The Red Strings Club, recensione dell'avventura grafica che ha giocato con me

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Genere: Avventura Grafica/Testuale
Lingua/e: Inglese, Spagnolo ed altre. Italiano al momento non presente.

Anche gli androidi sognano il Jack and Coke?


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Che cos’è il “videogiocare”?  È qualcosa di fortemente legato all’aspetto grafico del medium? Qual è la parola a cui date più importanza: “video” o “giocare”? Se siete giocatori di vecchia data, forse vi sarete stancati delle remastered e dei remake e dei battle royale e forse, come chi scrive, siete alla ricerca di qualcosa di nuovo. 
Il panorama indie, non potendo puntare (nella maggior parte dei casi) su budget sostanziosi e staff numerosi, deve concentrarsi sul gameplay, sulle possibilità di interazione del giocatore con il medium-gioco e sulla cosa più importante: le emozioni.
Ma accendiamo il juke-box, che suonerà per noi una colonna sonora malinconicamente jazz, ma anche synth-wave con un spruzzo di Vangelis e Blade Runner.
Oggi sedetevi al bancone qui con me. Sono qui a parlarvi di un gioco indie, The Red Strings Club, la cui meccanica centrale è la manipolazione delle emozioni tramite il dialogo. Se qualcuno dall’altro lato del bancone vi dirà “Eh, ma alla fine è un’avventura grafica alla Monkey Island” (o per citare un esempio più recente, alla Thimbleweed Park) vi dirò…che dobbiamo prendere un miscelatore, inserirci dentro l’infrastruttura di un’avventura punta e clicca (come quelle sopracitate), ma dobbiamo aggiungere anche la meccanica di bartending (che è l’atto di preparare le bevute) già vista in Va-11 Hall-a (nel 2016), con una particolarità: le vostre bevande potranno toccare alcune “corde”  dell’animo degli altri personaggi, cambiando la loro disposizione d’animo verso le vostre scelte di dialogo e sbloccando nuovi particolari ad ogni scelta.


Autoironico e autoreferenziale


Ma questo non basta. 

Avete mai visto Ghost? La scena in cui la coppia protagonista cesella il vaso? Beh aggiungete anche questa meccanica nella miscela, perché proprio come in Ghost, vi troverete a compiere un minigame in cui cesellerete innesti cibernetici capaci di cambiare la vita dei personaggi con cui interagirete.
Inizieranno ad arrivare avventori, amici, personaggi importanti al The Red Strings Club e avrete l’opportunità di fare domande, creare e manipolare relazioni con tutti coloro con cui interagirete. 
Infatti, da buon bartender, vi dirò che nella cultura giapponese, il “filo rosso del destino” lega i mignoli di due persone i cui sentieri sono destinati a incontrarsi e che nuovamente divergeranno e convergeranno, ma che assieme creano una storia.  Questo è letteralmente come creerete la VOSTRA storia in the Red Strings Club, perché beh, potrei dirvi che il finale sarà sempre lo stesso (e credetemi vi spiazzerà), ma sarà fondamentale il percorso e non il punto di arrivo.


Tutte le strade portano al finale, ma non c’è una via unica


C’è da dire che l’avventura durerà cinque, sei ore al massimo, ma potrete portarla in giro con il vostro Nintendo Switch. Si potrà miscelare anche con i controlli touch, ma sempre utilizzando anche le asticelle laterali. Beh, sì, forse è tutto molto più semplice con un controller pro, ma con un po’ di allenamento potrete miscelare anche in auto, o in metropolitana, magari per la seconda run, nella quale proverete a toccare un tasto diverso, durante questa o quella conversazione, per il gusto di vedere che succede (un po’ come nei giochi Telltale, che possano riposare in pace).
Ma perdonatemi, ho dimenticato le dovute presentazioni.
Forse è giusto che vi presenti i creatori del gioco, i Deconstructeam, un trio di spagnoli che qualche anno fa aveva proposto un dolceamaro cocktail di enigmi e tensione con “Gods Will Be Watching”; quest’opera prima era sempre un’avventura in pixel art, in cui ogni successiva schermata inscenava una situazione di crisi, da cui bisognava uscire attraverso dialoghi e interazioni a forte impatto emotivo con i personaggi. 


Saper miscelare i cocktail può avvicinarvi all’essere una specie di divinità


C’è un solo punto, che i detrattori dall’altra parte del bancone possono portare a loro favore, per provare a manipolare me, nel giudizio su questo gioco, ed è che purtroppo, al The Red Strings Club, non si parla italiano. Le lingue che potrete scegliere tra le opzioni sono molte, ma vi consiglio di scegliere l’inglese e utilizzare un buon dizionario, per le scelte più difficili: sarete ripagati con veri colpi di scena e dolorosi sensi di colpa, quando capirete le scelte che avrete scientemente fatto.
Se vi dicessi che vi confronterete con temi come il mass-marketing, il razzismo, l’omofobia (si alcuni dei protagonisti sono omosessuali), l’interazione uomo macchina, la mente collettiva, per poi scoprire le potenti implicazioni dell’effetto farfalla?


Una pillola per risolvere mille questioni, filosofiche e umane.


Se vi dicessi che, alla fine il gioco è più della somma delle sue parti che risulterebbero dei minigiochi insapori se non fossero legate all’interazione con i personaggi in un continuum funzionale alla narrazione?
Spero che abbiate gradito il cocktail che vi ho proposto e che diate un’occhiata a uno dei giochi con la scrittura più interessante degli ultimi anni, ma soprattuto spero che lasciate questa recensione coscienti che è il giocare, la parte fondamentale della parola “videogioco”.


Adesso il ciclo è completo!

Ho completato una prima run giocando sia in docked che in handheld mode per un totale di circa 5 ore, grazie a un codice gentilmente offerto per la recensione
Pro: Una storia eccezionale, che si modifica in base alle scelte operate per arrivare al finale, che cambierà anche voi.
Contro: Una storia breve, che parla solo inglese, e le cui singole parti di gameplay funzionano solo in quanto perfettamente legate all’intreccio
8.5

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