Finalmente la volontà di omaggiare i grandi JRPG del passato non è più solo una bella promessa
Nel corso degli anni abbiamo visto una miriade di giochi sponsorizzati come “un omaggio ai grandi classici JRPG“. Tanti, troppi titoli che non sono riusciti a rispettare le aspettative dei fan. Mancanza d’amore o di una visione d’insieme efficace? Scoprire come mai software house che lavorano sotto ad aziende ben più grosse e importanti da cui, tra l’altro, possono pure attingere a piene mani da materiale di grande qualità non è facile.
Meno male che a mettere un cerotto a questa situazione ci ha pensato Matthias Linda, sviluppatore di origini tedesche nonché unico sviluppatore dell’intero gioco. Chained Echoes è veramente un tributo onorevole ai grandi classici del mondo JRPG, ed è in grado di fondere alla perfezione un gameplay e un mondo di gioco classico con una grafica a 16-bit tutt’altro che vetusta. E, sottilineiamolo di nuovo, il tutto è stato sviluppato da una persona sola senza il supporto di grandi software house con decenni di esperienza e grandi titoli sulle spalle.
Valandis, tra guerra e politica
C’era una volta un regno fantastico chiamato Valandis, una terra ricca e prospera su cui vivono centinaia di razze diverse ma ormai inguaribilmente devastata da oltre 150 anni di sanguinose e violente guerre che sembrano non voler trovare una fine. Dopo una disastrosa esplosione di dimensioni apocalittiche e migliaia di morti, sembra che uno spiraglio di pace e tranquillità sia riuscito a frapporsi tra i tre regni che vivono nel mondo di Valandis.
Ma purtroppo, si sa, la pace è effimera. Ben protetti nei loro castelli e celati dietro le maschere da principi e governanti, alcune persone di spicco della nobiltà di Valandis stanno progettando di gettare nuovamente nello scompiglio il mondo, portandolo a rivivere nuovamente quei sanguinosi momenti di guerra che con tanta difficoltà erano stati lasciati alle spalle.
Prenderete inizialmente i panni di Glenn, un mercenario dotato di un’armatura in grado di volare e pagato per distruggere un cristallo che, in base alle informazioni ufficiali, dovrebbe funzionare come fonte di alimentazione delle difese nemiche. Inutile sottolineare come questa missione finirà piuttosto male, provocando la distruzione del cristallo e quindi l’esplosione in cui moriranno migliaia di persone nel raggio di diversi chilometri.
Matthias Linda mette in scena una sceneggiatura molto interessante e ben congegnata, svelando poco alla volta tutti i personaggi che andranno a comporre il cast durante i trattati di pace di Farnsport, capitale di Escania. Senza fretta, ogni protagonista viene rivelato al giocatore, mettendo subito in mostra la sua personalità e le sue abilità.
Potremo anche sbloccare alcuni personaggi secondari nel corso della storia, probabilmente scritti con meno precisione rispetto al cast di personaggi principali. Si avverte, con tali personaggi, una sorta di scrittura fin troppo “classica“, diversi cliffhanger che a volte scadono addirittura nel banale, soprattutto paragonati alla squadra di attori protagonisti. Tuttavia risulta difficile non affezionarsi anche a loro poiché la scrittura di ogni parte di questo gioco funziona bene e riesce a catturare completamente il giocatore.
Non manca ovviamente qualche sbavatura, soprattutto alcuni momenti che svelano l’inesperienza dello sviluppatore al punto da creare scene un po’ troppo esagerate. Ma parliamo, appunto, di sbavature in un gioco altrimenti eccezionale.
Farmare o non farmare, questo è il dilemma
O forse no, dato che in Chained Echoes dovremo confrontarci con un impianto JRPG piuttosto particolare rispetto ai classici giochi di ruolo a turni a cui siamo abituati. Non esiste infatti la meccanica del farming, poiché i nostri personaggi non possiedono un livello né raccolgono punti esperienza e, dopo ogni combattimento, le statistiche legate ai punti vita e TP vengono completamente riportate al loro stato originale.
Questo meccanismo permette ai giocatori di non perdere troppo tempo alla ricerca ossessiva di ogni singolo mostro sulla mappa per farmare, evitando di rimanere incastrati in una stessa area per ore e ore prima di proseguire. Al tempo stesso il sistema di gameplay si rifà completamente ai grandi classici del passato, con la possibilità di attivare magie e abilità proprie di ogni personaggio seguendo una rigida timeline di turni, influenzata dalle statistiche proprie di ogni personaggio.
Particolarmente interessante è la meccanica del “overdrive“. Combattendo e usando le nostre abilità avremo modo di spostare un selettore sulla barra dell’overdrive. Mantenendo il selettore nella zona verde guadagneremo dei bonus come un dimezzamento dei costi delle abilità, mentre facendo arrivare lo stesso nella zona rossa rischieremo una fine precoce della nostra squadra a causa dei danni subiti raddoppiati.
Non manca poi la classica barra dell'”Ultra Move“, un’abilità particolarmente potente che si carica poco alla volta durante i combattimenti e che ci salverà il fondoschiena ben più che una volta durante il corso dell’avventura.
Non preoccupatevi però, andando avanti nella storia e continuando a combattere ogni personaggio avrà modo di sbloccare abilità sempre più potenti che potremo scegliere in prima persona, dando quindi ulteriore profondità all’impianto ruolistico del titolo.
Infine, avrete anche la possibilità di scambiare i membri del party direttamente in battaglia, dando vita così a un balletto continuo in cui si cambiano personaggi al fine di sfruttare determinate abilità uniche che ci consentiranno un controllo molto superiore della situazione di gioco, nonché di salvare per il rotto della cuffia i nostri combattenti in caso di ingenti danni.
Tutti questi stratagemmi hanno consentito allo sviluppatore di calibrare molto bene la curva di difficoltà. Non vi troverete quasi mai ad affrontare battaglie impossibili, ma al tempo stesso non avrete comunque vita facile se non ponete la giusta attenzione anche al più piccolo degli avversari.
Non è tutto oro quel che luccica, purtroppo, poiché in mezzo a tante belle soluzioni troviamo una gestione del potenziamento dell’equipaggiamento più dozzinale, tra un “materia system” quasi mai incisivo e dei menù che andrebbero rivisti quasi completamente.
Tra i cieli di Xenogears
Come ripetuto più volte, Chained Echoes si rifà moltissimo ai grandi capolavori del passato, omaggiandone la memoria anche con alcune introduzioni piuttosto interessanti come le Sky Armors.
Queste enormi armature, che ricordano davvero moltissimo i mech di Xenogears e di tutte le produzioni che le hanno usate nel corso degli anni, diventano una vera e propria manna dal cielo per il gameplay del titolo. Potremo usarle infatti non solo per combattere le battaglie più difficili sfruttandone le portentose abilità, ma anche fuori dalle battaglie per sfruttarle loro capacità di volo per sorvolare ostacoli prima insormontabili e raggiungere nuovi posti a caccia di tesori e segreti nascosti.
Ovviamente le Sky Armors non raggiungono l’epicità dei mech di Xenogears o delle altre storiche produzioni, ma compiono a dovere il loro lavoro e danno una leggera spruzzata di epicità alla vicenda intera.
Di certo quello che torna molto comodo è il poter veleggiare quasi liberamente per le mappe del mondo di gioco a raccogliere oggetti e tesori, ma anche la scacchiera dei rewards non scherza affatto. Si tratta, detto in soldoni, di una scacchiera ricca di premi che spaziano da skill point a ricchi bottini d’oro, materiali ecc ecc, e per poterli prendere dovrete concludere le missioni che Matthias Linda ha creato per noi, molto alla stregua delle più classiche fetch quest.
Questo stratagemma ha quindi creato un’ottima opportunità per dare una buona profondità alle fetch quest, rendendole ben meno noiose e soprattutto dando sempre dei premi in cambio del loro completamento. Ci sono persino quest narrativamente inquadrate che ci permetteranno di sbloccare dei personaggi aggiuntivi da aggiungere o meno alla nostra squadra.
Pixel Art e musica di qualità
Mettiamo da parte per un attimo tutto ciò che abbiamo detto a riguardo della storia e dell’impianto ruolistico del titolo e parliamo di uno dei punti di forza più importanti del titolo. La Pixel Art con cui lo sviluppatore ha dato vita a Valandis è semplicemente stupenda, così com’è stupendo il modo in ciò il mondo di gioco è animato e vivido.
Il lavoro compiuto sullo stile è veramente impeccabile e bisogna render merito a Matthias Linda di aver avuto un gusto tutt’altro che banale nel creare il suo gioco, a maggior ragione per il fatto che lo ha fatto praticamente da solo.
Anche la musica è davvero molto bella e imponente, e ci accompagnerà per tutte e 40 le ore che dura l’avventura tra brani epici e musiche da combattimento di prima qualità. In questo caso lo sviluppatore si è fatto aiutare da Eddie Marianukroh, un compositore esterno, il quale ha saputo raccogliere in pieno l’eredità dei grandi classici del passato creando una colonna sonora di mastodontica bellezza.
Conclusioni
Chained Echoes è un titolo tra i migliori dell’intero panorama indie del 2022. Creato da una sola persona in 7 lunghi anni, il titolo è veramente un grandissimo tributo ai grandi classici del mondo JRPG del passato. Dopo aver giocato a decine di “tributi” falliti miseramente, è bello vedere che qualcuno sia riuscito finalmente a riportare in auge quelle atmosfere, tra musiche di qualità e pixel art sublime, gameplay ottimo e alcune trovate interessanti, che tanto ci hanno fatto amare i JRPG.
In poche parole, comprate Chained Echoes e godetevi ogni singolo minuto delle 40 ore necessarie a portare a termine l’avventura principale.