Ma qualcuno conosceva Carcassonne prima, a parte i suoi abitanti?
Con l’espansione del settore dei board game, di cui sono fervente appassionato, fioriranno anche su Nintendo Switch, dopo aver invaso gli store mobile di Google ed Apple, trasposizioni videoludiche mirate a coinvolgere sempre nuovi utenti verso questo modo di giocare, e soprattutto a soddisfare le esigenze di chi magari conosce già un determinato gioco e vuole fruirne anche sulle console.
Ci sono validissimi motivi per provare questi giochi, soprattutto se si conoscono già i corrispettivi fisici. Si può provare il gioco prima di prendere la versione in cartone e legno (e/o plastica), oppure avere la conferma che non si è sbagliato nell’interpretare le regole, o semplicemente avere a portata di console una versione più snella, che non richieda setup iniziale e l’atto di sistemare per l’ennesima volta tutto nella scatola a partita finita. Se si è poi proprio caduti nel tunnel, la soddisfazione più grande è confrontarsi con la IA, cosa che potrebbe interessare chi vive il gioco in maniera ultracompetitiva, facendo il giro delle fiere in cui si organizzano tornei ufficiali di quel gioco. Sfortunatamente nel nostro caso specifico, è quasi l’unico motivo di interesse verso questo Carcassonne per Nintendo Switch, porting della versione per Xbox360, addirittura datata 2007.

Avendo ormai dodici anni sul groppone, Carcassonne non può vantare tutta una serie di gameplay e opzioni che vengono prese in considerazione nel trasporre titoli più moderni, quali modalità single player strutturate a sezioni, missioni extra, trofei, classifiche online e altro. Carcassonne dal punto di vista della conversione è un po’ un compitino ben fatto, in cui si possono imbastire partite singole contro altri giocatori (che siano umani o IA), fino a 6 giocatori (in totale) passandosi la console in modalità portatile, o fino a 4 utilizzando vari controller, con la possibilità di usare il Pro Controller oltre ai Joy-Con. La partita può essere anche sospesa e ripresa in un successivo momento. Il gioco di per sé si svolge identico a come si svolgerebbe comprando la versione da tavola originale, che vado a illustrare. Se conoscete già Carcassonne quindi potete anche saltare il prossimo paragrafo.
Carcassonne è un gioco di piazzamento tessere in cui 2 o più giocatori a turno piazzano una tessera che raffigura una parte del paesaggio della famosa città medievale di Carcassonne. Quando verrà piazzata l’ultima tessera la città sarà completa e verrà eseguita la conta dei punti vittoria che determinerà chi ha vinto la partita. Su ogni tessera può essere raffigurata una strada, una città, un monastero e/o un campo, che possono essere possedute mettendo su un proprio lavoratore (in Carcassonne per la prima volta vengono usati i meeple, lavoratori dalla forma caratteristica, diventati ormai un simbolo dei giochi in scatola, soprattutto dei german). Una volta che strade, città e monasteri vengono chiusi, il giocatore può riprendere in mano il proprio meeple e gli verranno assegnati i punti vittoria che gli spettano: per la strada si ottiene 1 PV per ogni tessera, per la città 2 PV (a meno che non sia una città composta da solo due tessere, in tal caso sono solo 1 PV), per il monastero 1 PV per ogni tessera che lo circonda. A fine partita si ottengono anche punti per i campi, che fanno ottenere 3 PV per ogni città completa adiacente, e per le strutture incomplete: i monasteri e le strade generano la solita quantità di punti, mentre le città soltanto la metà.

Le implicazioni strategiche di un piazzamento tessere così semplice sono molteplici, ed è questo che ha reso il gioco un grande classico, che vede tutt’oggi tornei ufficiali in tutto il mondo a distanza di ben 19 anni dalla sua prima pubblicazione. Cosa cambia tra giocare con il gioco in scatola e il videogioco? Nel videogioco si ha un controllo totale dell’andamento della partita. Infatti, alcuni giocatori – in special modo se neofiti – potrebbero avere difficoltà a capire chi ha possesso del campo, e quindi quanti punti otterrà a fine partita, e questo può decisamente fare la differenza. Nel videogioco è possibile vedere chi sta controllando i campi con la semplice pressione di un tasto (o si può scegliere di non farlo), e in generale il gioco è sempre più leggibile perché saprete sempre quanti meeple restano ai giocatori, quante tessere rimangono e di quale tipo. Quindi da questo punto di vista il videogioco è ancora più tattico e preciso di quanto possa esserlo nella vita vera, eliminando del tutto la possibilità di errori umani (o di barare, anche se devo ancora conoscere chi bara in un gioco del genere).
Anche il tavolo da gioco in sé è bello da vedere, è possibile avvicinare, allontanare e ruotare la camera, e i comandi sono molto intuitivi, sebbene la decisione di piazzare il proprio meeple sia presa “in automatico” quando si decide di passare il turno. Ovvero, non si deve ammaccare un tasto per piazzare un meeple e poi un altro per passare il turno, ma i cursore viene automaticamente posizionato dove è possibile piazzare il meeple, che è già lì, e se si decide di piazzare (si deve premere per qualche secondo quindi è poco probabile passare il turno per errore) quindi basta passare il turno, se non lo si vuole piazzare invece basterà spostare il cursore. Questa scelta, inizialmente sembra strana, ma in realtà rende più fluida e veloce la partita, alleggerendo un po’ il gioco dalla staticità tipica del genere.

Purtroppo però, che il gioco sia valido, e che ci sia l’IA da battere, come anticipato, sono gli unici fattori positivi di una produzione che è troppo vecchia per risultare intrattenente riproposta così com’era dodici anni fa. A peggiorare la situazione c’è la totale assenza di espansioni, a eccezione di Locande e Cattedrali, che non è nemmeno stata inclusa nel pacchetto base dopo tutti questi anni, ed è acquistabile dall’eShop a 6,99€. A dire il vero ci sono due mini espansioni nel gioco base: il Fiume e L’Abate, ma a parte che queste non stravolgono affatto il gameplay, se si prende in considerazione che per il gioco in scatola ci sono decine di espansioni, per avere una trasposizione videogiocosa di Carcassonne che sia all’altezza del grande classico fisico, c’è bisogno di ben altro che di un porting pigro. Consigliato quindi quasi esclusivamente a chi è tanto in fissa col Carcassonne originale da volerne una versione portatile, vuoi per mettersi alla prova con l’IA, vuoi per far conoscere il gioco ad altri amici, senza bisogno di portare con sé anche un tavolo.



























































