È una bella serata calda e silenziosa ma il mio sonno è un po’ agitato, sento qualcosa che non va: forse un brutto sogno mi sta turbando? Al risveglio sono un po’ confusa e mi chiedo se ho dormito male. Non è il momento di pensarci troppo: ho promesso ai miei di accompagnarli a fare spese! Dopo un pomeriggio tutto sommato divertente (ehi sono una bambina di dieci anni, lo shopping mi annoia), non c’è modo migliore di finire la giornata che gustare dei deliziosi dolcetti. Ma che succede? Perché improvvisamente i miei genitori stanno litigando? Ma poi per cosa?! Decidere tra le brioche dell’anima o quelle dello spirito? Qualcosa non va. Che sia colpa di un Yo-kai? E cos’è uno Yo-kai poi? Se vi state chiedendo perché il protagonista si ponga tante domande, la cui risposta dovrebbe essere immediata (dato le vicissitudini del primo capitolo), è perché all’inizio di questa seconda iterazione di Yo-kai Watch ha perduto la memoria e di conseguenza non conosce l’antiquario Roby Vecchi, e si stupisce quando dalla slot-kai del suo negozio sbuca fuori Whisper.
Se vi siete appassionati all’atmosfera giapponese che permea la serie dal precedente capitolo, allora saprete che Whisper sarà il vostro valletto, pronto a spiegarvi abilità e caratteristiche degli Yo-kai (o semplicemente a fare brutta figura) e vi ritroverete subito a vostro agio, perché questa seconda incarnazione è come un ritorno a casa dopo un viaggio durato un anno e che include piccoli cambiamenti che non intaccano la comfort zone del nostro ricordo. Yo-kai Watch è un gioco di ruolo a misura di bambino che personalmente non mi sento di paragonare a Pokémon. Non credo sia nemmeno nelle intenzioni di Level-5 creare un prodotto fotocopia della famosa serie di Game Freak, con la quale trova sì un punto in comune nel collezionismo di buffe creature, ma offre sapori completamente diversi, a partire dall’ambientazione fino ad arrivare a una struttura dei combattimenti più leggera.
Nutro una particolare predilezione verso il mondo di Yo-kai Watch perché mi proietta in un’ambientazione a me cara, ovvero il Giappone più antico, fatto di leggende e tradizioni. Anche se nella nostra localizzazione qualcosa va a perdersi (prima di tutto i nomi), si respira la terra del sol levante quando si cammina per le vie cittadine o si entra in un negozietto. Poiché il target di riferimento è quello dei più piccoli e catapultare un bambino in un mondo fatto di termini come kappa o bakezori potrebbe spiazzarlo: scendere un po’ a compromessi è il minimo, ma non ritengo che il lavoro di adattamento snaturi eccessivamente l’esperienza originale.
Dopo questa doverosa premessa, mi addentro nel discorso game design, sottolineando che i cambiamenti di questo secondo capitolo sono pochi e non troppo rivoluzionari. Intanto si comincia con la presenza di nuovi Yo-kai che si accompagneranno ai vecchi, portando il totale vicino alla notevole cifra di 450. Il sistema di combattimento è stato aggiornato con molta parsimonia purtroppo, ma quel paio di funzioni aggiunte sono interessanti. Nel corso degli scontri è previsto uno schieramento di sei Yo-kai che verranno visualizzati sullo schermo inferiore su una ruota girevole: i tre Yo-kai nella parte alta costituisce il party attivo e i tre nelle retrovie aspettano il loro turno per essere spostati ed entrare attivamente in partita. Oltre a girare la ruota (allegria, cari amici telespettatori), potrete eseguire altre azioni tramite touch screen, come usare oggetti di varia natura, ad esempio del cibo, utile sia per curare i vostri Yo-kai sia per sperare di entrare nelle grazie degli Yo-kai avversari e poter stringere amicizia con loro.
Purtroppo il metodo per catturare gli Yo-kai rimane ambiguo anche in questo capitolo, in quanto non solo nutrire i nemici con il loro cibo preferito non vi assicurerà la sua medaglia (ovvero l’oggetto che inserito nel vostro orologio vi permette di evocarli) ma non avremo neppure alcuna informazione proprio su quale sia il cibo necessario. Peraltro anche dopo aver scoperto qual è il cibo di cui va ghiotto un determinato Yo-kai, questa informazione non verrà riassunta nel vostro yokai-pad, cosa che ritengo alquanto bislacca. In termini di praticità non cambia molto nelle battaglie rispetto al predecessore, e il sistema, pur essendo di facile comprensione e fruizione, risulta essere poco pratico e un po’ scomodo.
Oltre a poter utilizzare oggetti per guarire o purificare uno Yo-kai maledetto in combattimento, è possibile puntare l’avversario con uno spillo per scoprire il suo punto debole, o usare le mosse energimax, ovvero le mosse speciali degli Yo-kai, come la famosa “furia zampettante” di Jibanyan. In aggiunta a queste azioni presenti già nel predecessori, il vostro nuovo (vecchio?) Yo-kai Watch zero introduce l’abilità M e l’azione Pungi. Pungi offre la possibilità di picchiettare ripetutamente il nemico, se maledetto, e ricevere bonus di varia natura come ottenere soldi o punti esperienza, aggiungere danni bonus o rendere più facile la cattura del personaggio a fine combattimento. L’altra nuova funzione, l’abilità M, altro non è che una mossa energimax ancora più potenziata, così potente da assorbire energia dagli Yo-kai vicini, quindi va usata con raziocinio.
La storia è un po’ più articolata del primo capitolo, con la possibilità di viaggiare indietro di 60 anni nel tempo e conoscere il nonno del protagonista (maschio o femmina, sarete voi a decidere all’inizio dell’avventura) da giovane. Una chicca visiva è il filtro giallognolo che è possibile apprezzare quando si va in visita degli stessi luoghi proiettati nel passato, che tanto ricorda una vecchia foto un po’ sbiadita, come quelle che ci mostravano i nonni. Altri tipi di viaggi li avremo grazie ai portali bizzarri che ci condurranno in un altro mondo in cui ci aspettano varie sfide, la cui ricompensa permette di sbloccare qualcosa di interessante al museo.
Potremo spostarci anche col treno questa volta visto che la nostra mappa verrà arricchita e ingrandita con nuovi posti da visitare, come San Fantastico e Harrilandia, con soste di intermezzo quasi insensate, dato che non potremo varcare la soglia della stazione. I viaggi stessi sono tutti abbastanza tediosi perché riprodotti integralmente, con tanto di dialoghi inutili con gli Yo-kai: in men che non si dica inizierete a saltare i dialoghi fine a sé stessi e a sperare che non passi uno Yo-kai a sfidarvi. Fortunatamente, dopo un po’ di viaggi, cominceremo a sbloccare i vari Traspec che permettono di teletrasportarsi da un punto all’altro senza perdite di tempo, e rendendo i mezzi utili solo per la collezione di timbri tra una fermata e l’altra (cosa che tra l’altro è possibile fare veramente in Giappone). Un discorso da approfondire meglio in sede successiva è il comparto multiplayer, che non ho potuto testare per mancanza di sfidanti. Questa volta è presente la modalità Blasters in cui ognuno dei quattro partecipanti può mettere a disposizione uno Yo-kai per sfidare gli Oni, ed è anche possibile combattere e scambiare Yo-kai con avversari in locale o online.
L’umorismo tipico del manga di Yo-kai Watch è presente lungo tutto l’arco di questa nuova avventura caratterizzata dalla battaglia tra due fazioni rivali, quella degli Spiritossi e quella dei Polpanime, che si affronteranno (e noi nostro malgrado ci troveremo in mezzo) per motivi che vi lascio il piacere di scoprire da soli, senza togliervi la sorpresa di ogni situazione tragicomica che vi strapperà spesso un sorriso. Alcune sequenze poi sono tratte direttamente dall’anime, come quella che vi metterà nei panni di uno dei personaggi più famosi della serie. Dal punto di vista della qualità generale il lavoro di Level-5 è, come da abitudine, eccellente: tutto è coloratissimo, animato e disegnato in maniera deliziosa e fluida, con la sola pecca di qualche rallentamento di troppo durante i combattimenti. Per il resto siamo ai livelli più alti tra le offerte 3DS, la presentazione iniziale con tanto di rock band è pregevole e le musiche sono tutte orecchiabili sia nei temi presi dal primo episodio, sia nei nuovi pezzi, non di certo eclatanti ma sempre molto azzeccati.
La più grande critica che è possibile muovere rimane la cattura degli Yo-kai, artificiosa anche nel post-game, una volta sbarazzatosi di storia e missioni secondarie. Passare il proprio tempo a cercare il cibo preferito, pungere nel punto giusto per poi venire snobbati dallo Yo-kai per l’ennesima volta è frustrante, soprattutto nel caso di Yo-kai rari. Probabilmente però la domanda più frequente è: questo gioco può essere giocato da qualcuno che abbia più di dieci anni, senza sbadigli e dislocamento di mascella? La risposta è: dipende. Il gioco non fa della complessità o della profondità il suo punto di forza, ma se girare in maniera spensierata e vivere in una città incantata in cui la vita quotidiana dei bambini e i loro sogni si fondono a dar vita a un mondo surreale non vi spaventa, allora potrete apprezzare la leggerezza che il gioco saprà trasmettervi.
Ecco, forse Yo-Kai Watch è la simulazione delle fantasticherie tipiche dei piccoli che, durante limpidissime giornate di sole, partendo da un fruscio di un insetto in un cespuglio, costruiscono un mondo magico fatto di fantasmi buffi. Quel mondo non è alla portata degli adulti, ma se volete avvicinarvi a queste sensazioni, o se nutrite una sana passione per il lato più surreale del Giappone, potrete forse perdonare e apprezzare un gioco con un combat system non adatto all’hardcore gamer e con le altre imperfezioni già descritte.