Final Fantasy I-VI Pixel Remaster – Recensione di una saga storica

Recensione della Final Fantasy I-VI Pixel Remaster, versioni rimasterizzate dei sei primi capitoli della storica saga Square-Enix

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Genere: Gioco di ruolo giapponese
Multiplayer: No
Lingua/e: Testi in italiano

La storia dei giochi di ruolo giapponesi in una collezione unica

Final Fantasy. Un nome composto da due parole, il nome di una saga ormai leggendaria, entrata nei cuori di milioni e milioni di videogiocatori di tutto il mondo, un nome che ha simboleggiato per anni il gioco di ruolo giapponese con attese spasmodiche tra un capitolo e l’altro e un’aspettativa verso il prodotto finale sempre alle stelle.
L’epopea fantasy nata dalla mente di Hironobu Sakaguchi si è dipanata attraverso trentasei anni di vita in quindici capitoli principali antologici numerati (con il sedicesimo in arrivo), alcuni seguiti e un numero infinito di spin-off diventando, soprattutto dopo l’abbandono del suo creatore, un vero e proprio franchise multimediale.

Trentasei anni per ammaliare ed appassionare i giocatori di sei generazioni differenti di console, trentasei anni per rendere il gioco di ruolo giapponese mainstream conquistando definitivamente il mondo occidentale con il settimo capitolo, uscito nel 1997 per Playstation. Dei sei capitoli precedenti, solo il primo, il quarto e il sesto sono stati inizialmente commercializzati fuori dal paese del Sol Levante e la saga è rimasta relativamente di nicchia ma appassionando una fetta sempre crescente di fedeli appassionati.

Annunciato inizialmente a giugno 2021, il progetto Pixel Remaster presenta una nuova edizione dei primi sei capitoli di Final Fantasy, sviluppati per rappresentare, secondo le intenzioni di Square-Enix, “le remaster in 2D definitive” dei titoli originali. In origine disponibili su piattaforme iOS, Android e Steam, forti del successo ottenuto hanno finalmente visto la luce su console nell’aprile del 2023, un più che gradito ritorno a casa, in quello che rappresenta il loro ambiente naturale.

Tutto ebbe inizio così…

L’obiettivo di Square Enix era innanzi tutto quello di adattare nel miglior modo possibile dei titoli storici agli odierni televisori e monitor, mantenendo la proporzione dei pixel e la pulizia dell’immagine.
Un obiettivo ambizioso ma sicuramente realizzabile, un upgrade visivo da cui cominciare a sviluppare le novità e i miglioramenti in termini di giocabilità e bilanciamento: ognuno dei sei titoli presi in analisi presenta, oltre alle singole novità, menù aggiornati e di facile navigazione, la possibilità di scegliere tra la colonna sonora originale e brani orchestrati rimasterizzati e la possibilità di disattivare i combattimenti casuali o affidarli in automatico alla CPU.

Il sistema di crescita è stato rivisto per fornire un’esperienza più veloce e meno frustrante e in alcuni casi, a rendere più accessibili alcune fasi dei giochi, caratterizzati da improvvisi picchi di difficoltà.
L’esperienza base acquisita alla fine delle battaglie più essere aumentata fino a 4 volte, così come i Guil ottenuti come premio e anche la velocità negli scontri e nei dialoghi può essere raddoppiata.
Sfruttando al massimo le nuove opzioni è possibile ad esempio terminare un titolo colossale per gli standard dell’epoca come Final Fantasy VI in poco più di 20 ore.

E visto quanto è cambiata la fruizione del medium videoludico negli anni, è davvero un piacere constatare che la solidità di certi titoli non viene scalfita dal passare degli anni, quei rari casi in cui a un videogioco può essere attribuito l’appellativo di capolavoro.

La Pixel Remaster offre finalmente la possibilità di scegliere tra l’ORRENDO font inizialmente disponibile e il bellissimo e rassicurante font classico dei testi

Final Fantasy I-II-III, l’era NES

L’analisi dei singoli titoli comincia logicamente la dove tutto è cominciato, dove un geniale sviluppatore decise di attribuire al gioco che rappresentava la sua ultima possibilità di mostrare la sua visione al mondo il nome Final Fantasy, l’incarnazione videoludica della sua fantasia finale.
In questo caso, si può facilmente affermare che l’edizione Pixel Remaster rappresenti la versione definitiva del primo capitolo della saga: la base del titolo presa in considerazione è Dawn of Souls, remake di ottima fattura per Game Boy Advance che comprendeva il primo e il secondo capitolo; in aggiunta, gli sprite dei nemici sono stati completamente rifatti e soprattutto, le nuove opzioni aggiuntive inerenti ai combattimenti e ai punti esperienza lo rendono accessibile e godibile come mai prima d’ora.

Anche per Final Fantasy II la base della Pixel Remaster è l’edizione per Game Boy Advance, in aggiunta a sprite dei nemici aggiornati, bilanciamenti e aggiunte nel gameplay come le linee di posizione fronte e retro nelle battaglie e il relativo valore strategico del posizionamento degli alleati. Come per il primo capitolo, anche in questo caso si può parlare della versione più completa e accessibile uscita finora.

Per i fortunati possessori di Nintendo Switch OLED, preparatevi a un’esplosione di colori e pixel

Final Fantasy III, nell’edizione Pixel Remaster si mostra per la prima volta al mondo occidentale come papà Sakaguchi l’ha fatto, in due dimensioni: uscito nel 1990 per NES, il titolo non ha mai varcato i lidi giapponesi fino al 2006, quando su Nintendo DS è stato pubblicato un ottimo remake interamente in 3D, con numerose aggiunte e miglioramenti. Praticamente, si potrebbe considerare quasi un titolo inedito e per fortuna, non poteva mostrarsi in una veste migliore di così.

Prendendo come base il gioco originale, sono stati risolti alcuni bug, rivisti pattern di attacco e comportamento dei nemici e la difficoltà generale ha avuto un deciso ribilanciamento.
Dulcis in fundo, il job system è stato completamente rivisto: se nella versione iniziale per cambiare classe occorreva spendere tempo per trovare e procurarsi le risorse necessarie, nell’edizione Pixel Remaster è possibile cambiare classe liberamente, senza alcun vincolo o limite.

Una meraviglia visiva costruita pixel dopo pixel

Final Fantasy IV-V-VI, la trilogia d’oro del Super NES

Il passaggio ai 16 bit del Super Nintendo ha consentito al team capitanato da Sakaguchi di ampliare la propria visione, di portare la Fantasia Finale al livello successivo.
Tecnicamente il salto generazionale è netto, la maggiore potenza della console permette di creare mondi più ampi, di scrivere storie e ideare personaggi maggiormente approfonditi e forse, parte del salto di qualità è dovuto alla stimolante concorrenza dettata dall’enorme qualità dei titoli Square-Enix usciti sulla stessa console.

Final Fantasy IV, uscito in origine negli Stati Uniti con nome Final Fantasy II, ha rappresentato una vera e propria svolta per la serie.
Un hardware più potente su cui sviluppare, una grafica notevolmente migliorata e soprattutto, una storia dai toni drammatici e maturi, rimasta nel cuore di milioni di appassionati: l’indimenticabile epopea di Cecil, prototipo dell’antieroe e il suo cammino verso la consapevolezza delle sue gesta e la redenzione, sono ancora oggi un punto di riferimento per la creazione di storie fantasy e il titolo viene universalmente annoverato tra i migliori capitoli in assoluto.

Tra le opzioni dedicate al comparto video vi è la possibilità di selezionare la modalità analogica RGB, non del tutto convincente

La base del gioco è Final Fantasy IV Advance, a un punto di partenza già ottimo sono stati effettuati alcuni ribilanciamenti nell’utilizzo degli oggetti e nelle statistiche degli equipaggiamenti dei protagonisti.
Peccato che in questo caso, col ritorno al 2D si siano perse le novità del bellissimo remake tridimensionale per Nintendo DS, tra cui i filmati in computer grafica, e non vi sia traccia nemmeno di The After Years, seguito dell’avventura originale uscito su console per Sony PSP e Nintendo Wii.

Final Fantasy V viene anch’esso annoverato tra i capitoli più amati e memorabili della saga, anche se dal punto di vista della storia si è trattato di un passo indietro, presentando una trama lineare e protagonisti meno approfonditi del predecessore.
L’enorme punto di forza è rappresentato dal job system, per la prima volta in grado di offrire al giocatore una libertà totale nella gestione delle proprie unità e delle classi.
Come per Final Fantasy IV, la base è la versione per Game Boy Advance, a cui la versione Pixel Remaster apporta sensibili miglioramenti grafici in modo da avvicinarlo agli standard raggiunti dagli altri due capitoli usciti per Super NES.

Kefka ancora oggi è considerato uno dei villain più riusciti e inquietanti della saga, secondo solo a Sephiroth

Final Fantasy VI è tutt’oggi considerato uno dei jrpg più importanti mai usciti, per tantissimi giocatori e fan del brand, rappresenta ancora oggi l’apice qualitativo della saga.
Un’enorme avventura corale, una trama che si dipana attraverso il cammino di oltre dieci protagonisti, uniti dagli eventi per sconfiggere Kefka, iconico nemico vestito da pagliaccio e rappresentazione perfetta del caos e della distruzione. L’epopea di Terra, Locke e Celes ha pesantemente influenzato i capitoli successivi, in particolare Final Fantasy VII, molto simile sotto certi aspetti della trama, quasi derivativo, o Final Fantasy X sotto alcuni aspetti, come il rapporto tra gli umani e le creature magiche.

In questo caso, l’edizione Pixel Remaster del sesto capitolo rappresenta una versione fedele al gioco originale, escludendo purtroppo i nuovi esper e il dungeon extra aggiunti nella versione uscita per Game Boy Advance. Un vero peccato, poiché si trattava di aggiunte gradite che contribuivano ad aumentare la longevità e a risolvere alcuni problemi di bilanciamento dell’avventura.
Una gradevole novità è rappresentata dalla scena nel teatro dell’opera, uno dei momenti più iconici dell’avventura, ricostruita interamente in HD-2D e con una nuova bellissima traccia cantata.
Difficile dire se si possa trattare di un antipasto per un possibile futuro remake, quel che è certo è che la sesta fantasia finale è il capitolo che più di ogni altro ne meriterebbe uno completo, sfruttando proprio le meraviglie tecniche dell’HD-2D dall’inizio alla fine.

La possibilità di disattivare gli incontri casuali e aumentare l’esperienza ottenuta a fine battaglia rende il capolavoro Square-Enix più appetibile che mai, non è un mistero che la curva di difficoltà della sesta fantasia finale sia sbilanciata e abbia nel dungeon finale un picco che ha rappresentato uno scoglio insormontabile per molti giocatori. Alcune piacevoli aggiunte come la presenza di punti di salvataggio e di zone dove curare la propria squadra contribuiscono a migliorare l’esperienza complessiva di quello che è un gioiello senza tempo.

Edizioni definitive?

Le edizioni Pixel Remaster dei primi sei Final Fantasy, analizzate una alla volta, possono nel complesso essere definite le migliori edizioni delle avventure originali ad oggi disponibili.
Se da un lato le novità introdotte contribuiscono a rendere le sei avventure accessibili a tutti, bilanciando aspetti del gameplay che le rendevano decisamente spigolose con pochi cambiamenti ma efficaci, dall’altro lato è un peccato che Square-Enix abbia deciso di ignorare le novità introdotte con i vari remake, perdendo un’occasione per creare finalmente delle reali versioni definitive.

Ed è inspiegabile la gestione da parte della software house giapponese dell’edizione fisica del bundle che comprende i sei titoli, stampato inizialmente in tiratura limitata sul proprio store, ristampato in seguito a causa dell’altissima richiesta da parte di collezionisti e appassionati e al momento nuovamente esaurito per il mercato occidentale, ma liberamente distribuito in una tiratura ancora non ben definita nel mercato asiatico. Una distribuzione regolare nei negozi avrebbe probabilmente fatto felici gli appassionati e permesso, soprattutto a noi europei, di risparmiare in termini di spedizione e dogana.

Spiegare il significato del termine “iconico” con un’immagine: fatto.

Quello che è innegabile è l’immenso valore storico e artistico dei sei titoli: in questo caso parliamo di storia dei videogiochi. La Pixel Remaster offre a tutti la possibilità di riscoprire sei capitoli fondamentali del medium videoludico: l’evoluzione della saga lungo tutto il percorso in 2D, i piccoli cambiamenti tra un’avventura e l’altra, le sperimentazioni nella giocabilità e i ripensamenti capitoli dopo capitolo, i passi avanti e indietro, i ribilanciamenti e la crescita attraverso la ricerca di nuove rotte narrative.
Final Fantasy è sempre stato, prima di tutto, sperimentazione. Cambiare a ogni avventura, costruire ogni volta una nuova storia antologica capace di sorprendere mantenendo gli elementi basilari ma ricombinandoli con magiche formule alchemiche partorite dalle geniali menti degli sviluppatori Square.

E probabilmente, non esiste console migliore dove giocarli di Nintendo Switch, grazie all’ausilio della mai troppo amata modalità portatile. Sullo schermo dell’ibrida Nintendo brillano in tutta la loro colorata e pixellosa vivacità, trovando una nuova e al momento definitiva dimensione.
In fondo non è una sorpresa, considerando la qualità tecnica già ammirata nei remake per Game Boy Advance ma è una piacevole conferma di come la doppia anima della piccola console di Kyoto sia in grado di adattarsi ai differenti titoli del proprio catalogo e rimanenre un punto di riferimento per indie e retrogaming.

Final Fantasy I-VI Pixel Remaster è semplicemente un tassello fondamentale di storia del medium videoludico raccolto in pochi gigabyte, uno di quelli che arricchiscono il proprio bagaglio personale e culturale, uno di quelli che nessuno dovrebbe fari sfuggire.

Sono tornato nuovamente in sei meravigliosi mondi diversi riscoprendo l’evoluzione di una saga storica grazie a dei codici forniti gentilmente da Nintendo
Pro: Una compilation che rappresenta la storia dei videogiochi di ruolo giapponesi, nelle migliori versioni esistenti dei giochi originali
Contro: I due titoli più importanti della compilation avrebbero meritato l’inclusione dei contenuti esclusivi dei remake
9

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