Pescando nei ricordi
Capita sempre più spesso nell’attuale panorama videoludico di trovarsi di fronte a prodotti più ascrivibili alle esperienze che non ai giochi, nei quali la componente ludica è presente ma non costituisce il perno dello sviluppo. Old Man’s Journey racchiude la sua anima nello scorrere. La trama è tutto ciò che abbiamo e che ci interessa, nonostante quello che può sembrare un incredibile paradosso: non ci sono parole. Niente viene detto, ma tutto viene sentito sulla pelle.
Direi che è arrivato il momento di essere un po’ più tecnici. Anche se temo non lo sarò troppo, in questo articolo.

Old Man’s Journey è un file, un software, chiaramente. Questi dati raccontano una storia, e la storia è tutto ciò che esiste. Le impostazioni sono davvero al minimo, niente cambia se torniamo indietro di qualche pagina: c’è un intreccio, che vuole raccontarsi, e noi lo impariamo sulla nostra console.
Un uomo anziano, piazzato, con la barba bianca, un marinaio che più classico non si potrebbe, riceve una lettera, la legge, prepara qualche bagaglio; e inizia il viaggio. Noi partiamo con lui. Siamo spettatori, ma siamo noi che facciamo procedere gli eventi, scegliendo il punto da raggiungere secondo tre modalità: toccando su touchscreen, usando un Joy-Con verso il televisore a mo’ di WiiMote (alternativa questa che può presentare qualche bug di tanto in tanto), o utilizzando i Joy-Con come controller; anche in due giocatori.
Si procede attraverso quadri di gioco che sono però quadri anche intesi in senso artistico: lo stile grafico di Old Man’s Story è bellissimo da vedere, un disegnato pregiato nelle linee ed evocativo nei colori, che raffigura scenari europeggianti. Tutto il comparto artistico si attesta su alti livelli, anche le musiche esprimono la stessa sensibilità del tratto della chine e accompagnano egregiamente il tragitto del protagonista.

Si interagisce insomma come in un punta e clicca per andare avanti. Ma l’aspetto ludico del titolo è un altro, e risiede nei puzzle ambientali. Ogni quadro richiede che il giocatore sposti montagne, colline, strade, giocando con le prospettive, per spianare la strada al vecchio marinaio. Fa sorridere che l’aspetto più squisitamente giocabile del lavoro di Broken Rules sia anche il meno solido: mai impossibile ma a volte non di chiarissima risoluzione, soprattutto però, semplicemente, non così divertente. Questo tipo di rompicapo si pone a metà strada tra una scelta nel quale il gioco sarebbe stato un’avventura grafica, e un rompicapo vero e proprio con enigmi complicati; si pone insomma nel punto forse meno opportuno.
Si può interagire anche con altri elementi su schermo, alcuni per scorpirne le animazioni delle reazioni, altri invece per sciogliere le sezioni e proseguire con la narrazione.
Premendo nei punti giusti infatti, il nostro uomo rivivrà dei ricordi, sottoforma di immagini mosse lentamente. E la trama di Old Man’s Journey è semplice e toccante, di una magnetica forza muta. Senza una parola, neanche una, entriamo nelle memorie, nelle emozioni, nei rimpianti di uomo che ha dovuto compiere delle scelte; e ogni scelta, si sa ma a volte si dimentica, possiede delle conseguenze. Senza una parola, neanche una, diventa per noi irresisitibile la volontà di sapere: chi ha scritto la lettera? Dove stiamo andando? Chi sono queste persone? E quando cominciamo a capire, cominciamo anche a provare empatia per il nostro alter ego. Che è un personaggio solo. Gli sviluppatori austriaci sono riusciti benissimo a trasmettere la sua solitudine, che non è una solitudine buia, patogena, ma la solitudine di chi ha vissuto una vita intera, ha sofferto, ha anche gioito a volte, e ora si trova in un ambiente che non lo esclude, ma che rispetta la sua via di solitudine. E ora, noi siamo con lui a fare i conti con il passato, che a volte nella vita si ripresenta così, fulmineo, con una lettera che mette di nuovo un vecchio lupo di mare a navigare, questa volta tra le onde del tempo.

Old Man’s Journey è un gioco emozionale, d’empatia, e in questo il lavoro di Broken Rules può dirsi assolutamente riuscito. Gli autori hanno creato, più correttamente, un racconto breve. Una storia che si racconta di immagine in immagine, di ricordo in ricordo, nel silenzio verbale ma non in quello dei sentimenti e delle sensazioni.
L’esperienza narrativa è emozionale e ben riuscita, mentre quella ludica risulta marginale; i problemi tecnici sono al minimo.
Alle condizioni descritte, il prezzo potrebbe risultare ostico: si tratta pur sempre di €9,99 sull’eShop per circa un’ora e mezza di gameplay, dopo il quale non v’è più niente, perché la storia ormai s’è compiuta. In tutti i sensi: se si vuole ripetere l’avventura, occorre cancellare i dati di gioco (scelta priva di reali effetti ma che personalmente ho apprezzato).
Ma la storia di Old Man’s Journey merita di essere appresa.



























































