Io amo viaggiare, ma odio arrivare
La vita di un uomo (o donna) può essere breve e intensa così come lunga e virtuosa, ma in ogni caso è determinata da istanti in cui la più semplice delle parole o la più ingenua delle azioni possono portare a conseguenze radicali per sé stessi e chi ci circonda.
La potenza dell’attimo è il cardine di Wheels of Aurelia, “graphic novel su ruote” ideata da Santa Ragione e traghettata su Nintendo Switch ad opera di Mixed Bag: un’abbinata tricolore che aumenta il nostro interesse verso un titolo davvero unico nella libreria della console, che giunge a noi dopo aver raccolto numerosi consensi nelle sue incarnazioni mobile.

L’Italia del 1978 vive di tumulti in seguito al caso Moro, che diventa innesco di un cambiamento nazionale che si riflette anche nelle vite dei singoli: la Roma inerte e bigotta di quegli anni sta davvero stretta a Lella, la nostra protagonista, che in un impeto di ribellione ed emancipazione decide di partire per un viaggio lungo – appunto – la via Aurelia, avendo come compagni solo la propria autoradio ed Olga, giovane conosciuta casualmente la sera prima al Piper, celebre locale della capitale.
Non ci si dovrebbe distrarre quando al volante, ma le esigenze di trama e di gameplay si fondono nel curioso mix tra driving game anni ’80 e graphic novel, che ci porta ad avere un occhio alla strada e uno ai dialoghi: non è richiesto essere estremamente abili nel gestire entrambe le situazioni in contemporanea, certo, ma coniugarle efficacemente permette di entrare più facilmente nell’atmosfera e cogliere tutte le sfumature. Mentre ci muoviamo sulle strade romane gestendo con disinvoltura il nostro veicolo affrontiamo dialoghi a scelta multipla con semplici tocchi, facendo attenzione ai cartelli per raggiungere le destinazioni desiderate.

Bastano davvero pochissimi istanti per capire quanto l’esperienza di gioco si trasformi per impatto e percezione a seconda di età, estrazione sociale o credo politico del giocatore: Wheels of Aurelia gode di un sistema di generazione di dialoghi che pesca a scelta tra diversi temi, cercando comunque di rimanere sulle linee guida principali (la crisi politica tra Brigate Rosse e nostalgici del fascio, la religione, il ruolo della donna, etc.) che consentono a Lella e Olga di esprimersi in toto ai nostri occhi, palesandone i tratti caratteriali a seconda delle loro reazioni verso eventi storici, situazioni specifiche o personaggi incontrati per strada.
Il nostro viaggio infatti non è riservato come si può immaginare, considerato il contesto, ma si apre alla condivisione e al prossimo grazie agli “autostoppisti”, personaggi alla ricerca di un passaggio che potremo raccogliere semplicemente mollando l’acceleratore in prossimità delle piazzole di sosta. Ognuno di loro è caratterizzato a dovere per inserirsi in modo non invasivo nelle conversazioni (è possibile tra l’altro saltare i loro dialoghi per continuare a parlare con il nostro accompagnatore principale) e rappresentano un’interessante digressione tra luoghi comuni e bizzarrie inattese.

Se il valore dell’elemento narrativo e del contesto può oscillare a seconda della capacità di coglierne le sfumature da parte dello spettatore – con il rischio di alienare i più giovani – è però da premiare la capacità di trasformare un estratto di vita molto ridotto in qualcosa di mutevole, malleabile e fortemente improntato sulla rigiocabilità. Wheels of Aurelia si presenta in run molto brevi, di circa 20 minuti, che ci mostrano di volta in volta solo una delle possibili stringhe su cui si dipanano gli eventi: il valore dell’opera nel suo complesso passa attraverso l’esplorazione dei numerosi finali a cui si può giungere semplicemente imboccando un’uscita dell’Aurelia o scegliendo una determinata opzione di dialogo. Curioso è notare come un design così sinergico nella gestione delle sliding doors conduca al tempo stesso ad alternative che possono arrivare a contraddire drasticamente personalità e intenti dei personaggi chiamati in causa. E il fascino sta anche lì, nello scoprire proprio queste sfaccettature.

Wheels of Aurelia è però, prima di tutto, un viaggio e va vissuto come tale: la destinazione è vaga, lo scopo fumoso e i principi che ci muovono prestano il fianco all’ingenuità di chi vive di ideali ma manca di esperienza. Fascismo, comunismo, sacralità ed emancipazione sono concetti affrontati con passione dai protagonisti, senza la presunzione però di prendere posizione in senso assoluto (se non contro il terrorismo e la violenza). Le idee si muovono sulla vivacità delle maschere chiamate in causa, che mancano però – come è giusto che sia – di una memoria storica presente invece negli elementi di contorno quali i giornali radio o i testi delle canzoni, le cui liriche sono opera (curiosità non da poco) del padre del Director del gioco.
La componente ludica è molto contenuta, l’appeal forse rivolto ad una nicchia ben precisa, ma giocare al titolo di Santa Ragione senza alcuna pressione legata ai risultati o al completismo, magari in modalità portatile e indossando le cuffie, ci trasporta con successo in un contesto storico credibile, che cede un po’ il fianco solo nella necessità di dire tutto nel poco tempo a disposizione, trattando in sequenza argomenti a tratti gravosi che meriterebbero maggiore spazio per non essere sottovalutati dal fruitore. Ma forse sta anche qui il bello di una storia con radici lontane, che può essere assimilata al pari di narrativa originale da chi è semplicemente alla ricerca di intrattenimento e portare invece ad un livello successivo (informandosi al di fuori del gioco), chi voglia capire la reale importanza degli eventi scatenanti. Come italiano verrebbe da considerarlo un passaggio automatico, ma è comprensibile anche che qualcuno possa limitare il coinvolgimento ai limiti imposti dal medium e dalla durata dell’esperienza.

Un prodotto così originale e atipico non necessita certo di uno sfoggio tecnico di livello assoluto, fatto sta che Mixed Bag ci consegna una conversione per Nintendo Switch competente e senza incertezze, che si muove con risoluzione nativa (che si parli di Docked o Portable) a 60 fps. Il sistema di controllo ben si adatta alla nuova piattaforma, consentendo di utilizzare una mano per sterzo e acceleratore lasciando all’altra la gestione dei dialoghi. Il design stesso del gameplay richiede un impegno davvero minimo nel gestire il nostro spostamento del traffico – sbattere contro i bordi della carreggiata ci raddrizzerà sempre e comunque nel senso di marcia – tranne che in precise istanze, sebbene imparare a muoversi senza mai toccare le altre vetture aumenti sicuramente il piacere nella fruizione.
Oltre ai diversi finali e agli “achievement” nascosti, ci sono diverse opzioni di personalizzazione dell’esperienza che possono allungare la vita del titolo, quale le modalità in bianco e nero o la 1978 (che aggiunge un filtro “VCR” molto in voga al giorno d’oggi), con la chicca della “Modalità scenica” che sblocca la telecamera permettendoci di ruotare e inclinare la visuale a piacimento nonché zoomare su tre differenti distanza – l’effetto cinematografico raggiunto in alcuni frangenti è molto soddisfacente.

In definitva Wheels of Aurelia è un “gioco non gioco”, una produzione che vuole raccontare una storia, far riflettere attraverso di essa e stuzzicare la curiosità del giocatore per via del suo design, molto ricercato per stile e gameplay. Il titolo targato Santa Ragione è tanto distante dalla filosofia ludica di Nintendo quanto perfetto per un hardware come Nintendo Switch. Mostra sicuramente alcuni limiti di rifinitura e saltuariamente incappa in qualche incertezza (e.g. dialoghi ripetuti in una singola run, evento più unico che raro però), ma sfoggia una cura tale per ognuno dei suoi elementi da catturare inevitabilmente il giocatore. Forse c’è più consapevolezza nella gestione dei finali “negativi” piuttosto che in quelli positivi, i primi segnati dalle vicende reali e gli altri che profumano di tradizionale “happy ending”, ma la visione d’insieme è comunque coerente e in grado di raggiungere efficacemente il giocatore pronto a lasciarsi incuriosire, rendendo il gioco a suo modo memorabile. Senza contare che il tema principale vi rimarrà in testa per giorni, garantito.