Tokyo Mirage Session #FE Encore – i nomi dietro suoni e colori

Scopriamo cosa si cela dietro un titolo così particolare, che unisce due diversi modi di intendere i JRPG.

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Genere: JRPG
Lingua/e: Inglese (testi) / Giapponese (audio)

Non si giudica un libro dalla copertina, MA…

Una decina di giorni o poco più ci separano dalla release di Tokyo Mirage Session #FE Encore (tutto d’un fiato o non vale, mi raccomando) e in tanti si stanno chiedendo se valga la pena investire le paghette natalizie in questo bizzarro crossover targato Atlus e Nintendo.

Sul valore dell’opera ci esprimeremo in sede di recensione, come di consueto, però possiamo cominciare a capire di che pasta è fatto questo JRPG che già 4 anni fa fece esplodere di musica e colori il tanto vituperato Wii U, ottenendo – ovviamente – risultati proporzionali alla diffusione dell’hardware e alla percezione del progetto, che ottenne comunque una valutazione molto positiva su queste pagine.

È un mini-spoiler, non avviate il video se ci tenete. Solito magistrale lavoro di Anima Inc.

Persona, Shin Megami Tensei, Fire Emblem, Avex, Yoshiaki Fujisawa, toi8, Studio 4°C: sono questi alcuni degli elementi che danno forma ad un titolo molto semplice e conciso ma dotato di un fascino innegabile per tutti colori che apprezzano l’approccio nipponico all’intrattenimento. Pochi fronzoli e pretese di grandezza, in quanto fin da subito ci vengono mostrati filmati (in animazione tradizionale) di grande qualità ad opera di uno team non proprio conosciuto a tutti che può fregiarsi di un portfolio a tratti spettacolare.

Dalle trasposizioni manga a quelle dei comics della DC, dai Transformers ai video musicali: Studio 4°C è un talentuosissimo team che in questo titolo si occupa di dare forma alle scene animate più classiche (quelle 3D sono in mano agli ormai collaudatissimi Anima Inc., da anni su Fire Emblem). Tra le opere più recenti si ricorda Berserk: The Golden Age, recente trilogia di lungometraggi dedicata all’interminabile opera di Miura, mentre il lavoro più originale è probabilmente Mind Game.

Vorrei provare quello che fumano loro…

Ovviamente siamo ben distanti dall’eccentricità o la serietà di queste produzioni, rimanendo in un contesto anime/realistico che possa affiancare adeguatamente il character desing di toi8, in questa occasione trasposto in digitale in una perfetta fusione tra quello dei recenti Persona e quanto visto in Fire Emblem.

Ricordato principalmente per il lavoro su .Hack// The movie, l’ormai ultraquarantenne artista giapponese ha sperimentato in diversi contesti videoludici, regalandoci interpretazioni strepitose di personaggi amati e dando forma ad avventure e avventurieri di ogni genere – come nel caso di I Am Setsuna.

I am Setsuna. Non discutiamo del gioco, ma questo artwork ditoi8 è meraviglioso.

La fusione tra musica e immagine prende corpo grazie alla produzone di Avex, colosso della musica nipponica, e ai lavori di Yoshiaki Fujisawa , vero e proprio punto di riferimento nel settore, con le collaborazioni per Love Live, Houseki no Kuni e No Game No Life.

Per esprimere al meglio il potenziale offerto da questo dream team si è optato per del doppiatori che fossero anche cantanti: chiaro, non stiamo parlando di mega-pop-star dell’ultimo decennio, ma sicuramente di interpreti in grado di dare corpo al proprio personaggio – come nel caso di Yoshino Nanjo. La voce di Kiria oltre ad essere la voce del gruppo fripSide è conosciuta anche per il ruolo di Eli in Love Live!.

Non facile riconoscerla, nel gioco la sua caratterizzazione trae in inganno!

Ed è questo, in sintesi, il traino principale di Tokyo Mirage Session #FE Encore (questa volta siete riusciti a dirlo tutto d’un fiato? Bravi): un tuffo nel mondo colorato e avvolgente del pop giapponese, fatto di emozioni leggere (qualcuno direbbe superficiali) e pubblico che si lascia affascinare e trasportare oltre il dovuto.

Una discesa a compromessi con le proprie esigenze creative, in cui mettiamo da parte l’assimilazione di prodotti impegnati per provare a sorridere del bello che ci troviamo davanti.

Ovviamente chi non è incline alla cultura “anime/jpop” difficilmente troverà il giusto gancio, così come chi necessita del prodotto “pregno” e massiccio è meglio guardi altrove. Ma trattandosi di una squadra che sa quello che fa e che ha esperienza di alto livello in ognuno degli elementi che compongono il puzzle, la voglia di fare un salto nel buio potrebbe essere premiata e far venir fuori il “weeb” che c’è in voi, latente da tempo.

Ecco Itsuki mentre estrae l’anima weeb dal giocatore…

Al di là dell’immaginario anime/jpop ricreato con discreta credibilità, anche il lato puramente videoludico può regalare soddisfazioni. L’esperienza JPRG non è tra le più massicce o aperte, ricostruendo un’esperienza a metà strada tra una graphic novel e il già citato Persona che aumenta esponenzialmente il tasso di fruibilità finale.

Si passa da un dialogo all’altro girando per aree molto ridotte, in cui interagire solo con gli shop e rarissimi NPC (il resto della cittadinanza, inutile, è rappresentato con sagome colorate) per poi scoprire l’esplorazione nei dungeon presenti in ogni capitolo. Un sistema “lineare” che funziona grazie all’efficace caratterizzazione dei nemici, che danno forma ai mondi che ci attendono plasmandoli sulla propria personalità.

Sì, pare di stare nella casa di uno stalker…

Per quel che concerne il battle system, siamo evidentemente in casa Atlus: sebbene i rapporti di vantaggio tra le varie armi/classi siano riconducibili al mondo di Fire Emblem, a conti fatti sono le meccaniche legate ad elementi e debolezze (tipiche di Shin Megami Tensei / Persona) a farla da padrone, facendo la differenza tra una vittoria veloce e un’inattesa débâcle.

Come nella scena di un video musicale, ogni scontro si svolge sotto i riflettori, con un pubblico rumoroso e le cam dedicate ai singoli “interpreti”. Una follia tutta giapponese, tenendo conto di come siano in gioco le vite del personaggi…

Tutto prende senso però quando padroneggiamo il concetto di “Session“, catene di colpi che partono da una debolezza nemica per coinvolgere tutti i membri del party con un’abilità affine all’attacco lanciato, quasi fossimo in una coreografia organizzata. Sbloccando durante il gioco le Ad-lib dei vari personaggi, alcuni di questi attacchi attacchi diventano veri e propri spezzoni da video musicale – roba da matti!

Luci, pubblico, telecamere sui personaggi… siamo davvero in pericolo o è tutta scena?

Quando non stiamo esplorando costrutti immaginari e dungeon pericolosissimi, il gioco prosegue osservando la normale vita di ragazzi impegnati ad affrontare le difficoltà di un lavoro all’apparenza splendido ma che porta con sé difficoltà e precarietà di un sistema fatto per bruciare e consumare creatori e contenuti.

Il rispetto di un bambino e il ritrovamento di un ricordo d’infanzia possono fare la differenza tra un animo perso e un guerriero sicuro in battaglia: mai tralasciare le side-story, così da avere una panoramica migliore dei personaggi e sbloccare nuove abilità in combattimento!

Ma questo è solo l’inizio di (prendete fiato)Tokyo Mirage Session FE Encore, per il resto rimandiamo ai prossimi contenuti. Intanto abituatevi a tenere il ritmo!

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