Cosa sarebbe successo se…?
La prima volta che ho visto una sequenza girata con attori in carne ed ossa in un videogioco è stato nel lontano 1995, con l’apertura di Resident Evil che ci introduceva all’inizio di una delle saghe più famose del mondo videoludico. Ora, nel 2018, mi trovo a giocare (se così si può dire) ad un titolo completamente recitato, qualcosa che effettivamente faccio fatica a etichettare come videogioco, visto che Late Shift è effettivamente un vero e proprio film, il cui però svolgimento e finale è dettato dalle nostre scelte.
Abbiamo già visto esperimenti del genere nel corso degli anni e solo pochi giorni fa abbiamo recensito The Bunker, dagli stessi distributori Wales Interactive, che nonostante appartenga al medesimo genere dei film interattivi, è molto diverso da Late Shift. Se nel primo infatti possiamo ponderare bene le nostre scelte, analizzare l’ambiente circostante quasi fosse un’avventura grafica, e il gioco ci “aspetta”, in Late Shift non avremo nulla di tutto questo: stiamo parlando di un vero e proprio film, durante la quale dovrete sedervi comodamente sul vostro divano (ma visto che stiamo parlando di Nintendo Switch, in realtà potrete sedervi ovunque) e godervi da un minimo di quaranta minuti fino ad un massimo di un’ora e mezza una gran bella pellicola, con l’ottima recitazione del protagonista (un po’ meno gli altri attori) e una storia che, seppur non memorabile, vi terrà occupati fino alla fine.

Il problema però nasce nel momento in cui ci poniamo questa domanda: per chi è consigliato? Come già detto, questo non è un vero videogioco, l’interazione è davvero ridotta al minimo e vi si chiederà di fare una scelta tra due o più opzioni ogni tre-quattro minuti circa, scelte che però influenzeranno totalmente la dinamica dei fatti. Parlare della storia senza fare spoiler è molto difficile, ma posso introdurre qualcosa dicendo che tutto ruota intorno ad un semplice studente la cui vita, per puro caso e complice il suo lavoretto notturno, lo porta a partecipare ad una rapina le cui conseguenze sono molto gravi. Ciò che davvero mi è piaciuto di Late Shift è come tutte le scelte, anche quelle che possono sembrare più insignificanti, alla fin fine servono a qualcosa, indirizzano la storia o il comportamento di determinati personaggi verso un preciso punto, e ciò aiuta anche la longevità del titolo che, con le sue 180 scelte totali e ben sette finale differenti, vi terrà impegnati per un buon numero di ore.
Purtroppo, però, non è possibile giocare solo determinati capitoli e quindi, una volta terminata la storia con un finale, sarà necessario iniziare tutto da capo e prendere diverse scelte per arrivare ad un altro esito: se ciò può essere piacevole una seconda e magari anche terza volta, il non sapere se queste nostre nuove scelte effettivamente ci porteranno ad un finale inedito o ad un altro già sbloccato (“bruciandosi” quindi la run) è abbastanza frustrante, poiché porta a giocare Late Shift non solo sette volte come il numero dei finali, ma molto di più.

In ogni caso le situazioni che si vanno a creare portano lo sviluppo della trama in moltissime direzioni diverse, che ci permetteranno di visitare diversi luoghi non raggiungibili altrimenti; capita però di rado che certe scelte, complice forse una localizzazione italiana non perfetta, ci portino a strade non volute, semplicemente perché il comportamento del protagonista non rispecchia in pieno ciò che noi avevamo in mente. Probabilmente esigenze di copione e sceneggiatura ma, a parte rari casi, ci sentiremo i veri registi della storia e l’immedesimazione sarà davvero alta.
Non trattandosi di un videogioco, non posso di certo parlare di ciò a cui siamo abituati nelle solite recensioni, ma è doveroso sottolineare come la qualità della fotografia, così come le musiche utilizzate, facciano egregiamente il loro lavoro: non ci troviamo di certo di fronte ad una produzione hollywoodiana, ma siamo comunque su livelli medio/alti che lasceranno soddisfatti tutti coloro che arriveranno alla fine, più e più volte.

Arrivati a questo punto è difficile dare un giudizio universale: Late Shift è ancor meno un videogioco di quanto possa esserlo un film interattivo tradizionale, e quindi potrebbe deludere chi si aspetta altro rispetto a ciò che la produzione Wales Interactive ha realizzato. Tutti coloro che vogliono godersi un bel film senza limitarsi a guardare ma decidendo l’andamento della storia, possono pure aggiungere un punto alla votazione finale, chi invece sperava in qualcosa di maggiormente interattivo, come The Bunker, farebbe meglio a guardare un vero film.
Di scelte ne farete tante mentre giocherete/guarderete Late Shift, ma la prima ve l’ho già proposta io.