Dal Regno dei Funghi all’Incubo della Carne Rossa
La leggenda vuole che Archimede scoprì l’importantissimo principio del galleggiamento dei corpi proprio entrando nella vasca da bagno. Shen Nong, uno dei cinque imperatori mitici della Cina, giaceva sotto un albero di tè, quando una fogliolina della pianta cadde dai rami dentro al pentolino d’acqua calda che il sovrano aveva con sé: nasceva così la bevande del té. Non vogliamo sapere quali guai stessero passando nella loro vita Edmund McMillen e Tommy Refenes, quando concepirono un gioco su un pezzetto di carne sanguinolente che deve trarre in salvo la sua amata, un cumulo di bendaggi deambulante, da un robo-feto con giacca e cilindro.
Dall’uscita nel 2010 per Xbox 360 prima e PC dopo, Super Meat Boy non ha fatto che alimentare la sua fama e il suo seguito: un gioco dalla difficoltà crudele e dalla giocabilità rasente la perfezione. Vista l’immediatezza d’approccio ma la difficoltà di portarlo a termine, il titolo ha goduto (e quindi gode) di una solida longevità, che l’ha portato ora a sbarcare anche sui lidi di Nintendo Switch.
Le notizie parlano di risultati di vendite già notevoli; torniamo dunque a tendere la corda della pazienza per vedere come il nostro molliccio protagonista se la cavi sulla nuova console della Grande N.

Il concept di Super Meat Boy è presto detto: non morire. E che ci vuole?
Si tratta di un platform composto da numerosi livelli brevissimi che non richiedono mai più di qualche decina di secondi. Alla fine di ogni stage, la nostra amata Bandage Girl la quale puntualmente, una volta raggiunta, viene trascinata dal Dr. Fetus al livello successivo (prego?): tra i due amanti, un ambiente pericoloso e pericolante che richiede salti precisi, velocità d’esecuzione e la giusta dose di pazienza. Oltre alle difficoltà della conformazione dei livelli, diversi elementi offensivi causano la fine della partita al solo contatto. Queste minacce spaziano da lame rotanti a mostri privi di raziocinio, arrivando al sale (sì avete capito bene, il sale, ascoltate i medici quindi e usatene poco nella vostra alimentazione). In sintesi: arrivare da un punto A a un punto B cercando di non diventare carne macinata da ragù.
Se rimaniamo sul livello dei discorsi più didascalici, Super Meat Boy pare un giochino come tanti ce ne sono e ce ne potrebbero essere. Lo scacco viene dal lavoro della macelleria Team Meat: certosino, maniacale, incredibile. Due sono le componenti che maggiormente caratterizzano il loro gioco: la giocabilità e lo stile.
Potremmo reputare scontato che un titolo così incentrato sulla precisione del gamer offra comandi agili e funzionanti. Invece, come ho scritto anche nella recensione di un titolo simile (e pur buono) come Evil League, il rischio d’errore è massimo. In Super Meat Boy tutto è più liscio dell’olio: il feedback dei pulsanti, la struttura dei livelli, la fisica dei movimenti, il ritmo, tutto è talmente ben fatto da rappresentare pietra di paragone. Si muore, tantissimo, ma il gioco non si ferma mai, la partita successiva parte immediatamente; ed ad ogni dipartita abbiamo la certezza dei nostri limiti di giocatori, mai è in dubbio il calibro posto dagli sviluppatori. Occorrono caparbietà e diligenza per portare a termine il gioco, questo è innegabile: ma la soluzione appare sempre, è visibile, ed è più facile ritrovarsi a ripetere lo stesso livello per la ventesima volta che arrendersi. È necessaria una buona dose di skill, ma queste il giocatore le svilupperà gradualmente, proprio procedendo con l’avventura: tornando indietro qualche livello che vi aveva fatto dannare, potreste ritrovarvi a dire: “Ah… era tutto qui?”. Questo aspetto è davvero una grandezza: Super Meat Boy è come un gioco quasi educativo in questo senso, finalizzato a coltivare la pazienza e la bravura col pad del giocatore.
A tal proposito, arriva una minuscola stonatura relativa proprio alla versione Nintendo Switch: giocando in modalità portatile, l’impugnatura della console della casa di Kyoto non si rivela il top della comodità, stesso dicasi per i pulsanti un po’ troppo piccoli. Per carità, nulla che interferisca seriamente con la partita, ma i pad classici risultano più efficienti in questi contesti di precisissimo hardcore gaming.

Il secondo tratto caratterizzante di Super Meat Boy, dicevamo, è lo stile. Una tale frenesia di gameplay non sarebbe stata ugualmente efficace senza l’adatta pulizia d’immagine. I disegni e la cromatica minimali scelti dagli sviluppatori vanno così a supportare direttamente il gioco: i colori sono nitidi, i dettagli ben definiti, le animazioni e la fluidità alle stelle.
Vincente è non solo l’immagine, ma anche il tono della produzione. Sebbena anche solo definire la storia come “abbozzata” sia un’esagerazione, affezionarsi ai personaggi (e al loro design) è questione di un istante, e gli intermezzi che precedono i vari mondi o i boss strapperanno sempre almeno un sorriso dalla loro comicità tra il nonsense e il grottesco.
Le musiche chiudono stupendamente il tutto (e rispecchiano il gusto di McMillen, a giudicare dal vestiario che spesso esibisce). Come accaduto per altre versioni, per una questione di diritti la colonna sonora è stata cambiata rispetto all’edizione originale, ma la qualità è rimasta inalterata: dal sapore limaccioso del blues del primo mondo a note decisamente più metalliche, i brani accompagnano benissimo le truculente vicende su schermo, anche, e non è un dettaglio da poco, perché riprodotti in loop in ogni mondo.

Cosa determina la longevità di Super Meat Boy? Mai come in questo caso la risposta è relativa, singolare per ogni personaggio. Una volta presa familiarità con il grado di sfida, l’avventura principale potrebbe anche essere completata in un singolo giorno. Ma ciò resta appannaggio di chi abbia voglia di chiudersi davanti allo schermo a subire sconfitte a ripetizione. Esempio biografico: la prima volta che lo giocai, diversi anni fa in edizione Xbox 360, ci impiegai un mesetto scarso a portarlo a termine. Ma non nel senso che passai un mese a giocarci: dopo aver superato in poche partite tutti i mondi, rimasi bloccato all’ultimo livello, e dopo svariati tentativi decisi di metterlo da parte e di tornarci in seguito. Ciò per dire come sia un prodotto che si presti sia ad una vorace assunzione, che ad un dosaggio diluito in piccole partite.
Al di là di questo aspetto e parlando invece dei contenuti, di carne in tavola ce n’è tanta (ah ah ah! Carne in tavola! L’avete capita? L’avete…capita…). Ogni mondo può essere giocato anche in modalità dark, differente e più difficile; sono poi presenti diversi livelli nascosti, che vanno ad accumuarsi quindi in un pentolone decisamente generodo di stage. La raccolta dei cerotti sparsi per il gioco servirà a sbloccare nuovi personaggi giocabili, ognuno con specifiche peculiarità che davvero vanno a modellare l’esperienza di gioco, la quale è incentivata alla rigiocabilità anche dal processo di perfezionamento per guadagnare il voto A+ ad ogni livello.
Infine, una modalità multiplayer per 2 giocatori, una sfida a tutta velocità in split screen che premia il primo a tagliare il traguardo: idea sfiziosa, sfruttabile anche in modalità portatile sfruttando ambo i Joy-Con come pad controller separati, che però in un titolo del genere si rivelano scomodi come l’antico inginocchiarsi sui ceci.

Super Meat Boy è una piccola grande perla videoludica, che fa piacere avere su Nintendo Switch. La portabilità aggiunge fascino a un gioco che dal 2010 ad oggi non ha perso un millimetro di smalto.
Al prezzo di €12,99 sull’eShop Nintendo, l’offerta si presenta accattivante anche se non nuova. Super Meat Boy è un pezzo (di carne) di storia dell’indie videoludico, ed al giorno d’oggi un buon ripasso prima dell’uscita del seguito Super Meat Boy Forever, previsto per quest’anno.