nell’oltretomba e tanti dubbi sulla sua infanzia, protetta in un modo a dir poco ermetico, motivo per il quale decide di fuggire e scatenare il suo istinto ribelle. Nyx, colei che lo ha cresciuto al posto di Persefone, lo aiuta, insieme ad Achille, nei suoi incessanti tentativi di lasciare il Regno di Ade.
Oltre alla voglia irrefrenabile di incontrare sua madre, c’è un altro motivo che spinge Zagreus ad allontanarsi dagli Inferi: Ade è represso, frustrato e costantemente arrabbiato con lui. Lo carica di aspettative che non potrà mai mantenere e nel corso della sua crescita è una figura paterna distante e fredda. Insomma, il mondo là fuori non può essere un posto peggiore.

Nonostante le difficoltà in ambito domestico, Zagreus si mostra da subito un personaggio con un’indole forte e indomabile. Affronta ogni situazione con estremo sarcasmo e si rialza in piedi ad ogni caduta negli Inferi. Qualità che lo aiutano a instaurare rapporti di ogni tipo, sia a casa e sia al di fuori, con gli altri dei pronti a ricoprirlo dalla testa ai piedi di ogni genere di potere temporaneo.
C’è anche un pizzico di indifferenza e superficialità nel suo curriculum, caratteristiche intrinseche di un’anima giovane e che spesso genera fastidiose incomprensioni tra chi gli sta intorno. Tuttavia, riflette spesso sui suoi errori ed è sempre pronto a rimediarvi poiché tiene molto ai suoi affetti. La sua testa dura lo porta ad affrontare lo stesso Ade e a raggiungere sua madre Persefone, che nel corso degli anni ha vissuto in Grecia e lo ha creduto morto. Qui scopre di essere legato al mondo degli Inferi e che non può sopravvivere al di fuori di esso. Promette quindi di scappare ancora per scoprire tutta la verità sulla sua famiglia.
Il mito greco di Zagreus (Zagreo in patria) segue una strada diversa da quella tracciata dai Supergiant. Zeus si unisce con Persefone in forma di serpente e mette al mondo Zagreo, una divinità agreste, dedito alla caccia. Papà Zeus stravede per Zagreo e lo ritiene il futuro regnante dell’universo. Era, moglie di Zeus, viene a sapere dei suoi piani dai Titani (immaginateveli come dei vecchi bacucchi con tanta carriera alle spalle, non come montagne con braccia e gambe) e, gelosa, ordina loro di rapire il bambino e ficcarlo nel dimenticatoio.
Dimenticatoio che si rivela essere il loro stomaco, visto che dopo tanti ma vani tentativi di fuga, Zagreo viene infine fatto a pezzi e divorato. In questa parte della storia subentra però Atena, che riesce a recuperare il cuore di Zagreo e a portarlo a Zeus. Zeus ingoia il cuore e fa rivivere Zagreo in Dioniso, rendendolo immortale. Dopodiché lancia un paio di fulmini a quei birbantelli dei Titani e dalle loro ceneri nascono quelle inutili e mortali creature che saranno chiamate “uomini”.

Sebbene distante dalla storia di Hades, il mito greco ha comunque qualche analogia da spartire. La sua interpretazione più popolare infatti mette al centro la morte della vegetazione in inverno e la sua rinascita in primavera. Un po’ come nel gioco, dove Zagreus muore e rinasce in un ciclo infinito ma comunque segnato dai cambiamenti di ogni “stagione”. A differenza degli altri roguelike, infatti, in Hades si respira aria di progressione anche nei rapporti con i personaggi e nell’avanzamento della trama. Le analogie si trovano anche nei rapporti padre-figlio: le aspettative di Ade nei confronti di suo figlio sono altissime, allo stesso modo di quelle che nutriva Zeus per Zagreo.
Nel corso di una conversazione, Thanatos dice a Zagreus che egli possiede “i suoi occhi. O almeno, uno dei due”. Il riferimento è ovviamente ai verdi occhi di Persefone. Zagreus ha un occhio rosso e uno verde. Ade ha gli occhi rossi. Facile fare due più due. O, in questo caso, uno più uno.
Urge quindi dipingere il quadro di Persefone. Ella è la dea delle stagioni, figlia di Demetra e di un contadino mortale. È la vera madre di Zagreus, ma fugge via dall’oltretomba dopo che le Moire decretano la morte di suo figlio e dichiarano che Ade non avrebbe mai più avuto un erede. Temendo la vendetta degli dei dell’Olimpo nei confronti di Ade se si fosse scoperta la verità su Zagreus (e consapevole di non riuscire a sopportare i loro continui litigi), della quale verranno a conoscenza solo alla fine delle vicende, Persefone dice addio al Regno degli Inferi e si rifugia nel mondo mortale. La sua sparizione manda Ade su tutte le furie, che quindi bandisce il suo nome nell’oltretomba e nasconde ogni sua traccia, lasciando ignari della sua esistenza persino gli abitanti del regno.
Ade, non riesco più ad accettare la mia vita qui, in questo luogo. Quindi andrò via, anche se ciò mi porterà alla morte. Non tornerò all’Olimpo. Se c’è un posto al quale appartengo in questo mondo, deve trovarsi tra l’Inferno e il Paradiso. Forse è sulla costa, con un piccolo giardino. Prenditi cura di Cerbero; mi manca già.
Hades: lettera di Persefone ad Ade.
Dopo infiniti tentativi di fuga, Zagreus riesce a convincere Persefone a fare ritorno nel mondo degli Inferi. I due mettono piede “in patria” dopo una traversata sullo Stige, traghettati da Caronte. Persefone torna ad essere la regina dell’oltretomba e Ade commissiona a Zagreus un compito speciale: provare a fuggire dall’oltretomba, ancora e ancora, per scoprire se sono presenti falle nella sicurezza. Sono tuttavia da sistemare le cose con gli dei dell’Olimpo, ancora ignari di questi cambiamenti. Persefone li invita ad un banchetto e racconta loro che può lasciare gli Inferi solo per pochi mesi durante l’anno perché ha ingerito il melograno dell’oltretomba. Una scusa che gli altri dei si bevono senza problemi, in quanto già a conoscenza dei fatti, ma ormai stanchi di protrarre i continui litigi. La narrazione di Hades termina quindi in questo preciso punto, sebbene il giocatore sia ancora libero di mettersi alla prova.

Figlia di Demetra e di Zeus, Persefone viene rapita dallo zio Ade durante la raccolta dei fiori nella piana di Nysa, dov’è in compagnia delle Ninfe. Ade la attira con un bellissimo narciso e la porta nell’oltretomba per sposarla, contro la sua volontà. Qui viene ingannata (sì, ancora) con della frutta: mangia sei semi di melograno senza sapere che chi mangia la frutta degli Inferi è costretto a rimanervi per sempre. Nel frattempo, Demetra è alla sua ricerca e, distrutta dal dolore, fa avvizzire le terre e morire gli uomini. Per porre fine a una tale tragedia, Zeus manda Ermes nell’oltretomba alla ricerca di Persefone, che la trova e la riporta a casa, ma il piano di Ade è ormai già portato a compimento. Dopo una mediazione tra Ade e Zeus, si arriva dunque al compromesso “ideale”: Persefone diviene la sposa di Ade e quindi regina degli Inferi, trascorre sei mesi nell’oltretomba in qualità di governante e altri sei mesi sulla Terra, dedita alla fioritura, in compagnia di sua madre Demetra.
Il mito greco non si discosta troppo dalla visione dei Supergiant. Anzi, la scusa di Persefone per giustificare la sua assenza dell’Olimpo, quella del melograno, è perfettamente coerente con la letteratura antica. Tuttavia, nel gioco la dea viene spedita negli Inferi proprio da suo padre Zeus. Inizialmente forzati a stare insieme, Ade e Persefone finiscono infine con l’amarsi sinceramente, col primo sempre pronto a farla sentire a casa. Dopo il suo ritorno nell’oltretomba, Persefone chiede al suo compagno di vita di essere più gentile e paziente con suo figlio.
Le Moire sono figure facenti parte del mito greco e sono la personificazione del destino, l’ordine dell’universo. Nello specifico, il destino di un uomo viene da loro rappresentato come un filo, il “filo del fato”, che viene poi tagliato quando sopraggiunge il momento della morte. Più lungo è il filo, più lunga è la vita dell’uomo. Nella mitologia il loro potere è tale da essere incontrastabile, persino gli dei dovevano rassegnarsi al loro volere. Non era raro trovarsi faccia a faccia con loro al momento della nascita di un dio, in quanto potevano presagire le sue gesta o, come nel caso di Zagreus, decretare il suo destino.

Sebbene non ci siano strettissime correlazioni tra il mito greco e quello riarrangiato dai Supergiant, è facile capire perché Zagreus fosse un segreto da tenere nell’oltretomba. Con i suoi poteri, Nyx, personificazione della notte, ha infranto il volere delle Moire: ha cambiato il destino. Quella di Nyx è una figura importantissima per Zagreus, in quanto unico riferimento materno per il giovane combinaguai, nonché prima tra i tanti a volerlo vedere nel mondo esterno, mano nella mano con sua madre, tanto da donargli lo Specchio della Notte, oggetto che permette di migliorare nel gioco le abilità di combattimento.
Nyx si occupa della parte “amministrativa”, supportando al meglio Ade. È inoltre colei che informa gli altri dei della fuga di Zagreus, supplicando il loro aiuto. Nonostante ciò, il suo rapporto con gli dei dell’Olimpo non è dei migliori, motivo per il quale, sebbene costretta da Zeus a vivere nell’oltretomba, trascorre volentieri il suo tempo tra le mura degli Inferi.
Nella mitologia, Notte (Nyx) è la personificazione della notte, un essere dotato di incredibile bellezza e dal potere eccezionale, temuta dallo stesso Zeus. Solca i cieli su di un carro trainato da quattro cavalli neri, con indosso un mantello scuro. Come nel gioco, è madre di Ipno e Tanato e di tante altre divinità primordiali.

Prima di concludere con la creatura più bella concepita dai Supergiant è bene fare un ripasso delle varie relazioni che Zagreus coltiva nel corso della storia con gli dei dell’Olimpo e fare conoscenza con quelli che diventeranno veri e propri martiri di ogni fine livello: i boss del gioco.
Partiamo da questi ultimi e in particolare col trio delle Furie: Megera, Aletto e Tisifone. Tutte e tre vengono mandate da Ade a fermare l’avanzata di Zagreus, ma la prima è di sicuro quella più interessante. La prima volta che viene sconfitta la si trova a bere nella Dimora di Ade; è l’unica delle tre sorelle ad avervi accesso, in quanto Aletto e Tisifone non sono ben viste dai residenti e nemmeno dalla stessa Megera. In passato Zagreus aveva una relazione con lei e questo rende le loro lotte molto più interessanti e più nello specifico il giovane ha la possibilità di recuperare la loro storia. Aletto e Tisifone, al contrario, sprizzano follia da tutti i pori. Entrambe sono ossessionate dalla voglia di punire i trasgressori e provano una gioia irrefrenabile nel farlo.
L’Idra rappresenta la seconda sfida di Zagreus. È una creatura serpentesca ma senza pelle che protegge i Prati dell’Asfodelo, a conti fatti parliamo di un ammasso di ossa che spara fiamme e lance infuocate senza sosta. È un essere domato da Eracle tra una fatica e l’altra ed è l’ultimo scoglio da superare prima di raggiungere i Campi Elisi. Prima di fare i conti con papà Ade, Zagreus deve infine sconfiggere Teseo e il Minotauro. Il primo era l’eroe/re di Atene e viene ingaggiato da Ade allo stesso modo di Megera. La sua anima competitiva lo porta a dare il meglio di sé durante gli scontri, ma è peculiare il suo attaccamento al Minotauro. Non si capisce se lo considera un semplice servo o un suo pari, è indubbio comunque che lottare insieme per la stessa causa porta spesso a creare legami, anche quando le due parti hanno poco in comune.
Le Erinni (Furie per la letteratura romana), secondo il mito greco, sono le figlie di Nyx. Vengono rappresentate come donne alate con serpenti al posto dei capelli, sempre pronte a urlare e a tormentare le loro vittime con torce, fruste e tizzoni ardenti. Hanno il compito di punire chi commette un delitto e sono bravissime nel farlo.

L’Idra, nella mitologia greca, è un velenosissimo mostro leggendario, con un’intelligenza fuori dal comune. Ha le sembianze di un gigantesco anfibio con una testa di serpente immortale e altre otto che ricrescono quando vengono tagliate. Viene ucciso da Eracle con la partecipazione di Menelao; mentre il primo taglia le teste sibilanti, il secondo cauterizza i moncherini con il fuoco per impedire la ricrescita.
Il mito di Teseo è probabilmente uno dei più conosciuti. Vinta la guerra contro Atene, Minosse, re di Creta, pretese che ogni nove anni fossero inviati sette bambini e sette bambine ateniesi a Creta per essere divorati dal Minotauro. Deciso a fermare tale scempio, Teseo si offrì volontario per andare a uccidere il mostro e promise al padre Egeo che, se fosse tornato vincitore, avrebbe issato sulla nave delle vele bianche. A Creta Teseo conobbe Arianna, figlia di Minosse. Questa si innamorò di lui e gli donò una spada avvelenata e una matassa di filo per tenere traccia del percorso all’interno del labirinto del Minotauro. Teseo trovò quindi il Minotauro e lo uccise, guidò i prigionieri all’esterno e portò Arianna con sé. Presto cambiò idea e abbandonò la giovane sull’isola di Nasso, che la prese molto a male e lo maledì con tutte le sue forze. Dovette riuscire nel suo intento, perché Teseo al suo ritorno dimenticò di issare le vele bianche e suo padre si uccise per la disperazione gettandosi dal promontorio di Capo Sunio.
Il background dei nemici di Zagreus è un saliscendi in quanto a fedeltà. Megera è una Furia ben più propensa alla parola e ad una relazione amorosa rispetto alle sorelle, che sono molto più fedeli all’immaginario epico, mentre l’Idra a parte i tratti serpenteschi sembra un mostro completamente diverso in quanto a concezione. Il mito di Teseo e del Minotauro viene invece completamente stravolto, con i due che addirittura diventano compagni di merenda, o quasi.

Passiamo quindi agli dei dell’Olimpo: suo zio Zeus supporta costantemente Zagreus e lo riempie di complimenti, comparandolo spesso a suo fratello Ade e dichiarandosi scherzosamente suo padre in più occasioni. È tuttavia uno di quei parenti che seminano oro e distruzione allo stesso tempo. Venuto a sapere dell’insoddisfazione di Persefone tra le mura dell’Olimpo, infatti, diviene il suo “esecutore” e la spedisce nell’oltretomba come dono per Ade, un premio per il lavoro svolto negli Inferi. Un gesto che lo stesso Ade non riesce a perdonargli e che considera estremamente irrispettoso.
Dal nonno passiamo alla nonna, ovvero Demetra. I due sono ignari del loro rapporto di parentela all’inizio del gioco e Zagreus viene continuamente intimidito a proposito delle ripercussioni che potrebbero esserci se Demetra scoprisse la verità su Persefone. Tuttavia, quando la figlia si rivela al mondo, ella ritorna sui suoi passi e inizia a mostrare un sincero affetto sia nei suoi confronti e sia verso suo nipote. Ma per essere un pelo coerente con quanto detto in passato decide di tenere congelata l’area attorno al Tempio di Stige. Perché ok essere buoni, ma fessi no.

Gli altri si dimostrano disponibili con Zagreus principalmente per via delle sue doti combattive. Zio Poseidone lo compara spesso al padre Ade (devono volergli tutti molto bene evidentemente), Artemide sente di avere in comune con lui l’abilità nella caccia e il senso di straniamento provato in famiglia (la ragazza ama l’aria aperta e disdegna il matrimonio). Ares ammira la morte e la distruzione portata avanti dal ragazzo, ma l’interesse non è corrisposto: Zagreus sa della sua crudeltà e quindi si limita a fare buon viso a cattivo gioco. Ermes invece è uno dei pochi ad incontrare Zagreus di persona grazie al suo ruolo di messaggero e psicopompo, ovvero di accompagnatore delle anime dei defunti; non a caso lavora a stretto contatto con Caronte.
Atena supporta spesso Zagreus lungo il suo percorso perché vede nella sua fuga un modo per distendere le tensioni in famiglia, mentre Afrodite gli chiede più volte di esternare il suo amore creando legami con Tanatos, Megaera e Dusa. Dioniso instaura con Zagreus un rapporto totalmente avulso da fronzoli per concentrarsi su di un obiettivo molto più grande: collaborare e far credere a Orfeo che lui e Zagreus sono la stessa persona.
C’è infine il prode Achille, che in realtà è un semidio, ma assume un ruolo di fondamentale importanza. Disceso nell’oltretomba dopo la Guerra di Troia, evento durante il quale incontra la morte, viene incaricato da Ade di istruire il piccolo Zagreus sulla battaglia e la disciplina militare. In cambio, il suo amante Patroclo ottiene l’accesso all’Elisio. Achille è una continua fonte di incoraggiamento per Zagreus e supporta le sue scorribande con il Codex, manuale che raccoglie al suo interno tutte le informazioni sugli Inferi e sugli dei che il giovane incontra tra una lotta e la successiva. Nei vari confronti con Zagreus emerge un personaggio consapevole degli errori compiuti nella vita terrena e grato ad Ade per avergli risparmiato l’eterna noia dell’Elisio.

Arriviamo dunque al gran finale. All’immenso e incommensurabile Cerbero. Non dice nulla nonostante tre bocche, non fa nulla di utile per la società ma si becca comunque una vagonata di coccole ad ogni run. E come se non bastasse ostacola col suo sederone la fuga di Zagreus. Ma ha anche dei difetti.
Nella mitologia greca, Cerbero è un mostro a tre teste dalle sembianze canine, a guardia dell’ingresso degli Inferi. È una creatura indomabile, ma che viene sottomessa soltanto da Eracle e da Orfeo. Il primo lo combatte per dimostrare la sua forza, portando a compimento l’ultima delle dodici fatiche. Il secondo, alla ricerca della defunta Euridice, lo incanta con la musica della sua lira.

Dopo un istante di esitazione e riflessione, il famelico mastino degli Inferi abbaia in tono affermativo. Il principe deve ora andare in cerca di qualcosa che possa saziarne il mostruoso appetito.
Cerbero si impone su Zagreus. Non si sfugge all’ora della pappa.
Si precisa che vista l’ampia diversificazione dei miti nella stessa letteratura greca sono stati presi come riferimento solo quelli più popolari.
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