Il gatto dalle lunghe orecchie torna per dire la sua oggi come allora
Sono un nintendaro. Appena mi sono messo al PC ho pensato a questa frase e alla premessa che ne sarebbe venuta fuori, per poi avere un déjà-vu. La stessa premessa l’ho fatta quando ho giocato, amato e scritto la recensione di Crash Bandicoot 4: It’s About Time e quindi non la ripeterò. Ma il senso è lo stesso: ho adorato Klonoa su PlayStation e PlayStation 2, e il suo annuncio (anzi, già dai primi rumor) mi ha reso felice come una Pasqua.
Finalmente, dopo 25 anni, Bandai Namco ha deciso di pubblicare le remastered dei due capitoli principali della serie con protagonista il bel gattone dalle lunghe orecchie, che oggi come allora vanta di simpatia e peculiarità uniche.
Klonoa Phantasy Reverie Series ripropone infatti Klonoa: Door to Phantomile e Klonoa 2: Lunatea’s Veil con grafica aggiornata e qualche extra, in modo che i due titoli possano essere goduti sia da chi si lascia trasportare dai ricordi, sia chi gioca per la prima volta a questi piccoli gioielli. Con Klonoa siamo di fronte a due platform che, per l’epoca, erano davvero rivoluzionari, soprattutto se si pensa a ciò che offriva PlayStation: scorrimento orizzontale ma in 2.5D, con cambi di inquadrature e profondità di campo non lasciati al solo scopo visivo, ma con un gameplay costruito su di essi.
Il gattone può infatti spostarsi da destra verso sinistra (e viceversa) come ci si aspetta in un platform a scorrimento orizzontale, ma tra salti, diramazioni, strade semi-alternative e collezionabili da scoprire, bisogna tenere gli occhi sempre aperti per non perdersi nulla.
Entrambi i titoli, soprattutto il secondo uscito originariamente su PlayStation 2 nel 2001, fanno infatti del level design il fiore all’occhiello del gameplay: Klonoa non ha un vasto repertorio di mosse anzi, è davvero limitato se non fosse per l’anello magico che usa come arma. Il protagonista, infatti, oltre a saltare e rimanere per qualche secondo in aria grazie allo sventolare delle lunghe orecchie, non ha modo di fare doppi salti, di arrampicarsi, di uccidere i nemici. Tutte queste azioni sono affidate all’anello magico in cui risiedono i comprimari delle due avventure, rispettivamente Huepow e Popka, che permette di catturare un nemico ed utilizzarlo come proiettile per colpire altri nemici, interruttori o sfruttarli per effettuare un salto più alto grazie alla spinta dal basso.
Tutto qui. Un gameplay semplicissimo che ruota tutto attorno a dei livelli di breve durata, ma studiati nei minimi dettagli per essere portati a compimento utilizzando i nemici che, a loro volta, hanno specifiche peculiarità da sfruttare.
I giochi hanno entrambi una durata che si assesta sulle 2-3 ore per portare a termine l’avventura principale, con qualcosa in più nel caso si voglia completare tutto al 100%. Sì, abituati alla longevità dei platform odierni siamo di fronte a qualcosa di davvero mediocre, ma credetemi se tutte le ore e i minuti passati all’interno dei mondi di Klonoa, sono puro piacere. Questo è dato non solo, come già detto, dal level design certosino che ancora oggi non sfigura, ma anche da un’opera di rimasterizzazione abbastanza riuscita, per quanto possa dividere i fan dei capitoli originali.
Klonoa: Door to Phantomile su PlayStation univa la pixel-art con sfondi bisimensionali ed elementi 3D: insomma un’accozzaglia di cose che però, visti i limiti tecnici di una volta, creava la giusta armonia per incantare il bambino che era in noi. D’altro canto Klonoa 2: Lunatea’s Veil aveva cambiato rotta utilizzando il cel-shading, cosa che è andata persa con questa remastered.
In Klonoa: Phantasy Reverie Series abbiamo tutti gli elementi in tre dimensioni, da quelli in primo piano ai fondali, dai nemici ai personaggi, il tutto con uno stile molto cartoon e vivace, con colori sparati e un senso di “festa” anche nei livelli più oscuri. Una scelta che trovo azzeccata, per quanto si discosti molto dagli originali. Lo stile adottato, nel caso lo aveste già giocato a suo tempo, è lo stesso del già uscito remake del primo Klonoa su Wii: questa volta però, per fortuna, il design dei personaggi (soprattutto di Klonoa) e dei nemici è rimasto fedele a quello di PlayStation.
Quel che più ricordavo con piacere dei due Klonoa (soprattutto del primo) era la trama toccante e una colonna sonora azzeccata, che passava dall’allegria dei momenti felici ai toni più malinconici e cupi dei mondi finali. Certo, da un platform non ci si può aspettare una storia complessa con colpi di scena epici, ma qualche sorriso e lacrimuccia, all’epoca come oggi, i due giochi sono riusciti a farmela scendere.
Parlando del lavoro di rimasterizzazione in sé, sono rimasto abbastanza soddisfatto, per quanto si sarebbe potuto fare di più.
Il passaggio al 3D totale, soprattutto nel primo capitolo, mostra alcuni fondali vuoti ed elementi poligonali davvero abbozzati, e anche il frame rate non brilla per fluidità. Su Nintendo Switch siamo sui 1080p e 60 fps, anche se questi non sono sempre ancorati e quindi in alcune situazioni abbiamo leggeri rallentamenti che, seppur non inficiando sul gameplay, si notano e danno fastidio. Nulla che non possa essere corretto con una patch, ma da un gioco che propone una grafica così semplice, mi aspettavo i 60fps granitici.
Ultima nota personalissima, i vecchi filmati in CGI rendevano molto meglio rispetto a questi fatti con il motore grafico del gioco: alcuni momenti erano davvero “magici” e stupendi da vedere, ora tutto questo si è perso.
A parte ciò, i giochi vengono proposti esattamente come lo erano originariamente, con qualche extra. All’inizio delle due avventure è infatti possibile selezionare la difficoltà (facile o normale, con difficile sbloccabile una volta terminata l’avventura) che aumenta i danni subiti e varia il numero di cuori e vite disponibili. Abbiamo poi una modalità cooperativa sulla falsariga di Super Mario Galaxy, con il secondo giocatore che può aiutare il primo con salti più alti e poco altro. C’è infine un filtro retrò per la grafica, che nelle intenzioni vuole imitare la pixel-art dell’originale Door to Phantomile ma che, a conti fatti, rende tutto molto confusionario, bocciato.
Klonoa: Phantasy Reverie Series raccoglie due platform che sicuramente meritavano più attenzione di quanto hanno avuto all’epoca, e questa è l’occasione giusta per dimostrare a Bandai-Namco che il mondo di videogiocatori amanti dei platform vuole un terzo capitolo.
Consiglio questo gioco? Sì, soprattutto a coloro che vogliono un platform semplice, che duri poco (forse davvero troppo poco) ma che regala tante piccole soddisfazioni nell’arco delle 5-6 ore utili a terminare entrambe le avventure. Certo, per il prezzo a cui è proposto forse si poteva fare qualcosa di più non solo lato rimasterizzazione, ma anche negli extra proposti. Se avete amato gli originali, aggiungete mezzo punto al voto finale; nel caso non li aveste mai giocati è il momento di rimediare, ma togliete pure mezzo punto.
Klonoa è tornato e ha reso me e tantissimi altri fan felicissimi di rivivere queste avventure oniriche: ora non resta che sperare accada ciò che è successo con Crash e la sua rinascita.