Fare bel muso(u) a buon gioco
Siamo Nintendari. Siamo abituati al level design di alto livello, al gameplay sopraffino, alle meccaniche che si fondono senza soluzione di continuità. Siamo giocatori che non amano le sezioni di gioco diluite, le troppe cutscene e i titoli troppo facili. Anni di labirinti, enigmi e boss fight spettacolari per dinamiche ci hanno abituato bene, già.
Quindi non veniteci a parlare del genere “Musou”, così semplicistico e privo di classe: orde di nemici da abbattere con facilità disarmante, assenza di situazioni in cui spremere le meningi, missioni tutte uguali… non è roba per noi!
O forse nonostante la presenza di questo genere su console ormai da troppi anni, nessuno ha ancora realmente capito come si giocano. E ben pochi sanno che i Musou fatti con la collaborazione di Nintendo giovano di un grado di rifinitura che le produzioni tradizionali Koei Tecmo non raggiungono mai.
Se siete lettori abituali di NintendOn, avete già tutto ciò che serve per farvi un’idea su questo Hyrule Warriors: Definitive Edition per Nintendo Switch, trattandosi di una conversione – definitiva, appunto – del titolo apparso nel 2014 su Wii U e riapprodato nel 2016 su 3DS con tutta una serie di contenuti e meccaniche aggiuntive che vengono preservate in questa nuova incarnazione.
Le recensioni dei due tutoli (Wii U e 3DS) ad opera del nostro buon Alessandro Concina sono più che sufficienti a rendere l’idea di cosa ci attende nei negozi il prossimo 18 maggio, ma è sempre utile riaffrontare la questione dal principio, trattandosi di un titolo sì già visto che però ora si aggiunge alla libreria di una console di successo come Nintendo Switch.
Il presupposto è molto semplice: Hyrule Warriors nasce come “scusa” per radunare eroi e villain dell’universo di The Legend of Zelda in un gioco dal gameplay accessibile e in grado di gratificare molto nel breve termine, grazie alla potenza dei personaggi controllati. Propone inoltre una reinterpretazione stilistica dei personaggi più iconici, introducendo una nuova serie di figure originali per imbastire una trama semplice ma capace di intrecciarsi ad ogni universo “Hyruliano”, sia questo derivato da home console o portatile, in pixel o in poligoni. Omaggio o sacrilegio?
L’incipit è veramente dei più deboli, con la prevedibile invasione delle forze del male che si “sovrappone” alla scoperta dell’eroe, fino a quel momento invisibile presenza tra le fila dell’esercito al servizio di Zelda. Il ritmo però non manca e fin dai primissimi stage entrano in campo personaggi amati che danno forma ad eventi che “scimmiottano” in qualche modo alcuni topoi della serie, senza però raggiungere la profondità narrativa ed emotiva propria dell’opera da cui trae ispirazione.
È pur vero che di fronte a questo genere di prodotto il giocatore, soprattutto se fan di Zelda, deve fare un passo indietro a livello di aspettative per quel che concerne la consistenza narrativa, entrando nell’ottica di un’esperienza più leggera in cui – ad esempio – ritroviamo sullo stesso campo di battaglia Darunia, Midna e Fi. Abbassare gli scudi del “fan iperprotettivo” aiuta a godere di una storia semplice ma che ci offre diversi punti di vista, in particolare grazie all’inserimento di Linkle e delle sue vicende parallele che si intrecciano a quelle principali, sbloccando di volta in volta missioni complementari in cui osserviamo il cammino di questa buffa eroina.
Il feeling una volta scesi in campo non differisce da quanto vissuto nelle precedenti esperienze: controlli reattivi (a volte ai limiti dell’assenza di inerzia), grandi aree di gioco da percorre in velocità e centinaia di nemici da abbattere. Chi conosce questo genere si troverà a casa in brevissimo tempo e passerà da un presidio all’altro in velocità osservando con faccia soddisfatta la mappa che si colora di blu (rappresentativo delle forze alleate) mentre si getta all’inseguimento dei nemici più rilevanti, indicati con grossi pallini o icone specifiche.
I nuovi giocatori dovranno invece armarsi di pazienza per entrare nel mood di Hyrule Warriors, in quanto gli strumenti a disposizione – almeno inizialmente – non sono tantissimi, a cominciare dal ridotto numero di combo a disposizione. Il timore di un gameplay ripetitivo in cui smanettare sullo stesso tasto fino all’estinzione delle linee nemiche si presenta proprio nei primi stage, ma non deve ingannare: lo sviluppo dell’esperienza infatti ruota attorno alla sconfitta dei mini-boss e boss che troviamo in ogni area al fine di ottenere i loro drop,che verranno utilizzati per sbloccare nuove mosse, abilità e aumentare le proprie difese. Di stage in stage, di missione in missione, i nostri personaggi diventano così molti più efficienti e flessibili in battaglia.
Ogni sfida ci pone di fronte a condizioni speciali ogni volta diverse (abbatti tale nemico, difendi questo alleato, occupa tot presidi, etc.) a cui reagire prontamente con il personaggio più adatto, per mosse o elemento degli attacchi, e attraversando le grosse aree come dei fulmini: la cosa da un lato può essere adrenalinica, ma dall’altro sfiancante quando le emergenze appaiono lungo tutta la mappa. Gli anni passati tra aggiornamenti, DLC e la versione 3DS hanno però portato una serie di miglioramenti cruciali, che fanno guardare a questo titolo con occhi diversi: possiamo infatti switchare tra gli eroi controllabili in campo e impartire gli ordini a quelli inutilizzabili, ottenendo – magia del videogioco – il dono dell’ubiquità.
Grazie anche all’Ocarina, che ci consente di teletrasportarci presso ogni Statua del gufo precedentemente attivata, abbiamo controllo sulla battaglia decisamente più soddisfacente rispetto alla primissima incarnazione, che consentiva di ottenere risultati simili solo con due giocatori ben coordinati. E anche in questa occasione è possibile farsi accompagnare da un amico in tutte le modalità disponibili, con l’unico rammarico di limitarsi allo split-screen orizzontale: quanto sarebbe stato bello – e in linea con la filosofia della console – poter giocare in cooperativa wirless con un amico dotato a sua volta di console e gioco? Non un dramma di per sé, ma sicuramente un’occasione mancata.
Esaurita la storia principale della modalità “Leggenda”, approdiamo a quello che è il vero cuore di Hyrule Warriors, ovvero la modalità Avventura. È qui che il titolo dà il suo meglio sia in ottica di sfida che di coinvolgimento, ponendo il giocatore di fronte a numerose mappe a scacchiera in cui ogni casella ospita una sfida differente e dalle condizioni più varie – decisamente più articolate e coraggiose rispetto a quanto visto in precedenza. I progressi su queste mappe sono legati anche alla nostra prestazione e alla valutazione ottenuta a fine stage: conseguire una “A” può consentire di aprire un percorso prima bloccato o ottenere un oggetto cruciale (cosa sempre evidenziata prima di cominciare) al potenziamento dei nostri eroi, dando via ad un meccanismo piuttosto intrigante in cui ogni nostro progresso genera nuovi contenuti e opzioni che si spingono a rimanere con la console accesa e proseguire.
Trattasi inoltre della modalità principale per sbloccare i nuovi eroi apparsi nei DLC per Wii u e 3DS, passaggio obbligato per ampliare il proprio roster e partire alla caccia di ogni arma e alla massimizzazione del livello di ogni partecipante. E sì, i fan del completismo e del loot avranno di che gioire, visto che molti personaggi hanno più di un’arma ed è possibile trasferire abilità speciali e potenziamenti tra quelle di una stessa categoria: ogni missione affrontata in qualsiasi modalità può regalarci qualcosa che ci porta avanti nel gioco, ed è una bella sensazione. Senza contare le fatine, aiuto fondamentale nelle missioni in quanto capaci di influire sulle nostre statistiche e offrirci mosse speciali extra, da coccolare con cibo e costumi extra da ottenere in battaglia.
Se da un lato abbiamo quindi confermato la bontà della produzione quanto a contenuti, bisogna anche dare un’occhio al titolo dal punto di vista tecnico: Hyrule Warriors approda finalmente su un hardware in grado di rendere giustizia al character design e alle diverse aree, grazie all’alta definizione realmente “full” che cede il passo solo in occasione delle cutscene. Discreto ma rivedibile il framerate, che essendo sboccato può dare l’impressione dei 60 fps nelle situazioni meno caotiche per poi tornare sulla soglia dei 30 (con istanze di frame pacing) nel caos delle battaglie più frequentate o in due giocatori.
Il risultato è comunque molto, molto gradevole alla vista, sebbene con questa pulizia d’immagine sia più facile notare imprecisioni nelle animazioni o nei dettagli degli scenari. Forse avrebbe giovato una doppia modalità d’immagine come in Fire Emblem Warriors, così da poter scegliere se optare per la pulizia video o un framerate più elevato, ma ciò che resta è di discreto livello e si spera venga “limato” per il meglio con i prossimi aggiornamenti. In ogni caso Link, Zelda, Impa e Ganondorf risplendono nell’alta definizione, rendendo giustizia all’immaginazione del character designer.
A pochi mesi di distanza da Fire Emblem Warriors, nonché a metà strada tra Donkey Kong Country Tropical Freeze e Mario Tennis Aces (e doveva esserci pure Dark Souls…), Hyrule Warriors: Definitive Edition arriva sugli scaffali potendo vantare a tutti gli effetti il titolo di versione finale-globale-totale del curioso crossover nato nel 2014, ma con le difficoltà di collocamento sul mercato di un genere non sempre semplice da apprezzare. I fan di Zelda che non hanno ancora avuto modo di provarlo dovrebbero dargli un’occasione, mentre chi è già passato attraverso questo viaggio al fianco di Lana nella sua sfida contro Cia potrebbe non sentirsi motivato abbastanza per reinvestire (magari per la terza volta) la cifra piena.
Nel disegno generale possiamo comunque parlare di un’ottima aggiunta alla libreria di una console sempre più ricca di titoli di valore, che offrirà di sicuro una vetrina più rilevante ad un progetto che – nella sua semplicità – meriterebbe anche un seguito. Sentito Nintendo?