“Wow, il finale di UnEpic è FANTASTICO!!!”
Zera“- Ragazzi questa sera partitella a D&D da me come ogni giovedì ok?
– Oki
– Daje
– E portate da bere!”Se avete presente una scena del genere, se l’avete vissuta o se la vivete quotidianamente (parola per parola o in una qualche variante personale) siete esattamente la giusta categoria di persone a cui UnEpic intende strizzare l’occhio.
Tutto comincia con un gruppo di amici intenti a giocare al buon vecchio D&D. Durante la giocata quello che si rivelerà essere il personaggio principale del gioco si alzerà per fare la proverbiale “pisciata” da birra quand’ecco: la luce si spegne, le pareti sembrano essere al tatto troppo ruvide, lo zippo scatta alla mano, e … “Cristo … sono in un castello????”.
Un inizio spiazzante, sboccato e fortemente ironico ci catapulta in quella che sembrerebbe essere un’allucinazione in piena regola (“sbattuto la testa? Coma etilico? WTF???”), ma che di fatto sarà l’avventura più “Unepica” della storia.
UnEpic è innanzitutto un gioco appartenente a quel mercato Indie che regala spesso esperienze differenti o quantomeno particolari che, nella nostra buona anche se troppo bistrattata consolle, sembra di fatto trovare un campo rigoglioso in cui affondare saldamente le radici. Le case indipendenti non potendo puntare nulla o quasi su budget degni di Hollywood tendono più ad optare per un approccio che ricorda al sottoscritto gli albori del VG, scommettendo tutto sull’uso di alcune buone idee, sul carattere e non di rado su contaminazioni abbondantemente nostalgiche.
UnEpic non fa differenza sotto nessuno di questi approcci puntando tutto su nostalgia e citazioni (avrei voluto proprio riportarvene alcune ma lo spoiler va ridotto all’osso!) risultando di fatto la rivisitazione odierna di meccaniche prese completamente da un mondo che potrebbe essere tranquillamente quello di una console come il NES.
La struttura di gioco risulta essere quella di un classico “Castlevania” (“e se non lo conoscete, vergogna per voi!”), struttura che, per dovere “lavorativo”, vi verrà di seguito esplicata per chi non conoscesse davvero il capostipite (Chi ha esclamato: “QUELLO È METROID!!!”?!) di un genere storico (VERGOGNA DUE VOLTE!!!). In pratica si tratta di un “platform” esplorativo con elementi da GDR.
Vi troverete a scandagliare quindi l’intero castello, stanza per stanza, acquisendo in salsa GDR esperienza da spendere, punto per punto, per “pimpare” il vostro personaggio; tra le varie abilità vediamo figurare armi, magie, capacità ed attributi. Questo duro lavoro di “pimp-my-hero” vi porterà ad avere nuove abilità che, completando le immancabili quest e sotto quest sparse per le aree del castello, vi permetteranno di poter esplorare nuove zone, ancora ed ancora, fino all’immancabile scontro finale ed all’epilogo del gioco.
Per quando riguarda il gameplay la componente platform del gioco risulta essere marginale, chiedendoci solo raramente un briciolo di tempismo e di precisione. Appare chiaro fin da subito che non parliamo né di un “Mario”, un “Rayman”, un “Another world” o di un “Abe” a caso; i salti sono più un modo di muoversi (ed occasionalmente evitare un buco, una trappola o un nemico) che una vera trovata di gameplay e tra le altre cose proprio gli stessi risultano essere un po’ legnosi e non sempre facilmente intuitivi.
A farla da padrone però saranno proprio la componente esplorativa e quella ruolistica, che appaiono curate a dovere e risultano essere la vera e propria ossatura di tutta l’esperienza di gioco. Tutto è elastico, con varie possibilità di scelta indipendente: potrete quindi specializzarvi in ciò che più preferite, potendo infatti optare tra “dozilioni” di armi divise in categorie varie, tra cui spade, mazze, asce, pugnali, picche, archi e bacchette, tutte sviluppabili o meno a seconda dell’indole del giocatore, così come “trilioni” di magie ancora una volta divise in categorie (Fuoco ,ghiaccio ,arcano ,luce ,protezione ,cura ,alterazione e mentale) anche se queste saranno sbloccabili in modo graduale. Malgrado le enormi possibilità sarà comunque consigliabile mantenere almeno un livello per ogni categoria (per combattere orde varie con vari punti deboli) e pensare invece di massimizzare e specializzare 1-2 armi ed un numero equivalente di magie (“Spadaccino/arciere-stregone del fuoco/curatore per il sottoscritto”).
A queste enormi potenzialità di crescita si vanno ad aggiungere “trilioni” di oggetti, pozioni, pergamene, armature, anelli e gli stupendi “pet”, “esserini” vari dotati di energia e punti vita propri che, evocati per l’occasione, vi seguiranno ovunque eseguendo “autoattack” vari e riuscendo in alcuni frangenti a salvarvi il collo, o comunque a facilitare notevolmente in vostro incedere.
Insomma la componente da GDR ricorda proprio bene il buon Dungeons & Dragons e, sebbene la scelta di un pg differente da quello principale manchi, di fatto potrete scegliere voi come customizzarlo e come indirizzare le specializzazioni del vostro personaggio.
Si segnala a tal proposito la presenza di un “item” ad uso singolo, ottenibile durante il gioco attraverso il completamento di una quest secondaria, che vi darà la possibilità di ridistribuire tutti i punti da 0 riuscendo di fatto a fixare eventuali errori di “build”, cosa che, almeno per il sottoscritto, è stata anche molto utile ed apprezzata.
Per quanto concerne la costruzione del mondo tutto si dimostra ben realizzato: le aree del castello sono ottimamente differenziate per stile e per tipologia di nemici costringendoci all’uso dei giusti strumenti e del giusto “pet” di supporto. In ogni area avrete una “quest” principale da compiere, un boss da uccidere e varie sub-quest che appaiono variabili e davvero simpatiche e che di sovente vi costringeranno anche a spostarvi ed a migrare all’interno dell’intero castello.
Qualora le circa venti ore che il gioco vi richiederà per completarlo non vi bastasseroo sappiate che oltre alle varie sub-quest ad aggiungere carne al fuoco ci penserà anche la presenza di vari achievement (interessanti o meno dipenderà ovviamente dai singoli casi).
Di fatto quindi ciò che il gioco vi chiederà di compiere è esplorare un castello farcito di nemici vari, tutti con punti deboli e punti di forza e tutti da affrontare con la strategia giusta, la giusta arma e la giusta magia.
Ed ecco qui apparire la grande miglioria che l’uso del pad tattile della console ha potuto donare a questo gioco.
Avere sempre disponibili una serie di “pulsanti” rapidi per l’incantesimo, l’oggetto o il “pet” corretto può di fatto rendere la vita più facile durante l’esplorazione e sopratutto negli scontri con alcuni boss più avanzati che spesso vi richiederanno una grande dose di strategia e tempismo.
E’ altresì presente la modalità “Off TV” nel cui caso il gioco principale occuperà lo schermo del pad offrendoci anche la possibilità di un rapido ZOOM sul Pg con la pressione del tasto “ZL”; il menu rapido resterà comunque accessibile ma si attiverà dopo un rapido tocco dello schermo tattile andando però a sostituire la schermata di gioco ed esponendoci quindi a rischi maggiori.
Insomma una possibilità in più ma di certo abbondantemente più scomoda della modalità con doppio schermo.
Detto così, di fatto il gioco sembrerebbe offrire un’esperienza non troppo profonda (e forse un po’ è anche vero)ma andando avanti nei livelli vedrete come le strategie da adottare aumentino lo spessore e la difficoltà complessiva rendendo l’esperienza piacevole.
Ma questo non è tutto, come forse avrete intuito dal tono della recensione una parte importante dell’esperienza complessiva risulta essere l’universo di rimandi, battute, citazioni ed ironia.
Simpatia ed ironia che appare sparsa un po’ ovunque nel gioco.
Per il sottoscritto proprio questo appare essere la miglior carta in mano ad UnEpic. Il tutto volge sempre al faceto con milioni di citazioni-riferimenti-battute sul nostro mondo e la nostra cultura (andrete da “Matrix” agli “X-men” a “Star wars” passando per “milioni” di altri cult della cultura anni ’90-2000) che non potranno far a meno di farvi sorridere, stupire ed alle volte ridere di gusto.
Passando ad analizzare la componente tecnica, come potete vedere dalle foto sparse in giro, il gioco è retrò nel midollo anche se lo stile c’è e tutto appare comunque ben realizzato anche se il miracolo visivo è ben lontano; stessa cosa si può dire per gli effetti audio, in cui si segnala ogni tanto qualche problema con “l’incastro” in loop di alcuni effetti sonori che potrebbero farvi impazzire o costringervi a riavviare il gioco.
Va sottolineato invece positivamente il carattere e la bontà dei personaggi disegnati presenti nelle varie strisce di dialogo, ottimamente tradotte, che mostrano sempre o quasi carattere e simpatia, anche se ancora una volta sono costretto a sottolineare alcune ingenuità in fase di realizzazione, come ad esempio frasi o parole che non sono state tradotte; si tratta comunque di piccole dimenticanze, nulla che possa inficiare nemmeno lontanamente l’esperienza di gioco.
Insomma un gioco che nel carattere e nel prendersi/prendervi in giro vede la sua reale forza, come si diceva in apertura di titolo sono le idee a rendere godibile un gioco indie e questo signori miei appare anche se non perfetto proprio uno di questi.

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Detto così, di fatto il gioco sembrerebbe offrire un’esperienza non troppo profonda (e forse un po’ è anche vero)ma andando avanti nei livelli vedrete come le strategie da adottare aumentino lo spessore e la difficoltà complessiva rendendo l’esperienza piacevole.


























































