The Legend of Zelda: A Link Between Worlds

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Quello che più sorprende giocando è ritrovare, riscoprire quel sense of wonder che la saga aveva in parte smarrito con gli ultimi capitoli.
La possibilità di esplorare in maniera totalmente libera due mondi pieni di sub-quest, di grotte, di tesori nascosti da trovare; l’angoscia di trovarsi davanti a nemici molto più forti di noi e di dover temporaneamente battere in ritirata; la meraviglia di vivere un’avventura che basa tutto il suo cuore, tutta la sua anima, attorno ad una parola: giocabilità. 

Un piccolo passo indietro si ha sotto il profilo della caratterizzazione di Link, che perde quell’identità acquisita con gli ultimi capitoli per home console, tornando semplicemente ad essere il nostro alter-ego all’interno della storia.

Non più un predestinato ma un eroe che si forma pian piano, dungeon dopo dungeon, fino ad acquisire un’identità, consapevolezza di se stesso e delle sue capacità. Lui, con noi.

In A Link Between Worlds Link torna ad essere semplicemente Link, l’eroe. 
E funziona, funziona benissimo. Funziona dal primo all’ultimo minuto di un’avventura semplicemente eccezionale.

A Link Between Worlds rappresenta un ritorno alle origini e al tempo stesso una grossa rivoluzione per la saga, presentando un impianto solidissimo che non mostra crepe ne punti deboli.

Nintendo ha preso il capitolo che diede inizio alla Leggenda, che cambiò il mondo videoludico e gli ha dato un seguito, innovando come poche altre volte nella sua storia.

A Link Between Worlds trasmette gioia, trasmette la voglia di andare costantemente avanti senza mai fermarsi. Mai pesante, mai banale, veloce nel ritmo e nell’azione, fa sognare, fa innamorare.

Forse è di questo che aveva bisogno la saga, forse serviva ritornare alle origini per ritrovare quel cuore, quella magia che aveva parzialmente smarrito negli ultimi anni.

Forse, il restyle di Zelda servirebbe a tutto il mondo dei videogames: uno sguardo al passato per non perdersi in seguiti su seguiti che non riescono a portare innovazione e che vengono acquistati per abitudine, o in saghe ormai stantie e prive di idee che hanno come unica direzione la ricerca di un pubblico sempre più vasto.

Da qui, Nintendo deve ripartire per regalarci altri sogni, altre avventure che non dimenticheremo mai.

Grazie, Eiji Aonuma. Grazie, Shigeru Miyamoto. Grazie, Hiromasa Shikata.
92 minuti di applausi.

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