Elliot Quest – Recensione

Elliot Quest

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Genere: Avventura
Multiplayer: –
Lingua/e: Inglese

“Non chiedere, ma guarda e parti all’avventura” (cit. il prode vagabondo)

L’avventura porta con sé speranze, sogni, paure, desiderio e molte altre emozioni. È per questo che quando si parte per una quest, quella di Elliot, non è importante che la motivazione sia una maledizione che sta consumando la nostra vitalità, impedendoci anche di morire, lasciandoci dunque nell’inevitabile sofferenza.

Successivamente alla scomparsa della moglie, Elliot si ammala, per colpa di questa maledizione, ma  decide di partire per un’avventura per rimuovere il malocchio del demone Satar, che lo sta consumando. Qualora non riuscisse a curarsi in tempo diventerebbe esattamente come lui. Intraprende dunque un viaggio alla ricerca dei Guardiani, che sono gli unici in grado di fermare Satar dall’impadronirsi del regno di Urele.

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Armato di coraggio e frecce, Elliot si trova in un overworld da perlustrare, con dungeon, piccoli villaggi, case abbandonate, ponti e caverne, il tutto condito da nemici di vario genere. Ispirato enormemente da Zelda II: The Adventure of Link, ne condivide le principali meccaniche di gioco, oltre che le scelte visive. Avremo a disposizione un equipaggiamento, sempre limitato a due oggetti contemporaneamente, ma il progresso del personaggio è decisamente interessante.

Uccidendo i nemici in sequenza attiveremo una barra “Chain”, che aumenterà i drop dei nemici, acquisiremo poi esperienza per aumentare di livello, ma non saliranno le nostre statistiche, bensì criteri ausiliari come il range delle frecce, la nostra elusività ai colpi, la percentuale di critici, ma non elementi come l’attacco o la difesa; quest’ultima riservata, come da tradizione zeldiana, al personaggio fermo che tirerà fuori in automatico lo scudo, qualora lo avesse.

Il gatto si chiama Link... ma guardate il quadro...
Il gatto si chiama Link… ma guardate il quadro…

Terminando i cuori a nostra disposizione, Elliot non muore, ma perde punti esperienza, azzera la barra “Chain” e dunque punisce nettamente gli errori, anche grossolani. Un sistema che risulta in una difficoltà di base e di concetto non elevata, ma che andando avanti ci porterà a osare di meno, ma soprattutto a livellare in zone più sicure perché non saremmo riusciti solo con la main quest a proseguire. Riassumendo è accessibile, ma padroneggiare la difficoltà è assai arduo, e finisce nel tedioso se non ne siamo all’altezza.

Il mondo di gioco è abbastanza omogeneo e c’è una fortissima sensazione di scoperta dei luoghi, seppure il design non rappresenta una novità nel genere, con location spesso scontate o comunque, seppur ben caratterizzate, mai sorprendenti. È presente una componente di backtracking nel gioco, ma principalmente ai fini del completismo, legata ai cristalli per delle aree segrete, o per forzieri, qualche volta invece è necessario per aumentare ad esempio i nostri punti magia.

ahhh un Tektite da un universo parallelo!
ahhh un Tektite da un universo parallelo!

Nei dungeon si trovano tesori, oggetti che migliorano le nostre abilità, come il doppio salto, ma soprattutto boss, sempre ben congegnati, anche se una volta compresi i loro attacchi si dimostrano vulnerabili, e non sempre la loro sconfitta è legata all’oggetto abilità del dungeon, o almeno non solo.

Sarà possibile acquistare dell’equipaggiamento come pozioni e non solo, ma i soldi non sempre si trovano, ed è qui che entra in gioco il nostro allineamento. A seconda delle azioni che compiremo, come ad esempio rubare soldi a casa delle persone, ci attenderà un finale diverso – ce ne sono 3 – ma avremo più o meno vita facile con alcuni aspetti del gioco.

È giunto il momento di tingersi i capelli biondi e abbracciare la Buster Sword
È giunto il momento di tingersi i capelli biondi e abbracciare la Buster Sword

Musicalmente parlando le tracce non rimangono particolarmente impresse ma sono specchio dei giochi dell’epoca di Zelda II. Il GamePad viene utilizzato per l’off-tv e per gestire in tempo reale l’equipaggiamento e i menu. Stranamente nonostante uno stile visivo retro, sono presenti cali di frame-rate fastidiosi nelle situazioni concitate, e qualche volta l’ambiente di gioco presenta delle linee verticali di pixel vuoti, su terreni e sfondo.

In conclusione Elliot Quest, compreso del citazionismo mai eccessivo seppur visibile, è un moderno Zelda II, nel senso buono del termine. Pochissimi suggerimenti, tanta avventura, molto spaesamento, qualche difettuccio di design, ma grandi soddisfazioni nell’esplorazione libera, libera di sbagliare. Un gioco che tiene occupati un giusto tempo, soprattutto in base al prezzo di 9.99€, e per completarlo totalmente ancora di più.

7.9

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