Alleati dalle stelle o alleati delle stelle?*
Kirby può essere definito un personaggio metavideoludico, dal momento che la capacità per cui è celebre supera i suoi tondi confini: la metamorfosi di cui è capace raggiunge il gioco in sé, che ad ogni nuova edizione muta gameplay. Negli ultimi anni infatti Kirby è stato alle prese con pennelli arcobaleno su Wii U, con robot megadistruttori nell’ottimo Planet Robobot, più tutta una serie di titoli minori che cambiano fattezze proprio come il loro protagonista.
Viene da domandarsi perché Nintendo non sfrutti a dovere, pur mantenendo la solita verve innovativa e sempre rinnovata, ciò che Kirby già potrebbe fare di per sé; ma abbiamo visto come lo scorso anno lo scettro di trasformista di Kyoto sia passato nelle mani di Mario, sotto lo sguardo vigile di Cappy.
L’arrivo su Switch è accompagnato da una certa aspettativa perché altissimo è stato finora il livello delle produzioni first party per la nuova console della Grande N. Il leitmotiv di questo episodio è introdotto, come da tradizione, già nel titolo: Kirby Star Allies presenta tutte le alleanze che ci attendono, tutti i personaggi e tutte le attese trasformazioni, fino a 4 giocatori anche nella campagna principale; un Kirby corale come mai lo è stato.
Andiamo dunque ad analizzare l’ultimo lavoro di HAL Laboratory, ben sapendo che in un coro tutte le voci devono essere intonate, o i pomodori sono pronti al lancio.
Fin dalla prima accensione, Kirby Star Allies delizia il giocatore, e ancora di più il fan, per la realizzazione grafica. Le linee sono sinuose, gli sfondi definiti, i colori brillanti. Tutto si muove con fluidità e definizione eccellenti, godibili in egual misura sia su portatile che sullo schermo del televisore. Davvero un lavoro incantevole.
L’audio si limita invece ad accompaganare l’incedere del gioco senza troppo sforzo compositivo: escluso l’adorabile, indimenticabile main theme della serie, il resto della scrittura musicale suona efficace e nulla più, con qualche punta degna di nota soprattutto nelle fasi finali di gioco. Gli effetti invece non si scostano dalle ultime produzioni, offrendo quel sapore di familiarità che comunque non guasta.
Una volta stropicciati gli occhi dopo tanta bellezza grafica (a volte intervallata da caricamenti fin troppo golosi di tempo), è ora di pensare ai bottoni da premere. Qualcosa non va a Dream Land: cuori neri cadono dal cielo, e la cosa non sembra un presagio tanto allegro. Il nostro eroe, per non smentirsi, dorme, finché non viene colpito anch’egli da uno di questi oscuri muscoli cardiaci. Le conseguenze sono stupefacenti: Kirby può ora lanciare cuori a sua volta, rosa però, coi quali portare dalla propria parte i nemici.
Quella che insomma appare fin dall’immediato una trama tutt’altro che avvincente (con un filo sotterraneo di mistero che però fatica ad esplodere) illustra cosa possiamo fare in questo episodio: trasformarci e reclutare aiutanti. La prima attività è la solita del brand, sempre fantastica, e anche questa volta le metamorfosi sono riuscitissime, oltre che numerose. Le trasformazioni si affiancano e si mescolano con la seconda abilità, quella che coinvolge gli alleati. Lanciando un cuore su gran parte degli avversari, questi si schiereranno dalla nostra parte, offrendoci aiuto in tre modi. Per prima cosa, attaccheranno i nemici insieme a noi. Secondariamente, attiveranno passaggi e apriranno strade per le quali è richiesto un numero preciso di paladini. Infine, si combineranno a noi per generare abilità inedite: le possibilità sono diverse, e tutte consultabili dal menu, configurando la solita buona varietà di gameplay.
Il supporto in combattimento non risulta fondamentale ai fini del gioco, le altre due funzioni invece sì: per andare avanti occorre liberare la via usando le giuste combinazioni dove richiesto, offrendo così un approccio più ragionato al platforming. I bruti che passeranno dalla parte del bene sono capitanati da vecchie colonne del male di Dream Land del calibro di King Dedede e Meta Knight, selezionabili attraverso gli appositi palazzi. Il meccanismo delle alleanze così com’è stato presentato potrebbe anche rappresentare una buona scelta di sviluppo, ma nella realtà abbiamo purtroppo a che fare con una mezza Caporetto, per lo meno ad un primo approccio.
Sappiamo che una delle croci che ha spesso afflitto i titoli della serie Kirby, impedendogli di esprimere il suo potenziale in maniera ottimale, è l’eccessiva facilità di gioco. Possiamo discorrere quanto vogliamo sulla relatività di questo fattore, ma nel presente episodio le conseguenze sono davvero fastidiose.
Cosa succede giocando con gli alleati? Le battaglie diventano irrilevanti, molti nemici andranno al tappeto senza bisogno del nostro intervento, anche le boss fight ne risentono, tranne che nelle ultimissime sezioni. La necessità di ricorrere alle combinazioni per superare specifiche zone è avvilita da come viene continuamente facilitata, con le trasformazioni giuste sempre suggerite e facilmente reperibili. Conseguenza? Ci si ritrova a marciare in avanti senza mai morire, senza mai incappare in un reale ostacolo: ho portato a termine la modalità storia in 4-5 ore, perdendo solo tre vite, senza mai restare bloccato (e nel caso di qualche raro momento di mancanza di energia, l’interazione con gli amiibo può intervenire in proprio soccorso). Risultato? Non ci si diverte, il che è drammatico.
Perché questo è il dramma di Kirby: un personaggio con una fortissima identità, amato dai videogiocatori, incastrato in un’immagine di morbidezza e semplicità che umilia il suo potenziale. A chi sostiene che sia fatto così perché indirizzato ad un pubblico infantile, mi sento di dire con convinzione: i bambini non sono degli impediti. Sono capaci e cercano la sfida, la difficoltà, perché sanno che è dal loro superamento che arriva la soddisfazione. I bambini sono, insomma, come noi adulti. E Nintendo dimentica la sua grandezza, che è quella di distruggere le età anagrafiche, di far appassionare i grandi ai giochini, e i piccoli ai gioconi.
Ma come ogni Kirby, anche Star Allies è farcito di contenuti extra, ed è qui che riesce, in parte, a riscattarsi.
Il gioco delude nella prima run, confusa più che confusionaria, e breve. Ma quando invece ci si dedica a spulciare per bene gli anfratti di gioco per raggiugere il 100% il sapore del videogiocare cambia, la ricerca è stimolante e la sfida si fa addirittura percepibile. Ciò porta a pensare che un approccio più riflessivo al gioco sveli le sue potenzialità; ad ogni modo il gamer quando parte per un’avventura marcia a ritmo naturale, e queste potenzialità possono quindi rimanere nascoste finché non si decida di ripercorrere i livelli già visitati. La ricerca degli oggetti nascosti serve a completare dei puzzle di diverso stile grafico: non epocali, ma carini.
La possibilità di intraprendere la modalità storia in multiplayer è una buona trovata: non capovolge le meccaniche di gioco, ma l’esperienza in compagnia risulta divertente. Lasciando da parte la campagna, sono ben quattro le modalità extra offerte dal pacchetto.
??? sei tutti noi! si dimostra davvero avvincente: senza Kirby, dovremo affrontare i vari livelli mentre il cronometro procede, sfruttando i potenziamenti di forza, energia e velocità che troveremo sul nostro cammino. Immediata, funzionale e divertente.
La scelta decisiva ci chiede di scegliere una squadra, secondo diversi gradi di difficoltà, e di affrontare con questa i boss del gioco, disponendo di un numero limitato di oggetti curativi. Anche qui il piacere di giocare è semplice e rapido.
Star del baseball e Campioni taglialegna sono due minigiochi nel senso più comune del termine: il primo ci fornirà una mazza da baseball, appunto, per allontanare degli asteroidi; la seconda richiede di tagliare un albero evitando i vermi piazzati sul legno. Due esperienze ludiche minimali e che si limitano a semplici riempitivi, apprezzabile il primo, dimenticabile il secondo.
È dunque qui che Kirby Star Allies nascondeva il suo valore: nel contorno, nell’extra, nell’altro, come una metropoli di lunga storia che cela i suoi angoli più emozionanti tra le fermate secondarie della metro. Una meccanica principale con la quale gli sviluppatori non hanno fatto centro, intorno alla quale gravita una ricerca e delle modalità secondarie che fanno sinceramente venir voglia di lasciare la cartuccia all’interno dello slot. Il multiplayer è poi onnipresente, accessibile semplicemente staccando i Joy-Con dalla console, e anche qui Kirby mostra di sapere bene cosa serva a far divertire.
Non è facile dare un giudizio secco a Kirby Star Allies, anche al vaglio di molte ore di gioco.
L’incontro con l’avventura non è ottimale, per l’eccessiva semplicità di una meccanica, quella delle alleanze, un po’ confusa al suo interno. Eppure, un secondo approccio al gioco fa cogliere i pregi della produzione, e i numerosi extra le conferiscono longevità.
In definitiva, un passo indietro rispetto al predecessore Planet Robobot, che divertiva da subito e senza indugio; tuttavia un buon episodio, esteticamente impeccabile, che alla fine di ogni analisi piace, e piacerà soprattutto ai fan della serie.