Con un ritardo di 16 anni, sta finalmente per arrivare l’unico capitolo che mancava in Europa della leggendaria saga Square-Enix: Dragon Quest VII – Frammenti di un mondo dimenticato. Uscito originariamente su Playstation e disponibile in lingua inglese solamente negli Stati Uniti con l’allora nome della saga, Dragon Warrior, riscosse opinioni estremamente positive sia tra la stampa specializzata che tra i giocatori, un titolo capace di spiccare nell’affollatissimo panorama dei jrpg degli anni ’90, costituito da gemme a distanza di anni di una qualità quasi inavvicinabile. E in casa Nintendo, vera e propria patria della saga, mancavano solo il settimo e l’ottavo capitolo, gli unici due usciti su lidi Sony e finalmente in arrivo, dopo i remake della trilogia SNES IV-V-VI e l’uscita del IX su Nintendo DS e la riedizione dei primi tre e il X su Wii (e successivamente Wii U e 3DS).
Sin dall’inizio, Dragon Quest VII trasporta il giocatore in un viaggio epico, bilanciando perfettamente la spensieratezza che inevitabilmente caratterizza alcuni momenti di un’avventura e storie drammatiche e spesso non esattamente a lieto fine. Il mondo di gioco è inizialmente costituito da una sola isola e la curiosità del protagonista e dei suoi amici li porterà a indagare sulla vera natura del mondo, partendo alla ricerca di misteriose tavolette di pietra in grado di farli viaggiare nel passato e “ricostruire” le isole perdute nel tempo.
Dragon Quest VII è da sempre celebrato come il titolo più longevo della saga e alcune modifiche al gameplay trasportano immediatamente il giocatore nell’avventura. Il titolo originale presentava un primo dungeon con svariati enigmi, un labirinto che i nostri eroi raggiungeranno già alle prime battute di gioco e che determinava un’attesa di 4-5 ore che precedevano il primo vero combattimento del gioco, un aspetto forse ritenuto troppo anacronistico per il giocatore di oggi. Il lavoro di espansione, correzione e bilanciamento di Square-Enix ha tagliato praticamente tutto il dungeon iniziale e se da una parte alcuni dettagli della storia sono andati persi, il titolo ne ha guadagnato in immediatezza, grazie a un’operazione simile a quanto effettuato nella fase iniziale del remake di Dragon Quest VI. Al momento, per quel che ho avuto modo di giocare e analizzare per questa preview, non sembrano mancare altre parti del titolo nel confronto con l’originale.
Una cosa che salta subito all’occhio è l’aspetto grafico del titolo, i modelli poligonali dei personaggi e delle ambientazioni sono stati interamente ricostruiti usando l’engine grafico di Dragon Quest VIII ma hanno mantenuto lo stile che caratterizzava la versione originale e il risultato è delizioso, con l’utilizzo di un 3d davvero profondo. Come sempre inoltre, tutti i protagonisti di Dragon Quest sono nati e animati grazie alla penna del Maestro Akira Toriyama.

Dragon Quest è da sempre una saga che rimane nel cuore del giocatore, ad ogni capitolo, grazie a storie solide capaci di commuovere e coinvolgere mantenendo un gameplay quasi sempre inalterato da trent’anni. Il sistema di combattimento è ormai un topos della saga (e del genere oramai) nella sua semplicità funziona, alternando una visuale da prima a terza persona durante gli scontri, a turni con comandi di attacco, magie, tecniche o oggetti selezionabili in battaglia. Le prime ore con il titolo sono pura gioia, un ritorno all’infanzia e a un modo di narrare storie quasi completamente scomparso nel panorama odierno.
Frammenti di un mondo dimenticato è un titolo che punta molto in alto, direttamente al trono di miglior rpg per Nintendo 3DS. La base di partenza è un capolavoro, un gioco capace di non sfigurare di fianco a mostri sacri del genere come Final Fantasy VII o Chrono Cross e di ritagliarsi un posto speciale nei ricordi di chi l’ha giocato. Il remake per 3DS è un titolo rivisto, corretto ed ampliato che, a maggior ragione, non ha paura di confrontarsi con nessuno. Gli unici dubbi sono legati a una struttura “classica” e a quanto possa essere stata in grado di reggere il peso degli anni. A presto, per un’analisi definitiva di un’avventura che potrebbe davvero essere, ancora una volta, indimenticabile.