Parte della redazione di Nintendon ha finalmente avuto modo di provare fisicamente, con le proprie mani Nintendo Switch. Potrei scrivere tante cose, ma penso che sia meglio affrontare la questione lanciando una palla curva.
Tanto tempo fa esisteva un unico modo per “declinare” l’esperienza computer. Si doveva comprare un desktop, un computer da mettere sopra o forse sotto, la scrivania. Non era portatile ed il modo per valutarne la bontà d’acquisto era confrontare il rapporto prezzo/prestazioni offerto dai vari prodotti sul mercato. Però a qualcuno venne in mente di creare un PC portatile, quello oggi definito comunemente come laptop o notebook. Cosa offriva di diverso? Portabilità a scapito della potenza. Col tempo sono arrivati i PDA, poi gli Smartphone hanno iniziato a fare un po’ di tutto e sono nati i tablet e poi i device 2 in 1.

Ogni santa volta che qualcuno su un qualche forum o board chiede: “ragazzi, mi sapete consigliare un buon portatile entro tot euro”, c’è sempre un genio in agguato pronto a dire: “con quella cifra ti viene un PC fisso più potente”, mancando il punto della discussione. Diversi device offrono diverse caratteristiche, cercano di soddisfare (o di creare) esigenze diverse e il prezzo ad essi associato è un’espressione nel valore che noi diamo a tali oggetti. Un Microsoft Surface ha il costo che ha perché cerca in un sol colpo di aggredire più di un mercato. È un tablet, ma offre performance di un portatile tradizionale con caratteristiche di peso da ultrabook. Però un PC fisso a caso a meno della metà del prezzo lo disintegra in performance. La verità è questa, bisogna capire che non esistono solo le nostre esigenze e che il “prezzo” è un’indicazione non tanto dei costi dei materiali, ma è rappresentativo delle funzionalità e dello status dell’oggetto.
Io stesso un annetto fa ho comprato un 2 in 1 Windows da 299€ che, analizzandone i singoli pezzi, risultava sconfitto da tantissimi altri device. Per prendere uno solo di questi componenti ad esempio, lo schermo 1280×800 del mio nuovo acquisto veniva asfaltato da quello del Nexus 7, in commercio da anni. Ma cioè che conta, è la funzionalità che può offrire la macchina: la versatilità di poter eseguire Windows e le sue applicazioni, con un’autonomia di 10 ore, unita ad un peso infimo ed al digitalizzatore per penna, lo rendevano superiore rispetto all’analisi delle singole parti confrontate col resto del mondo semplicemente perché gli altri device non potevano fare la stessa cosa.

C’è bisogno però anche di capire cosa si sta comprando, di avere delle aspettative congrue alla realtà, ai fatti. Io sapevo di andare a prendere un chipset Atom, di prendere una macchina lenta. Non l’ho presa pensando di poterci giocare agli ultimi giochi 3D o di lavorarci in Solidworks. Il valore che però mi ha dato è stato immenso. Ora, ho fatto tutto questo excursus introduttivo perché volevo mettere ben in chiaro il fatto che Nintendo Switch non può essere valutata con gli stessi metodi con il quale valutiamo le console concorrenti. Offre qualcosa di diverso. È il 2 in 1 dei videogiochi, è la macchina che fa schifo se presa a singoli pezzi e confrontata, ma nell’insieme offre qualcosa di diverso, deve essere valutata nel modo giusto.
Quindi per 330€, cosa viene dato? Un tablet di plastica 102x167mm, spesso 13,9mm dal peso di soli 297 grammi. Lo schermo che monta è un 6.2 pollici da 1280×720 di ottima fattura. Il salto rispetto alla tecnologia usata su 3DS c’è. Gli angoli di visione uniti alla resa cromatica ed alla luminosità fanno pensare ad un pannello IPS. Lo schermo ha dimensioni di 77×137 mm, questo lascia 12mm di margine in verticale e 15mm di margine orizzontale. Il margine orizzontale serve per avere un corpo solido sul quale poi agganciare le periferiche e per allontanare ancora di più la mano dal punto caldo della console. La console è veramente compatta. Dal vivo è davvero più piccola e traspare molto l’intenzione di renderla il più portatile possibile. Aggiungendo i joy-con ai lati arriviamo a 398 grammi che sono ben distribuiti nel corpo della console, che risulta essere ben bilanciata e maneggevole. La plastica usata per la costruzione è buona. Nulla di esaltante, ma migliore di quella del gamepad di Nintendo Wii U e del Nintendo 3DS, ed offre una buona presa senza essere scivolosa. L’ergonomia generale quando è impugnata con i joy-con ai lati è eccellente.

I joy-con sono un concentrato di tecnologia. Oltre ai soliti accelerometri e giroscopi troviamo anche un chipset NFC ed un sensore IR in grado di riconoscere oggetti davanti a sé e calcolare distanze. Ma il vero punto di forza è l’HD rumble. Le sensazioni che è in grado di ricreare questo sistema sono straordinarie e migliori di ogni altra vibrazione mai usata su prodotti simili. Come funziona? Presumibilmente invece di usare un singolo motore per generare vibrazione, utilizza più meccanismi, siano essi piezo, attuatori lineari o rotativi: una soluzione all’avanguardia per il feedback tattile, in grado di poter essere usata in giochi appositi. Il minigioco di 1-2-Switch nel quale si deve indovinare il numero di palline in una scatola usando il joy-con come rappresentativo della scatola è illuminante. Di per sé i joy-con sono minuscoli, ma nonostante ciò sono comodi quando impugnati in stile wiimote. L’aggiunta del supporto con laccetto è molto furba perché dona quei mm di spessore in più per renderli più confortevoli.
Come ogni device ibrido però, ci devono essere dei compromessi. Switch inizia a mostrare il fianco proprio quando prova a fare la console casalinga. Non sto parlando solo della resa grafica non sempre eccelsa sulla TV per mancanza di potenza ed al piccolo salto rispetto al Nintendo Wii U, ma anche di una questione di ergonomia non ottimale dei componenti base. I joycon sono comodi da usare in verticale e separati, ma una volta inseriti sul joy-con grip perdono ergonomia. Il grip di per se non è il massimo per la forma della plastica ma il problema principale sta nella distanza alla quale si trovano i joycon, un po’ troppo vicina, con le dita delle mani che si incontrano a metà. Anche voler usare i joy-con in orizzontale per scimmiottare il multiplayer locale non è sempre il meglio, in quanto il layout dei tasti non è proprio il massimo ed i dorsali sono scomodi. Funzionano, sono usabili, ma si nota come non sia la scelta migliore. L’offerta è quindi completata dal controller pro che offre tutta la tecnologia dei joy-con senza il sensore IR in un form factor molto più confortevole.

I test più significativi della vera esperienza Switch però erano le postazioni di Mario Kart 8 e Splatoon 2. Avere Switch liberi in mano, insieme ad altri aperti con lo stand e controller dedicato ed ancora altri nella dock collegati a TV, tutti a giocare lo stesso gioco, è esemplificativo del vero feature-set della macchina e dello slogan di Nintendo. Gioca come, quando e con chi vuoi. La flessibilità di avere un’unica macchina che funziona sia come unità personale che di gruppo unita alla portabilità la rende unica sul mercato. Il Nintendo 3DS è un portatile unicamente personale, la Ps Vita ha bisogno della Ps Vita TV per poter essere usata a casa ed è comunque unicamente personale, i portatili e tablet offrono uno sbilanciamento troppo grande in potenza-peso/portabilità o con costi esorbitanti per avere il meglio di tutto.
Esiste però un problema di fondo, che è diventato evidente dopo aver provato la console: le terze parti, ma non come le si intende di solito. Nintendo Switch è una macchina “compromesso”. Non ha senso farsi domande della funzionalità che offre se si guardano solo i software Nintendo per un motivo semplice: esistono solo su Switch. Se piacciono i vari Mario, Zelda e tutta la combriccola, si compra Switch. Senza se e senza ma, indipendentemente dalle funzionalità che la nuova console può offrire. Invece con le terze parti è possibile fare una domanda all’utenza molto particolare: compreresti una macchina ed una versione del software inferiore per avere il vantaggio della versatilità e portabilità? Io quando lavoro con Quartus (un programma professionale) sul mio 2in1 di cui sopra so che lavorerei meglio sul mio laptop. Ma ho maggiore portabilità. Così come ho letto su vari forum impressioni del tipo: “Ah, comprerei Switch solo per poter giocare a Skyrim in giro, fa nulla se graficamente sarà come la PS3 invece che come la remaster o su PC con le mod”.
Per questo la presenza di terze parti, siano esse grosse o indie, deve farsi sentire. Perché solo in questo modo è possibile fare la domanda. È possibile dare al consumatore una scelta tra funzionalità. Perché l’essenza di Switch è la versatilità. Senza, risulta essere una portatile con una batteria appena sufficiente ed una fissa che fa poco per evolversi dal Wii U. Guardiamola per quello che è. Il concept del gaming declinato in tutti i modi possibili in un unico device.