Vecchi ricordi e nuove emozioni
Mentre mi apprestavo ad entrare nella sala del Cinema Arcobaleno per assistere alla proiezione in anteprima di “Pokémon. Scelgo te!”, devo ammettere di aver sentito in modo consistente il peso della mia età: sia chiaro, stiamo comunque parlando di un franchise riconosciuto attraverso diverse generazioni, ma la sensazione è che i più anzianotti possano tranquillamente cedere il passo quando si tratta di animazione o merchandise fine a sé stesso, limitandosi a godere di tanto in tanto di un titolo per console Nintendo o giocando d’astuzia e pianificazione con il gioco di carte collezionabili.
Alla fine del film mi ero anche preparato una frase pro-forma per non cadere nell’imbarazzo di chi prova a rapportarsi in modo diretto con un prodotto con cui è – tendenzialmente – incompatibile per limiti anagrafici: “Piacerà davvero tanto ai ragazzini”. Mi sembrava perfetta.
E lo sembrava ancora di più detto da chi, nonostante le tante primavere sulle spalle, aveva gli occhi rossi e lucidi dopo la visione.
Il ventesimo film dedicato alle avventure di Ash e Pikachu nasce con l’intento di narrare in modo nuovo e fresco le origini di un cammino iniziato nel 1997 e di raccordare un percorso fatto ogni volta di nuove terre, nuovi Pokémon e nuovi personaggi. Dopo tanti anni è infatti difficile immaginare un universo fatto di comparti stagni, dove Kanto ospita solo i primi 151 (salvo licenze) Pokémon e per “acchiapparli tutti” tocchi invece comprare un biglietto per Kalos o Alola
Riviviamo dunque gli esordi di Ash come allenatore: dalla notte sognante, la sveglia mancata e la consegna di Pikachu in avanti, con un ritmo più conciso (per ovvie necessità) e la voglia di fornire una nuova visione – canonica – dell’inizio della nostra storia. Cambiano alcuni elementi di contorno, ma i feels da ritorno al passato sono sempre potenti e, almeno inizialmente, il traino è dato proprio dalla voglia di scoprire come siano stati reinterpretati alcuni momenti indimenticabili.

Si torna a casa con grande facilità grazie all’ottimo lavoro dei doppiatori: Garbolino è ormai l’incarnazione stessa di Ash Ketchum e in questo film è riuscito a riavvolgere il nastro del tempo quasi fosse ritornato egli stesso all’età di 10 anni. D’un botto spariscono abitudinarietà e modulazione della voce a tratti metodica, propria di chi realizza una serie per tanti anni: il nostro protagonista è genuinamente vivace, imbranato (anche troppo a volte…) e ingenuo, instaurando presto il legame con lo spettatore.
Anche il Professor Oak di Rovatti, nonostante il personaggio si limiti al ruolo di “apripista” durante l’ormai leggendaria consegna del primo Pokémon, puntella a dovere con la sua interpretazione una fase iniziale tanto familiare quanto ricca di dettagli sensibilmente diversi, perfino nell’incontro con il nostro adorato topo elettrico. Il tempo è passato e i nostri ricordi un po’ sfumati si intrecciano con grande facilità a questa nuova stesura che strizza l’occhio costantemente a chi conosce già characters e ruoli.

A generare entusiasmo è ovviamente il restyle visivo tipico di un “movie” moderno, forse meno caldo a livello emotivo ma sicuramente limpido, colorato ed entusiasmante nella corposità delle sue animazioni – con l’unica, comprensibile, incertezza nelle scene d’azione ravvicinate, le quali sono state frammentate per venire incontro ai soggetti fotosensibili. Per il resto si passa senza incertezze dai luoghi chiusi a quelli aperti, dalle atmosfere sognanti in riva ad un lago ai brividi di una montagna: verrebbe quasi da dire che un film è riuscito a fornirci una visione più concreta del mondo Pokémon in meno di due ore di quanto abbia fatto la serie per anni.
Di certo lo spettatore passerà tantissimo tempo ad analizzare edifici e tecnologie, vestiari e pettinature, domandandosi quale sia la migliore interpretazione: classica o moderna?

Incuriosisce molto come per buona parte dell’opera l’accompagnamento musicale non sia troppo invadente e, anzi, spesso sostenga le immagini a schermo in stile “Silly Symphonies”: tanti gesti o azioni semplici sono sottolineati da singoli strumenti o effetti, donando maggiore efficacia rispetto ad un singolo pezzo di una colonna sonora creato con l’intento di comunicarci il tono di una situazione molto contenuta. Il primo “diverbio” tra Ash e Pikachu, per far entrare quest’ultimo nella Poké-Ball, è emblematico di questa scelta vincente e risulta molto più gradevole rispetto all’originale.
Dopo aver rivissuto i primi emozionanti eventi che portano il piccolo amico elettrico a trovare la fiducia in Ash incorriamo nello stacco che separa il film dalla storia originale: appaiono nuovi personaggi inattesi, Pokémon non presenti durante il viaggio originale in quanto appartenenti ad altre regioni (perfino degli starter di Alola hanno un ruolo cruciale!) e si abbandona l’idea del viaggio per diventare maestro di Pokémon in favore di un obiettivo ben specifico, ricollegato in modo curioso a quanto si vede alla fine della prima puntata della serie tv.

Da qui parte un sostenuto crescendo di eventi che sarebbe davvero un peccato svelare: al di là dei nuovi companion (la frizzante Amina e il serioso Sami) già visti nel trailer e che rivestono in modo quasi sovrapponibile quelli che erano i ruoli di Misty e Brock, affrontiamo un viaggio totalmente nuovo in cui trovano spazio alcuni inserti classici (Charmander? Chi ha detto Charmander?) e tutta una nuova serie di leggende che si intrecciano ad un “cammino dell’eroe” forse un po’ scontato ma ricco di emozioni. Di certo la potenza di una figura come Entei, inserita in modo totalmente inatteso, segna il passo in modo netto tra la fase in cui sapevamo cosa aspettarci e quella in cui ci togliamo le cinture di sicurezza per abbandonarci alla nuova storyline.
C’è grande coraggio nell’utilizzare Ash come veicolo di alcuni messaggi molto importanti, che risultano forse banali per i più anziani ma portano con sé un’enorme carica empatica quando rivolti ai più giovani. Non si tratta solo del consueto incoraggiamento a non arrendersi e ad inseguire i propri sogni, quanto di provare a guardare la vita di tutti i giorni attraverso gli occhi di chi vive il fantastico e si rende conto di quali siano i limiti che vincolano la vita nel mondo reale, impedendoci di fare nuove esperienze e vivere avventure distanti da noi meno di quanto si possa pensare.

Dismettendo per un attimo i panni del critico/recensore e vestendo quelli di chi ha sempre provato affetto per l’universo di Pokémon fin dai suoi esordi (quando ancora si era abbastanza giovani per essere ingenui), non si può negare che si arrivi al climax a seguito di un’altalena di emozioni, capaci di strappare le lacrime di nostalgia così come di consapevolezza. Unica incertezza il finale un po’ convulso, in cui le azioni di Marshadow rispondono a delle linee guida un po’ oscure, nonostante i personaggi provino a contestualizzarle a dovere.
I più giovani mostreranno l’empatia per le emozioni mostrate a schermo, mentre i più anzianotti percepiranno più profondamente la difficoltà di certe scelte fatte in nome dell’affetto per i propri amici. Inevitabile scambiarsi sguardi di delicata complicità tra i presenti in sala.
Ed è questa la grande forza di Pokémon. Scelgo Te!, la capacità di emozionare e commuovere oltre quanto visto in film più recenti, costretti questi ultimi a ricercare un legame con lo spettatore durante le fasi iniziali e poi, con il consueto momento clou, richiamarne sentimenti e coinvolgimento per generare l’effetto emozionale che si muova di pari passo con le scene. In ScelgoTe! si parte avvantaggiati, poiché vengono costantemente risvegliati ricordi potenti della nostra infanzia/giovinezza, in modo così vivo che – dall’altra parte – per creare un finale originale che possa tenere testa a tale trasporto si è arrivati a ricreare un paio di momenti davvero impensabili. In particolare quando vi sembrerà di assistere ad un momento già vissuto, tenetevi pronti, perché starà per arrivare una delle più grosse sorprese che il mondo animato di Pokémon potesse riservarci.

Dall’inizio ai titoli di coda, dalla canzone di apertura a quella di chiusura, si respira l’atmosfera più amorevole che la fanbase potesse desiderare: non chiamatelo semplicemente fanservice, non quando si ha il coraggio di cambiare e reinterpretare. Si punta forte sul sentimento, sull’empatia, sull’immedesimazione col protagonista e sull’importanza delle scelte di chi viaggia perché crede davvero nella forza dell’amicizia. Per qualche istante si percepisce la fragilità di un ragazzino di 10, che presta facilmente il fianco al dubbio e al senso di inadeguatezza perché incapace di sostenere le potenti emozioni da preadolescente, ma la sua ostinazione e sincerità fungono da catalizzatore per l’apertura delle nostre cataratte oculari.
20 anni di Pokémon animati per arrivare al film numero 20 eppure le sensazioni sono sempre le stesse e a tratti irrinunciabili. La visione del film è consigliatissima non solo ai più piccoli, ma anche a chi voglia provare a dare una spolverata alla propria vetrina dei ricordi per riportare alla luce il suo “Ash” interiore che forse, almeno una volta, ha davvero desiderato di diventare il migliore…
…“Come nessuno è riuscito mai.”
N.B
Gli spettatori che acquisteranno i biglietti per la proiezione del film riceveranno in regalo (fino a esaurimento scorte) una speciale carta raffigurante il Pikachu di Ash con in testa il berretto del suo allenatore. I fan accorsi al cinema riceveranno inoltre un QR Code per sbloccare un evento di gioco nei videogiochi Pokémon Ultrasole e Pokémon Ultraluna per console della famiglia Nintendo 3DS, in uscita pochi giorni dopo il film, il 17 novembre. Il QR Code permetterà di sbloccare anche il Pikachu di Ash che indossa il berretto del suo Allenatore. Un motivo in più per andare al cinema!



























































