Bzzz
Guido con molta attenzione nel traffico palermitano, un po’ per sopravvivere e non incorrere in un sinistro, un po’ per non lasciarmi sopraffare dai pensieri. Occhi sbarrati, respiro corto, gola secca. I miei occhi cadono sullo specchietto, ho il volto colmo di angoscia e rassegnazione.
Com’è possibile che sia successo tutto così in fretta? Giusto qualche mese fa percorrevo le stesse strade con mio padre, parlando di qualcosa di cui non ricordo affatto, sicuramente nulla di importante, quindi si tratta di un momento, uno dei tanti, ancorati nella mia mente senza alcun fondamento logico e forse proprio per questo ancora più prezioso. Certo che il tempo vola.

Ho gli occhi lucidi, cerco di pensare ad altro. Il tempo vola, mi ridico. Vola come le mosche. Chissà cosa farei se fossi una mosca. Probabilmente farei qualcosa che mi è impossibile fare in questa vita, come fare amicizia con altri insetti o entrare nei pertugi più angusti, come ad esempio una crepa in un muro, per capire se ha ragione il bambino che ero, il quale immaginava mondi lisergici e colorati pieni di creature misteriose oppure l’adulto che sono adesso, che facendo spallucce pensa ad altro noioso materiale edile.
A ben pensarci, per una mosca sarebbe un’inezia. Una mosca non può ascoltare della buona musica da un giradischi o arricchirsi accumulando fortune. Azioni che noi diamo per scontate ogni singolo giorno, sarebbero difficilissime per una mosca. O forse no?

Con una grafica monocromatica e davvero minimal, Time Flies, sviluppato dal duo Michael Frei e Raphaël Munoz (e pubblicato da Playables) ci immerge nel giorno di vita di una mosca. Riaffiorano alla mente certi minigame di Wario Ware (Made in Wario in patria), non solo per il fattore estetico, ma anche per quel che riguarda i comandi: l’analogico per svolazzare qua e là, il tasto – per richiamare la lista degli obiettivi. Tutto qui per quel che riguarda schema di comandi. Basta posarsi su oggetti e persone per ottenere l’interazione prevista, che sia accendere la luce premendo un interruttore o scatenare una risata solleticando i piedi di un umano dormiente.
Scordatevi di provocare disordini come in Untitled Goose Game e scatenare una caccia all’uomo come in GTA. Time Flies è posato, filosofico, di quella rilassatezza orientale nel fare le cose e quel vivere fatto di silenzi (ronzio di mosca a parte) tipici dell’oriente ma con un tocco di umorismo surreale europeo.

Dopo aver selezionato in quale nazione nascere e aver appreso quanti secondi di vita avremo a disposizione, potremo svolazzare in giro, risolvendo semplici enigmi ambientali, cercando di soddisfare in tempo la lista dei desideri prima che la morte verrà e ci ghermirà. Per poi ricominciare con un’altra mosca, un’altra vita. A volte gli indizi sono lapalissiani come “Leggi un libro”, per altri bisogna andare più di fantasia e capire cosa voglia dire “Fatti un giro”. Non ci si blocca mai comunque, anche perché spesso la telecamera allarga il campo se c’è da interagire con qualcosa (e sapientemente il tempo si ferma per l’occasione, rendendo l’esplorazione piacevole) e il gioco è tradotto bene.
Ci sono poi alcuni collezionabili, nella fattispecie 12 pezzi di puzzle da scovare in giro e achievement da sbloccare svolgendo determinate azioni in giro per i 4 livelli di gioco ma tutto sommato completare tutto richiede un paio d’ore, anche meno. Dietro gesti semplici e battutine sagaci serpeggia l’ironia amara degli sviluppatori nei riguardi del mondo e la condizione umana in toto.

A pensarci bene i secondi a disposizione della mosca non sono altro che l’aspettativa di vita nei vari paesi secondo dati forniti dal WHO (World Health Organization). Non stupisce che in Giappone si superino facilmente gli 80 secondi/anni, diversamente in Mozambico. Chiunque abbia un minimo di empatia si trova un po’ a disagio davanti a una scelta colpevolmente di comodo. Oppure, si può allungare la vita raccogliendo monete. Non so se avete capito.
Nonostante la formula non sia tanto complessa e quindi forse non divertirebbe chissà quanto a lungo, il rammarico risiede proprio nella brevità dell’avventura, anche perché si avrebbe voglia di vedere la mosca in situazioni più varie, magari alle prese con animali domestici o robot lavapavimenti. E invece il gioco finisce, in un battito di ali.



























































