Nella vita serve il potassio. Le sue proprietà sono numerose, e tra le funzioni biologiche in cui è coinvolto figurano la contrazione muscolare e la trasmissione degli impulsi nervosi: viene da pensare che nella dieta di un videogiocatore, questo minerale debba essere presente in cornucopia.
Tra i sintomi della mancanza di potassio troviamo debolezza, crampi. Una buona base di partenza per evitare tutto ciò, è equipaggiarci con delle gialle, morbide, dolcissime banane. Allora, per scongiurare questo pericolo sulla sua ultima console, Nintendo ha ben pensato di energizzare la line-up del 2018 di Nintendo Switch con Donkey Kong Country: Tropical Freeze, ultimo episodio della saga dello scimmione in cravatta, uscito su Nintendo Wii U nel 2014.

I gorilla meritano appieno l’appellativo di “re della foresta” perché oltre alle imponenti dimensioni e all’indiscutibile forza, hanno anche una grandissima intelligenza […] Dopo scimpanzé e bonobo, i gorilla sono i nostri parenti più prossimi.
Questo è quanto si può apprendere dal sito del WWF, sulla pagina dedicata alla specie del nostro protagonista. Continuo le mie ricerche di biologia animale ma non trovo nulla sui nevichinghi, posso quindi affermare con una certa sicurezza che questi pinguini dai copricapi con corna e armati di lance siano a tutti gli effetti una trovata di Retro Studios.
Insomma succede che mentre Donkey Kong si appresti a soffiare le candelina sulla sua banana di compleanno, nel vivo dei festeggiamenti in compagnia della famigliola Kong, i nevichinghi irrompano sull’isola, guastando la festa ma ciò che è più grave congelando tutto l’habitat. Chiaro che il nostro eroe si rimboccherà le maniche pelose per riportare la situazione al suo clima naturale, coadiuvato dalle nostre manacce sui Joy-Con.
Non appena muoviamo i primi passi in game, prima ancora di farci un’idea sulla giocabilità, veniamo presi a bucce di banana in faccia dall’aspetto del gioco: meraviglioso. Sia su touch screen che sul televisore, tutto è fluido, colorato, definito, incantevole, i movimenti sono come dipinti sul touch-screen, gli sfondi ricchi di dettagli e sfumature. Wow. Siamo davanti ad un ottimo rappresentante di quella che potrebbe essere ormai definita realizzazione grafica Switch: meno complessa di quanto accade sulla concorrenza home console, ma più impressionante per la bontà della fluidità e del dettaglio cromatico. Ciò viene corroborato e amplificato dall’ispiratissimo level design, del quale però parleremo dopo.
L’audio conquista invece per la sua capacità di richiamare il senso di familiarità. I temi sono tutti ben realizzati, ma ciò che arriva con più forza alle orecchie del giocatore, e da lì al suo cuore, sono le note prese dai jingle e dai brani del primo episodio per Super Nintendo. Stringiamo il gioco tra le mani, in un momento della nostra quotidianità, ed i suoni ci ricordano che stiamo ancora giocando, proprio come un quarto di secolo fa, che quello scimmione in cravatta è ancora nostro compagno di spensieratezza, come quando eravamo bambini, ci carica nuovamente sulle sue spalle per farci saltare di liana in liana all’interno della nostra fantasia. Pura magia.
D’altronde stiamo parlando di David Wise, autore della colonna sonora sia di questo che del primo episodio, per il quale vi rimando al curatissimo articolo del nostro Alessandro Molinari.

Ma bisogna presto riprendersi da questa sindrome di Stendhal grafica, per iniziare la nostra avventura scimmiesca.
Donkey Kong Country: Tropical Freeze ripete la formula della saga, quella del platform in 2D. Saltare, rotolare, afferrare e lanciare oggetti, il range di azioni possibili è semplice e funzionale ad attraversare i lunghi livelli, in certi casi lunghissimi, e proprio il level design rappresenta il fiore all’occhiello della produzione. Artisticamente ispiratissimi, zeppi di ostacoli e nemici, ma anche di passaggi segreti e varie chicche che vi strapperanno un sorriso.
Partendo dalla struttura dei livelli, la longevità del titolo è garantita da diversi fattori. Iniziamo da quelli relativi alla quantità.
Alla lunghezza dei livelli, si aggiunge la ricerca degli extra. Non solo le inossidabili placche K O N G, ma in ogni zona sono presenti pezzi di puzzle nascosti da trovare per raggiugnere il 100%. Anche i collezionabili non scherzano: tra illustrazioni, statuine e brani, di roba da ammassare su mensole virtuali ce n’è a iosa.
Passiamo ora ai fattori qualitativi, in relazione alla longevità.
Ogni tanto Nintendo si sveglia, e finalmente mi concede di poter scrivere periodi come il seguente: Donkey Kong Country: Tropical Freeze è un gioco impegnativo. Finalmente. Badate: ho detto impegnativo, e non difficile. Questo perché il gioco non ci pone mai di fronte a situazioni che possano far pensare ad un’impossibilità di superamento (al contrario, ogni ostacolo mostra subito la propria chiave di scioglimento); ma tale superamento può non concretazzarsi senza il numero adeguato di tentativi. Mi sono sorpreso a ripetere particolari passaggi numerose volte, e addirittura a crollare in qualche game over, eventualità che sinceramente reputavo inimmaginabile in un platform moderno della casa di Kyoto. La stessa cosa vale per le boss fight, mai brevi, interessanti, varigate al loro interno e l’una dall’altra.
Retro Studios tira fuori gli attributi e chiede ai giocatori di fare lo stesso: così si fa.

L’altra variabile che tiene incollati allo schermo, piccolo o grande che sia, è anche la più immediata e importante. Ossia, Donkey Kong Country Tropical Freeze è divertentissimo. I controlli restano duri, come quelli del primo episodio, il quale anche per questo attraeva, per questa sua maggiore spigolosità rispetto a un Mario o a un Sonic. Ciò detto, ogni passaggio è studiato nei minimi particolari pur senza far mai perdere immediatezza, immediatezza che si sposa benissimo con la portabilità di Nintendo Switch, aggiungendo lustro ad un platform che già su Wii U riceveva applausi a scena aperta.
Tornano gli immancabili livelli “di guida”: quelli sull’amato rinoceronte, in cui marciare pesanti distruggendo tutto ciò che incontriamo, le altrettanto imprescindibili sezioni dei carrelli su rotaie, e poi le botti-razzo sulle quali spiccare il volo. Il divertimento è alle stelle, ma togliete la patente a questa scimmia.
In tutto questo trambusto da giungla, ho portato a termine la campagna principale in 7-8 ore, raggiungendo il 60% circa di quanto esplorabile e collezionabile. Per i completisti l’avventura si preannuncia quindi più lunga, senza poi dimenticare le altre modalità presenti.

Per prima cosa, la tanto chiacchierata modalità Funky Kong. Si tratta di giocare la stessa avventura ma con tutta una serie di facilitazioni: Funky non riceve aiuto da alcun assistente, ma è in grado da solo di effettuare un salto più alto e prolungato, possiede più cuori, addirittura usa la tavola da surf quando cade su gran parte degli spuntoni, riducendo di fatto la componente più puramente platform del titolo.
Aumentano insomma le skill del personaggio, diminuiscono quelle richieste al giocatore: si tratta in definitiva, e senza troppi fronzoli, di una campagna molto più semplice pensata per chi potrebbe trovare troppo ostica quella principale.
Un’altra finestra che potrebbe aprirsi con Funky Kong è quella della run: con questo personaggio è molto più naturale procedere correndo a mille, dal momento che impersonare Donkey Kong comporta un approccio più attento e ragionato.
V’è poi l’immancabile multiplayer. Due giocatori, anche con un Joy-Con per uno, possono affrontare l’avventura collaborando in due modi: ci si può posizionare sulle spalle di DK e supportarlo con delle mosse specifiche, oppure procedere l’uno di fianco all’altro come nella tradizione della saga. Eppure qualcosa non torna. Sarà per la frenesia dei lunghi livelli, ma giocare in due alla vecchia maniera risulta meno immediato e fluido, non sempre è naturale stare al passo del proprio partner, ci si divide forse più del dovuto. Ecco, questo potrebbe essere uno spunto di riflessione e miglioramento per la software house texana.

Su tutti gli altri fronti, non stiamo dicendo che Donkey Kong Country: Tropical Freeze sia perfetto, ma trovargli dei reali difetti è davvero impresa ardua, per lo meno difetti che vadano realmente ad inficiare la bontà della produzione Retro Studios. La modalità multiplayer, abbiamo detto, avrebbe potuto essere più precisa, qualche caricamento risulta effettivamente troppo lungo, e forse la possibilità di giocare l’avventura con una difficoltà ancora maggiore avrebbe potuto proiettare questo episodio anche nell’olimpo dell’hardcore gaming made in Nintendo.
Detto ciò, siamo di fronte ad un lavoro di cuore e di cervello, certosino, divertentissimo. Donkey kong County: Tropical Freeze è un vero e proprio modello di platform in 2D dei nostri giorni. Se ve lo eravate persi su Nintendo Wii U, o se la possibilità di portarlo in giro con voi vi intriga, rappresenta un’aggiunta di valore alla libreria giochi di ogni possessore di Nintendo Switch.
Fosse stata una produzione originale, il voto avrebbe oscillato verso il 9. Ciò che rimane è che lo scimmione più bello del mondo sia tornato ed abbia preso familiarità con l’ultima console della casa di Kyoto.
Ora sai cosa fare, vero, Nintendo?
