Caro diario…
Giorno 1: sono emozionatissimo! Sto per partire per le vacanze, finalmente. Dopo tutti i sacrifici di quest’anno ne sento proprio il bisogno.
Giorno 2: la città è fantastica e gli abitanti sono molto cordiali! Ho già provato le Mischie Mollusche e penso che non farò altro per i prossimi giorni.
Giorno 5: sono caduto nel tombino vicino alla piazza. Non vi dico cosa c’è sotto, non ci credereste mai.
Giorno 8: ormai ho trovato l’arma che fa per me nelle mischie. Per ammortizzare un po’ le spese ho iniziato un lavoretto part-time su un’isola al crepuscolo… è tosto ma pagano piuttosto bene!
Giorno 10: sto preparando le valigie per lasciare Splattonia e, dopo dieci giorni di divertimento sfrenato a colpi di vernice, sono pronto a parlarvi della mia permanenza nella terra degli Inkling. Oh, e ho anche salvato il mondo!

Siamo di fronte a Splatoon 2.5?
Sin dal primissimo annuncio durante il Nintendo Direct di febbraio 2021 si diffuse tra gli appassionati della serie un dubbio: è indubbio che Splatoon 3 somigli al predecessore, ma… forse un po’ troppo? Le prime immagini del Direct, però, mostravano anche una giovane Inkling avventurarsi in un deserto post-apocalittico con tanto di Torre Eiffel capovolta sullo sfondo, cosa che faceva ben sperare nei confronti del setting e, di conseguenza, della campagna single-player. Nei mesi successivi venne pubblicato un video gameplay di un’intera partita di Mischia Mollusca, il quale non fece altro che rafforzare i primi dubbi: pur con alcune differenze, come la modalità di rientro nel campo di battaglia e nuove mosse, il gioco sembrava, essenzialmente, Splatoon 2.
Ma quindi, a conti fatti, siamo davvero di fronte ad uno Splatoon 2.5? La risposta a questa domanda è… un po’ più complicata del previsto. Come già accennato in fase di anteprima, è innegabile che un minimo di fondamento ci fosse in quel dubbio, almeno ad un primo sguardo: non solo gameplay di base e comparto tecnico ma neanche la struttura del gioco pare aver subito variazioni rispetto al secondo capitolo.

Certo, le animazioni sono migliorate ulteriormente e gli scenari hanno un buonissimo quantitativo di dettagli, forse più che in passato. Graficamente il gioco è molto buono e i granitici 60 fps nelle vari modalità di gioco (ma 30 nell’hub principale) sono tutto ciò che serve per goderselo senza compromessi. Il comparto sonoro è come sempre incredibile, con brani ben ritmati, simpatici e ricchi di personalità che da sempre contraddistingue la serie. Degne di nota sono anche le nuove mosse Impinnata e Avvitotano: la prima ci permette di risalire le pareti verticali ad alta velocità e con un piccolo slancio, mentre la seconda è eseguibile cambiando rapidamente direzione quando si nuota e ci garantisce qualche istante di invulnerabilità all’inchiostro nemico.
A gioco avviato ci ritroveremo nell’hub principale, dove il Trio Triglio composto da Pinnuccia, Morena e Mantaleo – i tre nuovi idol del titolo, non più due! – ci illustrerà mappe e modalità di gioco in rotazione e da lì potremo scegliere se tuffarci nella campagna a giocatore singolo (la quale in parte funge da tutorial per il multigiocatore, come da tradizione) oppure direttamente nelle modalità multiplayer competitivo o cooperativo. La struttura è quindi sempre la medesima ma non si può nemmeno dire che Splatoon 3 non abbia un’identità propria: sarà per la nuova location, sarà per la freschezza della campagna, sarà per le piccole ma numerosissime rifiniture dell’esperienza multigiocatore… l’aria di star giocando qualcosa di nuovo c’è tutta. Lasciate che ve ne parli nel dettaglio!

Un viaggio assurdo tra Splattonia e Alterna
Come già detto, la dettagliatissima città che funge da hub di gioco di Splatoon 3 ha esattamente lo stesso ruolo della Coloropoli del giochi precedenti. Potremo esplorare i vicoli di Splatville per vedere gli avatar e i messaggi degli altri giocatori, entrare nelle strutture che ci fanno accedere alle modalità di gioco oppure scansionare gli amiibo della serie per ottenere equipaggiamento esclusivo – molto belle le armature ottenibili dai calamaretti, peccato sia l’unico modo per averle! Se per le modalità multiplayer il cambio di location è soltanto estetico, non si può dire lo stesso per quel che concerne la campagna single-player: entrando in un particolare tombino dal quale si intravede Capitan Seppia, come da tradizione, potremo accedervi.
Se ricordate, nutrivo grandi aspettative per la campagna per due motivi: innanzitutto, i primi trailer mostravano ambientazioni ad ampio respiro, che potevano far presagire ad un’evoluzione della formula; in secondo luogo, il sottotitolo della campagna – Il ritorno dei mammiferiani – pare voglia suggerirci che verrà fatta luce su molti misteri della lore della serie, in primis l’apparente estinzione dei mammiferi e la conseguente ri-evoluzione dei pesci, culminante nella nascita di Inkling e Octoling. Andiamo con ordine.

Non indovinerete mai, ma… il Gran Pescescossa è sparito. Di nuovo! Ancora una volta, quindi, accompagneremo Capitan Seppia alla ricerca del presunto colpevole del rapimento: DJ Octavius, leader dell’esercito Octariano. Ma c’è qualcosa di strano: i livelli di gioco sono ricoperti di una melma pelosa, una sostanza viscida e invasiva che, se toccata, ci trasformerà in batuffoli inermi, riportandoci ad un checkpoint. L’unico in grado di contrastarla è Salmonello, il nostro nuovo partner: mirando direttamente al nucleo della sostanza melmosa l’insaziabile pesciolino può divorare questo bizzarro ostacolo del nostro cammino, in cambio di qualche uovo di pesce ottenibile sconfiggendo nemici o completando i livelli. Ed ecco che, terminato il prologo nelle aride terre di Splattonia, ci troveremo in trappola: il pavimento su cui poggiamo i tentacoli sprofonda, suggerendoci che nell’ombra vi sono forze ben più minacciose degli Octariani.
La vera campagna di Splatoon 3 ha inizio adesso: siamo ad Alterna, un mondo perduto situato in una gigantesca caverna sferica al di sotto di Splatville: dopo esserci ricongiunti con le Sea Sirens Stella e Marina e un nuovo personaggio, il Capitano – che altri non è che Numero 3 del primo Splatoon, salito di rango! – ha inizio il nostro viaggio per salvare Capitan Seppia. La modalità storia è suddivisa in sei isole completamente esplorabili che fungono da hub e ci permettono quindi di accedere ai veri e propri livelli di gioco; l’unico ostacolo al nostro progresso è la sopracitata melma pelosa. Non dovremo, quindi, giocare obbligatoriamente ogni singolo livello di Alterna per arrivare al finale ma soltanto quelli necessari a farci guadagnare le uova di pesce che permetteranno a Salmonello di divorare l’invasiva sostanza. Naturalmente i perfezionisti lavoreranno sodo per ripulire completamente Alterna: in Splatoon 3 i singoli livelli sono privi di collezionabili perché sono stati trasferiti sulle mappe. Spesso gli agognati collezionabili sono sepolti e Salmonello sarà essenziale per scovarli: potremo trovare oggetti per abbellire il nostro armadietto della lobby multigiocatore, pergamene che ci svelano curiosità e cultura di Inkling e Octoling oppure il Sardinium, un prezioso materiale che ci permetterà di evolvere il nostro personale albero delle abilità, per migliorare difesa, attacco e speciali del nostro avatar.

Come detto in fase di anteprima, i livelli della campagna sono più simili all’impostazione della Octo Expansion di Splatoon 2 piuttosto che alle campagne dei capitoli precedenti: sono tendenzialmente più brevi, incentrati su una singola meccanica e possono essere affrontati con una o più armi che ci vengono proposte quando entriamo nel bollitore, le quali contribuiranno a determinare difficoltà e ricompensa del livello. In uno stage di tiro al bersaglio è meglio un’arma automatica che non lascia sfuggire bersagli ma ha meno distanza di tiro o un fucile da cecchino, più preciso ma più lento come rateo di fuoco? Entrambe scelte valide, sta a voi decidere. È un sistema decisamente più bilanciato di quello di Splatoon 2, dove ogni livello poteva essere giocato con qualsiasi arma ma non tutte funzionavano alla grande, mutando spesso l’esperienza in una sfida tediosa se si sceglieva l’arma meno adatta al livello. Sul fronte del level design, Splatoon 3 è decisamente sopra le righe, grazie a creatività e originalità sia nel concept dei livelli che nella realizzazione che non si vedevano dal primo capitolo.
Insomma, forse Il ritorno dei mammiferiani non è stato l’evoluzione che mi era sembrato di scorgere dal trailer di annuncio ma sicuramente è stato in grado di spiegarci un po’ di cose in più sull’universo della serie grazie ai rapporti d’archivio che si sbloccano man mano che si completano i livelli. Si tratta indubbiamente della miglior campagna di uno Splatoon mai fatta, con un finale spettacolare che saprà farvi emozionare parecchio. Oh, e non vi ho detto che c’è un livello post-endgame che metterà a dura prova anche i migliori giocatori!

Si risolve tutto a colpi d’inchiostro
Il multiplayer, esperienza centrale come in ogni Splatoon, è accessibile dalla grande torre posta al centro di Splatville e, nonostante sia forse la componente rimasta più simile alle produzioni precedenti, ha subito piccole ma numerose rifiniture. La Lobby è stata ridisegnata come una palestra che integra il poligono di tiro, lo spogliatoio e il terminale che avvia il matchmaking: finalmente è possibile fare pratica mentre si cerca una partita! Dal terminale possiamo anche unirci ad un amico online per giocare in squadra con lui contro giocatori da tutto il mondo – assurdamente non possibile in Splatoon 1 e 2 – e personalizzare la targhetta con il nostro nome, alla quale potremo applicare sfondi e adesivi. E a proposito di personalizzazione, il nostro armadietto nello spogliatoio renderà felici tutti i fan di Animal Crossing: è possibile riempirlo di gadget, armi e adesivi posizionandoli liberamente al suo interno.
Ribadisco quanto detto in fase di anteprima: il concetto di moda è importantissimo in Splatoon, quasi fondamentale. Sarà priorità di ogni giocatore trovare i capi di abbigliamento che garantiscano buoni bonus in battaglia e allo stesso tempo ci diano un look impeccabile! I vantaggi garantiti sono piccoli ma nel complesso possono aiutare a fare la differenza: alcuni ci permettono di rientrare in gioco in meno tempo dopo aver subito un KO, altri ci fanno nuotare più rapidamente nell’inchiostro, altri ancora ci permettono di subire meno rallentamenti se ci ritroviamo coi tentacoli nella vernice nemica. Ogni pezzo del vestiario può garantirci di default un vantaggio più altri sbloccabili utilizzandolo in battaglia, che vanno da uno a tre: non temete se vi affezionate ad un capo di abbigliamento che ha meno di tre vantaggi, potete finalmente evolverlo utilizzando la valuta in game per non essere svantaggiati rispetto ad altri giocatori.

Il multigiocatore di Splatoon 3 non introduce modalità nuove – per ora – ma si limita ad espandere l’arsenale di armi spara-vernice e ad introdurre nuove mappe, sempre più complesse e meno scontate a livello di design: ci sono molti più scenari con rotaie di vernice o piattaforme rotanti e addirittura con il livello dell’acqua che si muove, il quale modifica dinamicamente il terreno calpestabile. Le nuove mosse Avvitotano e Impinnata, le quali richiedono tempo per essere padroneggiate a dovere, contribuiscono a rendere più fluida e imprevedibile l’azione di gioco. Le modalità di gioco divertono e funzionano tutte piuttosto bene, anche se bisognerebbe rivedere il matchmaking: forse è presto per giudicarlo dato che ci troviamo nelle prime settimane di gioco (dobbiamo lasciare ai veterani dei precedenti giochi il tempo di avanzare nei gradi), ma non è raro passare da avversari incredibilmente forti all’esatto opposto da una partita all’altra. Anche sul fronte del bilanciamento delle armi è presto per esprimersi: Calamarco (l’arco compound di cui vi ho parlato nell’anteprima) e Tergilama (un’arma da mischia alternativa ai rulli) sono novità molto forti che però richiedono grande abilità per essere sfruttate a dovere mentre le varie Armi Speciali sono numerosissime e tutte piuttosto situazionali, quindi difficili da confrontare l’una con l’altra.
Come nei capitoli precedenti le partite amichevoli sono esclusivamente Mischie Mollusche, la tradizionale modalità in cui dovremo colorare più terreno degli avversari lasciando in secondo piano le eliminazioni – anzi, le splattate. Sul fronte classificato, ovvero le “partite anarchiche” che ci permetteranno di salire o scendere di grado, è possibile scegliere tra due modalità di attribuzione dei punti: in quelle standard il bilancio dei punti cambia dopo ogni match, mentre nelle “Serie” giocheremo più partite di fila, ottenendo un bonus se ne vinciamo 5 oppure interrompendo la serie se ne perdiamo 3. Le Mischie Mollusche non sono presenti nelle modalità competitive ma si alternano altre quattro tipologie di partite: in Zona Splat l’obiettivo è ottenere il controllo di punti precisi della mappa che andranno colorati con la nostra vernice (per gli esperti di sparatutto è una variante del celebre Dominio); Torre Mobile prevede che le squadre conquistino una piattaforma situata al centro dello scenario e la portino fino alla base nemica; Bazookarp somiglia come funzionamento alla precedente ma al posto di una torre mobile c’è un potente lanciarazzi che rallenta considerevolmente il giocatore che lo trasporta ma gli permette di sparare potenti colpi; infine, Vongol Gol è una sorta di pallacanestro in cui dovremo collezionare le vongole sparse per la mappa e lanciarle nella rete vicino alla base nemica. È un peccato che la rotazione di mappe e modalità di gioco non ci permetta di selezionare quella che più ci aggrada, ma dovremo avere la fortuna di trovarla disponibile quando accendiamo il gioco.

L’esperienza multigiocatore è decisamente la migliore testata sinora in uno Splatoon, specialmente sul lato della stabilità: nonostante mi sia capitato che il matchmaking abbia fallito a trovare una partita, non mi sono mai imbattuto in errori di connessione durante il gioco e il lag è minimo grazie alla nuova infrastruttura online utilizzata già da Monster Hunter Rise. Esiste comunque qualche piccolo, inspiegabile difetto: nelle partite anarchiche in serie non è possibile cambiare arma tra un match e l’altro; quando giochiamo con amici, se vogliamo apportare modifiche al gruppo (come aggiungere un ulteriore amico) dobbiamo necessariamente sciogliere il gruppo e rifarlo; una volta avviato il matchmaking non c’è modo di fermarlo, quindi state bene attenti dopo ogni partita a quale pulsante premere. L’intento di Nintendo di creare una struttura online al passo coi tempi c’è e Splatoon 3 è probabilmente il titolo che più ci si avvicina, ma c’è ancora un po’ di strada da fare per rendere l’esperienza più fluida.
Tutto ciò non basta? C’è dell’altro!
Oltre al comparto competitivo, ritorna direttamente dal precedente capitolo l’amata Salmon Run col sottotitolo Next Wave: si tratta di una modalità cooperativa per quattro giocatori con qualche elemento tower-defense. L’obiettivo della squadra è sconfiggere i Gran Salmonoidi, collezionare le loro uova e consegnarle nel cesto posto in mezzo alla mappa, a piedi o lanciandole come gavettoni, il tutto entro un tempo limite e mentre veniamo attaccati dalle creature più disparate: ci sono salmonoidi che volano e lanciano bombe, che ci sparano da lontano con precisissimi getti di inchiostro ma anche i nuovissimi Colossalmonoidi, veri e propri boss che appaiono solo alle difficoltà più elevate. La Salmon Run è una modalità intensa e frenetica dove la collaborazione è strettamente necessaria: si subisce un Game Over se non si colleziona il numero richiesto di uova in tempo oppure se tutti e quattro i giocatori vengono messi KO contemporaneamente. Se venite messi fuori gioco vi trasformerete in un salvagente e potrete essere riportati in piedi da un compagno di squadra; qualora dovesse essere troppo impegnato con i nemici, potete comunque portare (lentamente) le uova al punto di raccolta. A differenza di Splatoon 2, Salmon Run: Next Wave è accessibile sempre, senza restrizioni dettate da fasce orarie: anche qui è presente una rotazione di mappe e di armi, con queste ultime assegnate casualmente all’inizio di ogni round. La progressione, completamente separata da quella del multigiocatore, è graduale e ci farà affrontare orde di salmonoidi sempre più numerose e agguerrite ogni volta che giochiamo, intervallate talvolta da round con regole speciali: mi è capitata, ad esempio un’ondata del solo tipo più debole di Salmonoide ma in gran quantità e drasticamente velocizzato e sembrava proprio di essere alle prese con un’orda di zombi inferociti!

Infine vorrei parlarvi del nuovo minigioco Splattanza, una novità di questo Splatoon 3: si tratta di una riproposizione delle Mischie Mollusche sotto forma di gioco di carte, in quanto il vincitore sarà il giocatore che avrà ricoperto maggiormente la griglia di gioco. Può sembrare un semplice contorno, ma non è così! Splattanza ha il proprio sistema di avanzamento e ricompense e si propone come un gioco accessibile ma complesso da padroneggiare. Per giocarci avremo bisogno di pacchetti di carte, ottenibili esplorando i meandri delle isole di Alterna o facendo salire il livello del proprio vestiario giocando nel multigiocatore. In sostanza, ad ogni turno dovremo posizionare una carta sulla griglia di gioco per ricoprirne quanta più superficie possibile e ostacolare l’avversario; non possiamo posizionare carte sulle caselle già occupate se non con gli attacchi speciali, caricabili passando il turno o circondando delle caselle speciali con il nostro colore. È necessaria qualche partita per capirne bene le dinamiche ma non temete: il gioco ci consente di imparare bene le regole con duelli contro la CPU prima di affrontare altri giocatori.

Splatoon 3 rappresenta l’esperienza definitiva della serie per come la conosciamo ora. È un pacchetto completo che straripa di contenuti tra modalità a giocatore singolo e multigiocatore e garantirà centinaia di ore di gioco anche grazie anche agli aggiornamenti costanti che hanno promesso di introdurre nuove armi, mappe e chissà, forse anche modalità com’è stato per Splatoon 1 e 2. Tecnicamente impeccabile, l’unica vera limitazione del gioco è non aver compiuto quel primo passo verso un’evoluzione che forse qualcuno poteva aspettarsi, ponendosi invece come il perfezionamento della formula che sì conosciamo bene, ma che funziona ora meglio che mai e ha ancora tanto da dire.
Attendiamo quindi l’arrivo del primo Splatfest post-lancio il 24 settembre per testare come si deve le partite tricolore. Vi ricordo che è prevista anche un’espansione a pagamento per il titolo di cui non sappiamo nulla ma che potrebbe sorprendere parecchio e costituire le basi per il futuro della serie proprio come fece la Octo Expansion.