Sotto la Scocca – Monitor: gioie e dolori del gaming moderno

Un tuffo nel passato e un'analisi della tecnologia odierna, per capire qual è stata l'evoluzione degli schermi che hanno accompagnato le nostre sessioni di gioco nel corso delle varie generazioni.

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Nintendo Switch 2 è finita al centro di accese discussioni, a partire da Digital Foundry fino ad arrivare a creator come Hardware Unboxed, esperti nel valutare schermi da gaming con strumenti e occhi allenati. I test condotti da queste fonti sono oggettivi e replicabili, ma il linguaggio tecnico usato rischia di allontanare chi non mastica display e frequenze.

Ecco perché è utile fare un passo indietro e analizzare il contesto: com’è fatto il pannello di Switch 2, da dove viene il concetto stesso di “qualità video”, e perché tutto ciò influisce sul nostro modo di percepire i videogiochi.

Partiamo con le specifiche del Display di Nintendo Switch 2.

  • Tecnologia IPS
  • Refresh rate a 120 Hz
  • Supporto VRR (Variable Refresh Rate)
  • Luminosità di picco: 410 nit
  • Copertura colore: 97,6% D65-P3
  • Contrasto: 1068:1
  • Punto colore bianco: 7893K

Sembrerebbe un buon passo avanti rispetto a Switch 1, ma il confronto diretto rivela molte zone grigie… e non in senso cromatico.

Partiamo con la storia

Tutto comincia nel lontano 1897 con il tubo catodico (CRT), reso commerciale dagli ingegneri tedeschi negli anni ’30. I CRT avevano due vantaggi fondamentali:

  • Tempo di risposta istantaneo. Il disegno continuo per linee del frame permetteva di cambiare al volo i suoi valori e mostrare il più velocemente possibile nuove informazioni ricevute dagli input ed elaborate dal gioco
  • Pixel naturalmente sfocati, che aiutavano a mascherare le basse risoluzioni e rendevano gli asset più coesi a schermo

Il risultato? Una fluidità visiva straordinaria, dove il gioco sembrava un’estensione naturale del giocatore. L’interattività e la reattività erano al centro dell’esperienza. Ma non erano perfetti: i CRT erano pesanti, affaticavano la vista e consumavano molto.

Con l’arrivo dei pannelli LCD il mondo cambiò, ma non sempre in meglio. Infatti essi ci portarono:

  • Pixel precisi e netti, che se non gestiti correttamente causavano immagini seghettate
  • Tempi di risposta più lunghi, con scie visibili (ghosting)

Per portare via tutti i difetti dei CRT, abbiamo abbassato enormemente il godimento videoludico attraverso la tecnologia schermo. Questo scarto con in CRT non è stato ancora del tutto recuperato ed i miglioramenti nel campo display sono continui e tangibili di anno in anno.

Tecnologicamente la precisione dei pixel è stata compensata con antialiasing, upscaling arrivando ai moderni DLSS e FSR. Per i tempi di risposta sono migliorati i pannelli. Per dare un’idea sotto forma di numeri, se un pixel impiega 20 ms a cambiare colore e il gioco gira a 60 fps (16,6 ms per frame), l’immagine apparirà sfocata.

Con il tempo, le tecnologie monitor più diffuse stazionarono su questi tre tipi:

  • TN (Twisted Nematic): altissima velocità (fino a 800 Hz) ma colori scarsi – perfetti per l’eSport competitivo
  • VA (Vertical Alignment): contrasto elevato, tempo di risposta più lento, ideale per giochi cupi o cinematici
  • IPS (In-Plane Switching): ottima resa cromatica, buon bilanciamento tra velocità e ghosting

Il pannello di Switch 2, essendo IPS, nasce per dare un’esperienza equilibrata… almeno sulla carta.

Poi però è apparso lui. l’OLED. Pixel auto-illuminanti e contrasto virtualmente infinito. Tempo di risposta inferiore a 1 ms, eliminando completamente il ghosting. Questo si traduce in chiarezza in movimento e fedeltà visiva senza compromessi. Il prezzo da pagare è un pannello che si degrada per ogni istante in cui i pixel rimangono accesi. Quindi ha una vita utile più bassa delle altre tecnologie. Ma che qualità. E la tecnologia è diventata abbastanza comune considerando che ad oggi quasi tutti gli smartphone hanno uno schermo OLED.

Unidentified object ruins everything

Considerando questo, vedere Switch 2 con un pannello IPS invece di un OLED come Switch Oled, fece storcere diversi nasi. Io stesso in fase di prova dissi che non era un problema. Però, con test oggettivi e replicabili, possiamo cercare di capire meglio quale sia stato il tradeoff.

Colpevole di tutto è il test dell’ufo. Questo consiste in una figura che scorre rapidamente sullo schermo: più l’immagine resta nitida, più il display è reattivo. L’ho appena testato sul mio Samsung Oled G8 ed è burro puro. Fluidissimo e limpidissimo. La console Nintendo invece?

Switch 2 ottiene prestazioni inferiori non solo rispetto ai monitor IPS moderni, ma anche rispetto alla Switch 1. Un risultato sorprendente, considerando che dal 2017 a oggi la qualità dei pannelli si è evoluta notevolmente. Non solo, risultano inferiori anche a pannelli VA, che come abbiamo detto prima tendono ad essere più lenti di un IPS.

Quali tradeoff

Va bene, uno potrebbe dire accetto questo peggioramento per altre qualità. Lo schermo del GBA SP illuminato era peggio rispetto ai predecessori, ma aveva la luce. Uno scambio che aveva un senso.

Qui non sembra esserci. L’HDR è nominale, non reale. Switch 2 raggiunge solo 410 nit e non supporta local dimming (MiniLED). Mi spiego meglio. l’HDR porta non solo l’informazione del colore ma anche della luminosità del singolo pixel. Per poter quindi regolare questo parametro servono o pixel autoilluminati come negli OLED, o sistemi che spezzano i led di retroilluminazione in certe zone, come suigli schermi Mini LED. E maggiore è la luminosità di picco, maggiore è il contrasto ottenibile in una scena tra il punto più luminoso e quello meno luminoso. Lo schermo integrato di Switch 2 non ha letecnologie per dare un vero risultato HDR.

Lo spazio colore è l’unica cosa oggettivamente migliorata con una copertura dello spazio P3 quasi totale. I colori appaiono più saturati rispetto a Switch 1, poppano di più, ma sono anche più accurati i software progettati apposta per Switch 2.

La scelta di un pannello IPS su Switch 2 è chiaramente dettata da ragioni di costo. Nintendo ha deciso di puntare su una configurazione più accessibile, a scapito di caratteristiche che avrebbero posizionato il device in un’altra fascia qualitativa.

È un problema? Non necessariamente. Io stesso nell’anteprima avevo detto quanto lo schermo non fosse un problema. I giochi provati in portable furono Cyberpunk 2077 che già di suo gira a 30fps con motion blur e scie dettate dal DLSS, quindi si camuffa. Invece Tears of the Kingdom poppa di colore, si nota la risoluzione maggiore ed i dettagli in più. Ognuno di noi ha una sensibilità occhio-cervello diversa e diversi contenuti possono mostrare più o meno il fianco a questi difetti. Giochi 2D sidescroller ne soffrono di più.

Per l’utente medio, Switch 2 offre comunque miglioramenti tangibili rispetto alla prima versione standard. Ma per chi è attento alla qualità dell’immagine – soprattutto in movimento e in HDR – questo display rappresenta un’occasione mancata.

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