Crash Bandicoot 4: It’s About Time – Recensione senza tempo

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Crash Bandicoot 4: It's About Time arriva su Nintendo Switch e, nonostante qualche difetto, regala tante ore di divertimento ai limiti della follia.

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Genere: Platform
Multiplayer: 1-2 giocatori
Lingua/e: Testi e doppiaggio in italiano

Il peramele torna su Nintendo Switch e lo fa alla grande

Sono un nintendaro. Fin da quando le mie dita hanno preso in mano un controller, era una console Nintendo. Ho avuto tutte le console di mamma N e continuo a comprare solo console Nintendo, adorando tutte (o quasi) le IP dell’azienda giapponese. Eppure, sono anche uno di quei ragazzi cresciuti negli anni ’90, dove Sony si faceva spazio con alcune serie poi divenute storiche, come Crash Bandicoot appunto. E io lo amai, con buona pace dei nintendari più radicali dove tutto ciò che è platform all’infuori di Nintendo non va preso in considerazione.

Quando poi è stato annunciato dopo ben 22 anni dall’ultimo capitolo principale, Warped, il nuovo Crash Bandicoot 4: It’s About Time, un misto tra ricordi ed entusiasmo, ma anche preoccupazione, mi ha travolto. Perché sì, su PlayStation avevo amato i primi tre capitoli, ma con l’esperienza acquisita in tutti questi anni e con l’evoluzione del mercato, riproporre oggi lo stesso gameplay non avrebbe di certo dato le stesse emozioni di 20 anni fa. La N’Sane Trilogy, infatti, per quanto sia un remake degno di nota, è “sopportabile” proprio perché operazione nostalgica che ripropone dei vecchi giochi, ma un nuovo capitolo avrebbe dovuto osare di più. E Toys for Bob, con Crash 4, l’ha fatto alla grande.

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Inizia tutto da qui. E c’è anche Spyro (più o meno)!

Ho parlato di Warped come ultimo capitolo principale: sì lo so, esiste l’Ira di Cortex, ma così come i fan del peramele, anche gli stessi sviluppatori hanno fatto finta che quel capitolo non esistesse. La storia di It’s About Time intatti riprende il finale del terzo capitolo, con Neo Cortex, Aku Aku e N. Trophy intrappolati in un’altra dimensione e intenti a liberarsi. Grazie ai poteri della maschera malvagia, alla fine il trio riesce ad aprire un varco dimensionale per tornare nel mondo abitato da Crash e Coco, intento a raccogliere le Maschere Quantiche.

Ovviamente, essendo anche Uka Uka parte delle maschere, percepisce il pericolo e mette in guardia i due peramele che così partono all’avventura. Una trama semplice e senza fronzoli, che dà il pretesto e una motivazione per andare avanti nel corso dell’avventura e che, nel suo piccolo, funziona. I filmati ironici e ben doppiati in italiano intrattengono e strappano più di un sorriso, con un finale che regala anche qualche sorpresa.

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Un po’ Crash, un po’ Sonic

Lato gameplay, c’è stata l’evoluzione che dopo due decenni ci si aspettava. La formula è sempre la stessa e non abbiamo nulla che vada a snaturare l’essenza di Crash Bandicoot come avevano fatto i mediocri Crash of the Titans o Crash: Il dominio sui mutanti. It’s About Time è ciò che Crash Bandicoot deve essere nel 2021. Abbiamo sempre dei corridoi da seguire, l’esplorazione non esiste e bisogna semplicemente proseguire lungo la strada raccogliendo i frutti wumpa, distruggendo casse, facendo scoppiare casse TNT, evitando le casse Nitro e così via.

Eppure i ragazzi di Toys for Bob sono riusciti a rendere il tutto più moderno con cambi di inquadrature, percorsi che si limitano sì ad essere corridoi, ma con maggior variazione di gameplay come il raggiungimento di piattaforme con cambi di profondità, slittamento su rotaie come solo il miglior Sonic sa fare e, soprattutto, nuovi poteri.

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È tempo di cambiare la realtà

Le Maschere Quantiche di cui sopra diventeranno nostre alleate nel corso dell’avventura, affidandoci i loro poteri una volta raccolte. In alcune sezioni di livelli, infatti, ci troveremo di fronte a sessioni impossibili da superare senza il loro aiuto: i poteri variano dall’inversione della gravità al materializzare e smaterializzare piattaforme, dal rallentare il tempo al girare come una trottola senza alcun limite.

I livelli sono studiati in modo che il giocatore debba padroneggiare al massimo questi poteri, ed è impossibile superare le varie sezioni in modo “alternativo”. La difficoltà di Crash 4 sta infatti nel dover affrontare i livelli esattamente come sono stati pensati, con salti millimetrici e senza volare troppo con la fantasia: se bisogna fare qualcosa di difficilissimo, bisogna provare e riprovare finché non ci si riesce, non c’è scampo.

In realtà per completare l’avventura principale, a parte gli ultimi mondi, non serve poi impegnarsi tantissimo, per quanto in generale la difficoltà sia molto più elevata rispetto ai primi tre capitoli. Quel che davvero rende It’s About Time un inferno, è il completamento al 100%. Ogni livello infatti propone la raccolta di gemme conquistabili portando a termine delle “missioni” (come non perdere più di tre vite, raccogliere un determinato numero di frutti wumpa, distruggere tutte le casse e trovare la gemma segreta) che sbloccano delle skin alternative per i protagonisti, oltre alle prove a tempo, l’affrontare il livello con distorsioni grafiche e specularmente.

Insomma, completare al 100% questo Crash 4 è davvero una sfida impegnativa, ai limiti dell’impossibile, che solo i più esperti e temerari vorranno affrontare.

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Collezionare tutte le skin è una delle tante imprese!

Toys for Bob però non si è limitata a questo. Tra i vari livelli da affrontare ne troviamo anche alcuni in cui si prende il controllo di vecchie conoscenze come Tawna, Dingodile e lo stesso Neo Cortex: ognuno di loro varia in modo più o meno riuscito il gameplay, anche se il divertimento maggiore viene dato sempre dai livelli con Crash (o Coco, liberamente selezionabile all’inizio di ogni atto).

Per fortuna, o forse no visto che variare fa sempre piacere, i livelli in cui utilizziamo questi altri tre personaggi sono relativamente pochi. Quel che più mi ha deluso, però, è che questi in realtà sono semplicemente una rivisitazione dei livelli già giocati, con solo una minima parte iniziale “nuova” che va a spiegare ciò che avviene nella linea temporale di questi personaggi e come ciò si ripercuote su quella di Crash/Coco.

Ho apprezzato inoltre alcune funzionalità che gli sviluppatori hanno inserito sia per aiutare i neofiti (o i più arrugginiti), sia chi ha alcune difficoltà come il daltonismo. Nelle impostazioni è infatti possibile abilitare la modalità “moderna” che toglie il limite di vite e aumenta il numero di checkpoit nei livelli, o quella “retrò”, che come nei vecchi capitoli impone un numero limitato di vite finite le quali si dovrà riniziare il livello da capo, e un numero fisso di checkpoint. Oltre a ciò è possibile abilitare un puntatore che indica esattamente il punto in cui, dopo un salto, Crash atterrerà, limitando così gli errori: in un platform che si rispetti non ce ne sarebbe bisogno, ma la perfezione nei platform possiamo aspettarcela solo da Nintendo, quindi qui chiudiamo un occhio.

Parlando dell’accessibilità, abbiamo diversi filtri grafici per aiutare chi offre di daltonismo, o ancora la possibilità di cambiare font e grandezza ai sottotitoli. Davvero un ottimo lavoro, cose che dovrebbero esserci in qualsiasi videogioco.

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Momento Luigi’s Mansion

Arriviamo ora a ciò che effettivamente più interessa in una recensione di un gioco multipiattaforma su Nintendo Switch, ovvero l’aspetto tecnico. Per forza di cose Crash 4: It’s About Time ha subìto un downgrade rispetto alle altre versioni ma, in generale, si gode di una grafica colorata, ben definita e sempre piacevole da vedere. Il balzo dalla N. Sane Trilogy è davvero notevole, con un aspetto più cartoon rispetto ai remake, ma che ben si adatta all’ironia e alla spensieratezza del titolo. In dock il gioco gira a 720p mentre in portatile si aggira intorno ai 540p, ma non ho mai riscontrato momenti in cui per la bassa definizione mi son trovato in difficoltà.

Quel che più mina l’esperienza, senza comunque stravolgerla, è invece il frame rate: ci troviamo di fronte a 30fps quasi sempre fissi, e forse non ci si poteva aspettare di più visto che anche le controparti PS4 e Xbox One girano con la stessa fluidità. Considerando però quel che è possibile giocare sulla console ibrida e che qui si parla di livelli a corridoi, forse una maggior ottimizzazione dell’Unreal Engine 4 per raggiungere i 60fps sarebbe stata gradita in un platform che richiede precisione millimetrica.
Per quanto riguarda il lato sonoro, troviamo i soliti motivetti alla Crash: niente che rimanga nella storia delle colonne sonore, ma tracce sempre adeguate al livello che si sta affrontando, con un doppiaggio italiano di buona fattura.

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Uno dei livelli più belli da vedere, sentire e giocare

Crash Bandicoot 4: It’s About Time porta nuovamente all’attenzione un’icona degli anni ’90 che per molti, troppi anni era rimasta nel dimenticatoio. I ragazzi di Toys for Bob hanno preso un’eredità pesantissima, visto che questo quarto capitolo va a scontrarsi inevitabilmente con ciò che aveva fatto all’epoca Naughty Dog, non proprio gli ultimi arrivati. Ebbene, senza stravolgerlo ma evolvendolo, gli sviluppatori ci rassicurano sul fatto che Crash sia in buone mani e, chissà, magari potrebbero riservare lo stesso trattamento anche ad un certo Spyro.

Insomma, un platform di alto livello, su console Nintendo, che non sia Mario o Donkey Kong? A quanto pare sì. Con i suoi limiti dovuti alla natura diversa da quella dell’idraulico baffuto e del gorilla cravattato, Crash Bandicoot 4: It’s About Time è un platform da giocare, amare, perché no anche odiare per certe sezioni, ma sicuramente da comprare.

Ho completato l’avventura principale in circa 8 ore, perdendo una marea di vite e collezionando qualche gemma e skin.
Pro: Graficamente “rotondo” e piacevole. La naturale evoluzione del brand nel 2021.
Contro: I 30fps non sempre stabilissimi danno un po’ fastidio. I livelli con Cortex, Dingodile e Tawna sono riusciti a metà.
8

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