Radunate i vostri amici, perché presto non ne avrete più
Super Mario Party non è un gioco. Super Mario Party è la forma più evoluta di quell’arma di distruzione di amicizie nata nel 1998 per mano di Hudson Soft, che nel tempo ha passato la mano alla sussidiaria Nd Cube. Si parla di un sofferto cambio di guardia dovuto all’assorbimento da parte di Konami della storica software house di Bomberman, ma nulla ci vieta di immaginare che sia stato il senso di colpa a cambiare le vite del team. Dopo tutto andare ogni sera a dormire con la coscienza sporca può essere logorante…
Come in ogni occasione, il pretesto per dare via alle danze è quello di una “festa”: canti, giochi, balli e una generale sensazione di benessere che trascende ogni differenza coinvolgendo buoni e cattivi. Cosa può andare storto? Basta mettere il Joy-Con in mano a quattro persone per scoprirlo.

Super Mario Party offre sì tante novità (di alcune parleremo più avanti o in un’altra occasione) ma ci tiene a mantenere un forte legame con la tradizione: la modalità principe è quella che abbiamo imparato ad amare negli anni e ci vedrà zompettare di casella in casella per raccogliere monete, perderle (inevitabile), fare dispetti ai nostri avversari e sbloccare trappole pericolose. Il tutto per poi ritrovarsi a fine turno a dare il meglio nel minigioco di turno, sia esso uno contro tutti, a squadre o che veda un solo giocatore fronteggiare gli altri.
Nulla di troppo nuovo per i veterani della serie, ma il tutto sembra filare decisamente bene grazie anche ad alcune rifiniture che aumentano in modo consistente l’elemento tattico. A cominciare dai dadi specifici per personaggio, che consentono di fare un tiro alternativo rispetto al dado tradizionale incorrendo però in uno spettro di risultati che variabile a seconda del rischio che si corre. C’è chi, come la Tantatalpa, sostituisce l’1 con un +2 monete (rimanendo nel complesso un dado abbastanza normale) mentre il buon Wario fa schizzare i numeri possibile oltre il 6 ma ha il 33% di possibilità di lasciarti fermo con 3 monete in meno.

A questo si aggiungono i partner, personaggi aggiuntivi che possiamo reclutare passando sull’apposita casella: questi consentono di avere un ulteriore dado tra cui scegliere e al momento del lancio a loro volta tirano un mini dado da 1 o 2. Possono anche diventare nostri alleati in alcuni minigiochi, dandoci un vantaggio quanto a punti vita o personaggi in campo. In un gioco dell’oca dove l’obiettivo non è arrivare in fondo ma raggiungere di volta in volta caselle differenti, padroneggiare il lancio dei dadi e degli oggetti modificatori per muoversi “secondo i piani” è fondamentale, in un costante mind-game che premia chi riesce a mettere pressione all’avversario.
Ogni mossa deve essere studiata per ottenere dei risultati non solo a proprio favore, ma anche per danneggiare gli avversari, che non possono neanche esultare serenamente quando si approda su una casella sfortunata perché tra le opzioni scelte casualmente vi è anche la possibilità che la stella venga spostata. Si può gioire solo alla fine dei singoli minigiochi e alla fine della gara: prima si tratta di offrire ingenuamente il fianco agli avversari. E nessuno vuole farlo, pena la derisione imperitura da parte dei dirimpettai di divano.

Se proprio si vuole mettere alla prova le nostre amicizie senza possibilità di tornare indietro, si può provare la modalità Acque Selvagge, che vede impegnati 4 giocatori intenti a gestire un gommone lungo il corso di un fiume ricco di ostacoli e alterazioni di percorso. Si deve quindi collaborare in modo sinergico, alternando le vogate dei giocatori dal lato sinistro e quelli dal lato destro a seconda delle situazioni. Un errore nel tempismo e nella coordinazione può costare secondi preziosi lungo un percorso a tempo da affrontare nello stile dei classici da sala giochi anni ’80 come Out Run.
“DESTRA DESTRA DESTRA, SINISTRA SINISTRA SINISTRA” a squarciagola per evitare massi, girare correttamente, raccogliere i bonus e finire contro i palloncini che danno il via ai minigiochi. Questi sono tutti cooperativi e il rendimento della squadra determina quanti saranno i secondi bonus: proprio per questo, pur trattandosi di un lavoro cooperativo, è massima priorità non sfigurare per non attirare le ire dei nostri compagni di viaggio dallo spirito maggiormente competitivo. Perché è un attimo che la serenità abbandoni il team mandando tutto alla malora!

Che siate grandi o piccini, quindi, ciò che vi aspetta è un confronto senza pietà attraverso 80 minigiochi che rappresentano tutti i conflitti dell’animo umano: tra fughe degne di Indiana Jones (la scena della pietra rotolante, per i più giovani) inseguiti da orde di esseri tirapugni, in cui fare il possibile per salvarsi a scapito degli altri, e bizzarri scontri di bomb-tennis ove il giocatore con la racchetta più grande dimostra quanto sia facile vincere quando hai il potere e i mezzi dalla tua parte, nulla sarà mai una “semplice sfida”. Quando il ritmo, quando la fortuna, quando la bravura, in ogni momento la gratificazione più grande non verrà dal punteggio ma dalla consapevolezza di avere messo in riga i nostri rivali.
Il titolo maschera la sua natura ferocemente competitiva con la nuova meccanica del “cinque”, che vede i giocatori festeggiare a fine partita con un “cinque” – appunto – da dare tutti in contemporanea muovendo il Joy-Con verso l’alto. Peccato che in caso di poca coordinazione i risultati testimonino la nostra poca sinergia con un voto a schermo, cosa che porta immediatamente a cercare il colpevole. Non c’è mai un attimo di tregua in questa sfida tra uomini.

Questi primi passi nel feroce mondo di Mad Ma-ehm, Super Mario Party ci hanno mostrato il vero volto del lato festaiolo di Nintendo. Niente torte e ringraziamenti, ma affermazione del nostro ego al di sopra dei nostri compagni di viaggio. Anche allontanandoci dallo schermo per scoprire i nuovi minigiochi che sfruttano la doppia console, l’atmosfera non cambia: Banana Split ci trasforma in veri e propri giocolieri del mondo reale intenti nel trovare i due lati delle console che ricostruiscono una banana intera, il tutto ad alta velocità e con un sacco di pressione psicologica dovuta al pubblico che ci osserva mentre tentiamo di diventare “King Banana” (titolo che non esiste ed è stato creato dal sottoscritto durante l’evento Nintendo). Frenesia e incredulità attraversano il corpo del giocatore che smanetta con due console Nintendo Switch quasi fosse un DJ che scratcha…
Shell Shocked Deluxe invece è una sfida di carrarmati in cui il terreno di gioco può prendere forma ogni volta in modo diverso a seconda di come posizioniamo le due console, creando quindi situazioni simmetriche ed equilibrate, sbilanciate in favore di una delle due fazioni o incentrate sul rischio di sorvegliare un pericoloso collo di bottiglia. Anche qui, come potete vedere, fin dalla preparazione della sfida c’è tensione e voglia di prevaricare, in un gioco al massacro mascherato da intrattenimento leggero. Nota a margine: è fighissimo.

Per quello che abbiamo potuto vedere (e raccontare… c’è molto altro!), Super Mario Party tiene fede alla tradizione di gioco per amici accaniti o famiglie che vogliono passare il tempo, grazie al giusto equilibrio tra tatticismo, abilità e fortuna. Certo perdere una gara per una stella regalata all’avversario casualmente (a fine partita ne vengono assegnate 2 prese a casa tra una serie di “riconoscimenti” predefiniti, come aver camminato per più o meno caselle) non contribuisce ad alleggerire l’atmosfera, anzi, quindi non sappiamo se in fase di recensione riusciremo ad arrivare sereni.
Super Mario Party è un mostro sfasciamicizie che non vediamo l’ora di abbracciare per l’ennesima volta. A presto con alcuni approfondimenti sui minigiochi inclusi!