Le accuse sono nate il mese scorso. Ora anche il Presidente dice la sua.
Il mese scorso Nintendo America è stata menzionata, al fianco della agenzia di reclutamento Aston Carter, in una deuncia sui diritti dei lavoratori. Un operaio ha infatti sostenuto che il suo diritto di sindacalizzare sia stato violato.
Si era poi fatta viva la risposta da parte di Nintendo: stando a quanto dichiarato, il lavoratore in questione sarebbe “un appaltatore che è stato licenziato per aver rivelato informazioni confidenziali e per nessun altro motivo in particolare”.
Ma ci sono adesso degli aggiornamenti. L’autore Stephen Totilo per Axios Gaming ha condiviso un messaggio interno inviato da Doug Bowser, Presidente di Nintendo of America, ai suoi dipendenti. Li avvisa di queste “storie comparse su alcuni media”, dichiarando che sia lui che il gruppo dirigente esecutivo hanno trovato molti punti di queste accuse “preoccupanti” e hanno iniziato a “rivederne il contenuto”.
Nuove accuse ai danni di Nintendo. Altri dipendenti riportano la loro esperienza.
A questo messaggio ha replicato un attuale appaltatore nei test dei prodotti presso Nintendo. Ha definito il messaggio di Bowser “deludente“, in quanto a detta sua non faceva riferimento “al nucleo del problema per così tante cause”. Un altro ex dipendente Nintendo per il servizio clienti, chiamato Ash, ha aggiunto la sua esperienza, condivisa sempre da Axios:
Ha lavorato al servizio clienti Nintendo per molti anni fino al 2015. Regole rigorose di congedo per gli appaltatori e percorsi limitati per i lavoratori a tempo pieno hanno contribuito allo stress per la possibilità di perdere il lavoro in qualsiasi momento. Questa pressione, ha detto, contribuì a un problema al cuore. Ash ha poi affermato che il suo momento di disillusione arrivò quando suo nonno morì. “Mi dissero che se fossi andato al funerale, non avrei trovato il lavoro al mio ritorno“.
Sulla questione si è espresso anche Reggie Fils-Aime. L’ex Presidente di Nintendo of America, intervistato da Washington Post, ha dichiarato “questa non è la Nintendo che ho lasciato“.