Leggende Pokémon: Z-A – Dovete ritrovare il senso del videogiocare

Leggende-Pokémon-Z-A-copertina-editoriale-NintendOn (1)
Leggende Pokémon: Z-A è tra le nostre mani e nel web se ne parla in modo negativo, con toni troppo spesso disfattisti ed esagerati. Ma è davvero così?

Condividi l'articolo

Non se ne può più, davvero. Da quando è arrivato Leggende Pokémon: Z-A (in realtà da già ben prima dell’uscita) ho letto centinaia di commenti su Reddit, nei gruppi Facebook, nelle sezioni discussioni dei forum e sotto le recensioni di ogni sito possibile. Sono davvero stufo, non riesco a restare indifferente.
La quantità di livore riversata sull’ultima fatica di Game Freak è smisurata. Non sto parlando di critiche legittime o di analisi costruttive — quelle ci vogliono, e servono sempre. Parlo proprio di quella foga distruttiva, del giudizio affrettato, dell’esagerazione sistematica. Si è arrivati a un punto in cui qualunque cosa esca con il marchio “Pokémon” viene assalita prima ancora di essere capita, di essere provata, di essere analizzata con obiettività.

E lo dico da fan Nintendo cresciuto con questo brand ma ormai distante da ogni idolatria. Non difendo Game Freak a prescindere, anzi: da tempo mi è chiaro che lo studio, pur tra intuizioni brillanti, tende a riproporre formule vecchie e a investire poco dove ci sarebbe più bisogno. Ma allo stesso tempo, leggere le discussioni online mi ha fatto venire voglia di chiedere una cosa semplice a chi è dall’altra parte dello schermo: diamoci una calmata. Qui stiamo esagerando.

Cerchiamo di tornare a videogiocare

Difetti veri, ma non la catastrofe che si racconta

Sì, Leggende Pokémon: Z-A ha molti problemi. Tecnicamente non regge il passo con quasi nulla di contemporaneo. Anche su Switch 2, il colpo d’occhio non impressiona. Le texture sono troppo semplici, i modelli sembrano venire da due generazioni fa, e le atmosfere cittadine tendono a ripetersi. Peggio ancora, Luminopoli è una location che, dopo qualche ora, diventa stancante. È grande ma vuota, ripetitiva nei quartieri, poco varia nella palette, e incapace di dare quel senso di scoperta che invece Leggende Arceus aveva saputo trasmettere.

La scelta di impostare tutto in una sola città, in teoria interessante, in pratica toglie respiro. Spesso sembra di muoversi dentro una scenografia teatrale: affascinante da lontano, ma piatta quando ti avvicini. Non è la catastrofe che molti descrivono, ma nemmeno la “città viva e stratificata” che le recensioni più ottimiste vorrebbero far credere. Luminopoli, al contrario, spazialmente “funziona” solo se si accetta che l’esplorazione non è più protagonista — e questo, per chi cercava un’avventura pari al primo capitolo della serie “Leggende” come me, è una delusione reale. E poi c’è l’assenza del doppiaggio. Nel 2025 è francamente ingiustificabile. Vedere addirittura il lip-sync senza alcun minimo verso non è più una limitazione hardware: è una scelta consapevole, e proprio per questo discutibile e criticabile.

Eppure… mi sono divertito. E questo nessuno lo dice più.

“Speriamo nella prossima generazione” (cit.)

Nonostante tutto, Z-A riesce a fare una cosa fondamentale: far venire voglia di giocare. Ci si lamenta tanto del comparto tecnico, e a ragione, ma quasi nessuno parla del fatto che il sistema di combattimento — questa volta in tempo reale — è una delle migliori idee che Game Freak abbia avuto da anni. Le nuove lotte sono fluide, nervose, immediatamente comprensibili. Non è solo una svolta tecnica, ma concettuale: per la prima volta sei parte dell’azione, non un regista distante che guarda i propri Pokémon muoversi a turni. Ti muovi, schivi, calcoli i tempi, rischi. Ed è divertente. Lo ripeto: divertente. E in un videogioco, alla fine, è ciò che conta davvero.

Mi sorprende quanto poco spazio questo aspetto abbia avuto nei commenti e nei post che ho letto. Su Reddit, Facebook e nei thread più attivi, sembra che la gente si sia impegnata più a contare le texture mancanti che a chiedersi se, pad alla mano, il gioco funzioni. E la verità è che sì, funziona. Non benissimo, ma funziona. È leggero, appagante, e finalmente con un ritmo che non ti fa venire voglia di spegnere dopo mezz’ora.

Non un elogio, ma un richiamo al buonsenso

Ci tengo a precisarlo: questo non è un elogio al lavoro di Game Freak né tantomeno a Game Freak stessa. Z-A non è il grande riscatto della serie, non è un salto generazionale, non è quel capolavoro che ci farà gridare al “nuovo corso”. È un gioco con tante lacune, con una struttura zoppa e con un comparto tecnico insufficiente per l’importanza del brand. Ma resta un gioco. E come tale dovrebbe essere valutato con equilibrio. Non come terreno di sfogo per la frustrazione accumulata in anni di delusioni. Perché quello che sto leggendo là fuori ha poco a che vedere con la critica costruttiva e molto con la tossicità di una community che non sa più fermarsi prima di sputare sentenze.

Ho letto con i miei occhi commenti di persone che definiscono Z-A “spazzatura senza redenzione”, “un insulto ai fan”, “un lavoro indegno”. Nei gruppi Facebook ci sono post ripetitivi pieni di sarcasmo e rabbia, gente che nemmeno ha toccato il gioco ma spara giudizi per sentito dire. Persino sotto le recensioni più equilibrate, i commenti si dividono tra chi grida al capolavoro e chi parla di “disfatta totale”.
Non esiste più una via di mezzo. Nessuno che dica: “non è il massimo, ma ha anche i suoi momenti”.

E questo è il problema.

Come vedo gli haters che scrivono a caso sul web

Il popolo del web ha perso la bussola

Forse il caso Z-A è l’occasione giusta per dire una verità scomoda: sia il fandom Pokémon che in generale i commentatori da tastiera sono entrati in modalità hate automatica. Non importa cosa faccia Game Freak: c’è chi si predispone già a odiare. Si troverà sempre un bersaglio facile. Se cambia, “ha distrutto la tradizione”. Se non cambia, “è sempre lo stesso gioco”. Se innova nel gameplay, “ha perso l’anima”. Se resta classico, “non si evolve mai”. È un loop infinito in cui nessuno sembra più giocare davvero per divertirsi.

Ripeto: nessuno nega i limiti di Z-A. Io stesso ho passato ore a pensare che con un budget più alto, un po’ di coraggio in più, più tempo e voglia a disposizione avremmo potuto avere un episodio memorabile. Ma da qui a definirlo un fallimento epocale ne passa. È il classico titolo imperfetto ma sincero, che prova qualcosa di nuovo pur rischiando di sbagliare. E allora mi viene spontaneo dirlo, anche a tono un po’ più diretto: ragazzi, basta. Davvero. Diamoci una calmata.

Perché l’odio cieco non è critica: è semplicemente rumore. E quando si fa troppo rumore, non si ascolta più nulla, nemmeno ciò che di buono, seppur poco, un gioco prova a offrire. Quindi, a chi passa le giornate sul web a scrivere post pieni di veleno, dico solo questo: respirate. Guardate lo schermo, giocate, divertitevi. Z-A non cambierà il mondo, ma non merita neanche l’inferno d’odio che gli avete lanciato addosso.

È giusto pretendere di più da Game Freak, ma dobbiamo anche pretendere un po’ più di calma e obiettività da noi stessi.

Potrebbero interessarti