Epic Dumpster Bear: un nome, una recensione. Epico come un poema dell’antica Grecia, perché narra le gesta di un eroe leggendario. Dumpster perché sostanzialmente è monnezza, pattume, rudo. Bear perché alla fine chi siamo noi per negare che quello sia un orso? Sentite come suona soave: Epic Dumpster Bear. Non c’è niente di ingannevole nel titolo, nessun parolone esagerato. A mio modesto parere è anche più azzeccato di The Legend of Zelda: Skyward Sword, che non significa niente. Non è che se un gioco è modesto, allora abbiamo il diritto di sputare sentenze senza essere informati. Quindi prima di prendere in giro, aspettate di conoscerlo davvero. O almeno aspettate che lo sfotta io.

Di solito comincio le mie recensioni parlando della giocabilità, ma non mi sembra questo il caso, che dite? Non posso fare finta di niente, perché come dicono gli inglesi “c’è un elefante nella stanza”, che in questo caso è un orso. Partirò quindi dalla prima cosa che chiunque noterebbe, la grafica: tanto brutta che appena ti salta all’occhio, l’occhio salta via. Stilisticamente peggiore della bacheca di un cinquantenne su Facebook. Credo che gli sviluppatori abbiano legato un impala imbizzarrito a una sedia, lasciandogli selezionare gli oggetti più orrendi del motore grafico Unity a piacimento. Lo so, l’ipotesi non è realistica: un impala vivo varrebbe dieci volte il budget del gioco. E avrebbe più gusto. Comunque, soldi o no, Epic Dumpster Bear non ha il diritto di fare così schifo, perché pur essendo una simpatica presa per i fondelli, è un pugno nell’occhio. Anzi, un pestaggio completo con prognosi riservata. Oltretutto l’occhio era saltato via prima.

L’impressione iniziale è pessima, come con le persone che ancora dicono “LA” Wii. Tremendo eh? Beh, sarà per le musiche semi-serie e di qualità, sarà per la storia sopra le righe ma a me questo gioco sta simpatico. Mi ha fatto molto ridere e vi assicuro che non è facile per un videogame. La cosa strana è che non ho capito se stessi ridendo di lui o con lui. Cioè, Epic Dumpster Bear ci è o ci fa? Direi entrambe le cose. Per questo gli voglio bene. Gli epici discorsi dei boss accompagnati da musiche struggenti e una grafica ragguardevole mi hanno dato la stessa emozione del primo livello di Super Mario Galaxy. Lo so, non ha senso, ma provate a capirmi: parliamo di un gioco in cui un orso, per vendicarsi dell’inquinamento, salta in testa alle mucche, raccoglie monete e schiva coccodrilli. E tutto questo solo nel primo mondo! Sicuramente qualcosa di unico e indimenticabile. Il gioco è anche didattico: prima di affrontare ogni livello appaiono utilissimi consigli sugli orsi, su come curarli, e su come (non) scappare da essi.

Epic Dumpster Bear mi ricorda una torta di mele mal riuscita, umida, lievemente bruciata e con troppo uovo dentro, che però per chissà quale motivo è buona. E allora uno la mangia comunque, sa che fa schifo e si fa schifo da solo, ma la mangia e gli piace. Dai, non guardatemi così, succede anche voi! Epic Dumpster Bear è pur sempre un platform a scorrimento, e a noi nintendari questo genere piace, c’è poco da fare. A questo punto vi starete chiedendo perché stia proseguendo con questa patetica e alquanto inquietante spiegazione, visto che il gioco sembra fare oggettivamente schifo. Beh, cari amici, prima di tutto vi invito ad assaggiare la mia deliziosa torta di mele. Poi vi faccio notare che in Epic Dumpster Bear il doppio salto è accompagnato da una vistosa puzzetta, cosa lodevole. Infine, c’è un motivo se ho tenuto il gameplay in fondo alla recensione. Il grande colpo di scena che eliminerà completamente la mia credibilità di recensore è che Epic Dumpster Bear è divertente.

No, non sono ironico. No, non è “bello perché fa schifo”. Ok, forse un po’, ma che ci crediate o no la giocabilità funziona alla grande. I salti lunghi e la corsa danno la possibilità di compiere diversi tipi di azioni che regalano libertà al giocatore, inoltre non ci sono grandi vincoli nel level design, che pur non brillando per idee mi ha sorpreso. I puzzle da risolvere con il gamepad sono davvero ben fatti. La struttura dei livelli si presta molto bene allo speed-run e in certi casi mi sono sentito triste pensando che Epic Dumpster Bear fosse più divertente e veloce di alcuni degli ultimi Sonic. Attenzione, non parlo di perfezione, purtroppo la fisica non è sempre dalla parte del giocatore e anche il nostro orso mette in difficoltà quando corre a lato dello schermo. Che altro dire, alla fine dei conti il gioco è divertente quanto basta, anche se nulla fa gridare al miracolo. I contenuti invece, sono ottimi: ci sono monete rosse nascoste nei livelli, portali segreti e timbri per Miiverse (!) da raccogliere. Che fosse tutta una presa in giro?

In definitiva sì, Epic Dumpster Bear è un’enorme presa in giro. Brutto e strano, il suo stile è nella mancanza di stile. Non mi va di premiare la svogliatezza del lato grafico, ma non posso fare a meno di lodare il gameplay del gioco: imperfetto, pazzo e dannatamente divertente. Il level design non rivoluziona nulla ma senza dubbio funziona alla grande. Le musiche e la storia fuori di testa riescono a mantenere un tono ironico per tutta l’avventura che più volte mi ha fatto ridere come pochi altri giochi. Vi consiglierei mai di comprarlo? No, costa troppo: 9,49€. Vi consiglierei di giocarci? Assolutamente, senza se e senza ma.



























































