Cavolo, ce ne ho messo di tempo per mettere nero su bianco un pezzo dedicato al Nintendo Switch! Sembra ormai passata un’eternità da quel 13 gennaio in cui Kimishima e Koizumi hanno mostrato al mondo le proprie carte con un’altalenante presentazione. Non tornerei a quanto avvenuto due settimane fa, perché di inchiostro e di caratteri virtuali ne sono stati spesi a bizzeffe, piuttosto prenderei spunto dalle reazioni del popolino che ha pronti-via innescato una campagna denigratoria basata sui presunti punti deboli della console: prezzo, prestazioni e line-up. Li smontiamo uno per uno? No, meglio: mettiamo in chiaro come queste persone tendenzialmente non abbiano in alcun modo a cuore i videogiochi e quindi andrebbero ignorate.
Risibile, davvero, la polemica che parte dal costo dell’hardware e che trova maggiore successo nella formula “Ci sono sul mercato console da 250€ con librerie migliori”, evidenziando come le terze parti non siano troppo coinvolte (almeno in questa prima fase) con i loro titoli più importanti e alcuni abbiano già espresso in maniera ben chiara come lo sforzo nell’adattare alcuni software per PS4 e One a Switch sia davvero impervio. Magari facendosi anche una bella risata… che ci sta, stiamo parlando di giochi e il senior designer di Titanfall 2 era ubriaco, non lo crocifiggerei in sala mensa. Anzi, me la faccio anche io una risata, di fronte a queste polemiche fatte da individui che, a conti fatti, vorrebbero in Nintendo Switch un’altra console per giocare i multipiatta. Siamo arrivati all’assurdo per cui il valore dei titoli esclusivi Nintendo pare sfiorare lo zero e per giustificare l’acquisto di una nuova console della casa di Kyoto è necessario che su questa siano presenti gli stessi giochi che escono su Xbox One, PlayStation 4 e PC.
Mettetevelo bene in testa: le esclusive Nintendo DA SOLE giustificano l’acquisto di qualsiasi console della casa. Punto. Se non vi ritrovate in questo pensiero, sarà meglio che con tanta umiltà solleviate la bandiera bianca con su scritto “non arrabbiatevi, sono gusti” ed evitiate di fare baldoria sulle board di tutto il mondo. Se una manciata di coraggiosi redattori ha dovuto spiegare al mondo come Super Mario Run non fosse un “giochino mobile sovrapprezzato” ma una vera e propria lezione di level design capace di settare nuovi standard per la piattaforma, forse c’è una grossa massa di utenza che non dispone dei mezzi necessari a valutare correttamente un videogioco. E buona parte, probabilmente, non è neanche biasimabile: entrare nel mondo dei videogiochi nelle generazioni in cui hanno furoreggiato FPS praticamente su binari e open world schiavi del GPS non ha permesso a tutti di confrontarsi con opere caratterizzate da strutture ludiche in cui venivano privilegiate capacità di analisi, crescita bilanciata degli strumenti a disposizione e graduale maturazione della sfida proposta. A conti fatti c’è chi riconosce la qualità nella reattività e precisione di un fucile e non in un livello di Donkey Kong Country Tropical Freeze. Le preferenze di gusti saranno sempre difese, ma in quanto tali sono irrilevanti in una discussione sul valore di un prodotto.

Pare che si voglia fare di tutta l’erba un fascio, vero, ma allo stesso tempo il diritto concesso a chiunque di esprimere la propria opinione non deve necessariamente risultare nell’accettazione totale da parte di chi legge o ascolta. Perché alla milionesima volta in cui si valuta l’offerta tecnica di Switch come insufficiente, facendo magari i conti su Amazon mettendo nel carrello l’Nvidia Shield e un joypad extra (c’è chi l’ha fatto, giuro), il sospetto che si stia assistendo ad uno special videoludico di Maccio Capatonda è forte. Il marchio, il nome, la qualità: nulla di tutto questo ha valore di fronte al successo. Nintendo negli ultimi anni si è alternata tra il successo devastante di Nintendo DS, quello vacuo di Wii, il buon riscontro di 3DS e il fallimento di Wii U. Un processo di indebolimento imperdonabile per i più.
Non c’è pazienza, non c’è comprensione, ci si attende una risposta prepotente e convinta che si muova sullo stesso di piano di una concorrenza che ha dimostrato come la battaglia si compia ormai su numeri, tecnicismi e lucidità nel marketing piuttosto che sull’effettiva qualità. Quando due librerie praticamente speculari si differenziano per una risibile manciata di esclusive (anche qui si potrebbe parlare di gusti e chiamare in causa molti titoli di seconda fascia, vero) ed il successo viene decretato dal numero di linee orizzontali visualizzate a 60fps, è assurdo immaginare che Nintendo possa (o voglia) porsi sullo stesso piano sacrificando creatività e originalità per mettere sugli scaffali un’altra, sostituibile, console “next-gen” (qualunque cosa voglia dire, sia chiaro) che possa ospitare ad ogni giro il blockbuster di turno.
Il tanto decantato mercato AAA continua a sfornare titoli mastodontici, che settano ogni volta bizzarri record atti a certificarne l’apprezzamento (milioni di chilometri percorsi in sella ad uno struzzo, colpi sparati in aria dalla community, minuti passati in attesa dell’aggiornamento… siamo lì, eh) e radunano accolade di testate sempre più variegate e dispersive pur di mettere in fila un video di un minuto che contenga almeno una manciata di 9, il tutto al fine poi di… sparire, pronti via, per lasciare spazio al nuovo fenomeno della settimana. Tutto è sostituibile, consumabile, dimenticabile, perché è pronto il prossimo investimento multimilionario da sbattere in faccia all’utenza per convincerla di quanto ne abbia bisogno, che sarà diverso dagli altri e che ci terrà impegnati per tanto temp- ah l’hai già portato da Gamestop come usato? Che peccato.
I titoli Nintendo, volente o nolente, godono di una vita che va ben oltre le poche settimane dal lancio e non per via di chissà quale “macchinazione artificiosa”: i prodotti della grande N riescono a rimanere impressi nell’immaginario pubblico a lungo proprio perché diversi e unici, iconici e insostituibili. Super Smash Bros for Wii U è stato lanciato a fine 2014 e tutt’ora – oltre ad essere presenza consolidata nei tornei – genera buzz e creatività, che sia sotto forma di nuovi record, meme o altro. Allo stesso modo Splatoon, che ha già quasi due anni sulle spalle, ha visto un percorso di attività online che si è concluso pochi mesi fa, risultando comunque tutt’ora molto giocato a livello globale ed un vero fenomeno del web, che si è letteralmente innamorato dell’universo degli Inkling. E ogni Zelda è un viaggio prima ancora di mettere il gioco nella console, ogni dettaglio genera reazioni incontrollate e delle semplici animazioni sotto forma di gif scatenano la fantasia di ciò che sarà il prodotto finale. Tutto questo perché la qualità è sempre stata tanta e i franchise hanno sempre cercato di migliorarsi rinnovandosi ogni volta sotto aspetti differenti. Dopo tutti questi anni, è un traguardo – non un limite.

Nintendo Switch si presenterà il 3 marzo 2017 nei negozi con una line-up di lancio in effetti un po’ povera – sebbene graziata da una killer application, evento che non capita davvero da tempo anche prendendo in considerazione i vari produttori hardware – ma dalla buona prospettiva, che nei prossimi dieci mesi dovrebbe vedere comparire almeno sette titoli first party e una buona varietà di prodotti terze parti. Parlatemi della mancanza di chiarezza nella comunicazione, dell’incertezza delle varie software house collaterali che stanno confermando le date dei loro titoli alla spicciolata, ma non comportatevi come se stessimo attendendo una console morta e priva di interesse. Nintendo è ancora un nome rilevante nella scena non solo per tradizione, ma perché capace di riconfermarsi ogni volta, di rispondere presente e insegnare – ancora oggi – come si fa un videogioco come si deve.
Vero, non è tutto rose e fiori, ma diamo a Cesare quel che è di Cesare e non dimentichiamo mai che il valore di una console Nintendo passa anche (e soprattutto) dall’incredibile software che ci regala ad ogni generazione. Sicuramente per godere al meglio di ciò che ci offre la scena videoludica avere solamente Switch potrebbe non essere sufficiente per via di alcuni titoli spettacolari che hanno già dato picche, come Resident Evil 7 o Mass Effect Andromeda, ma non riesco veramente a immaginare qualcuno, dall’altra parte, che possa mostrarsi inerte di fronte alla proposta software generata da menti come Miyamoto, Aonuma e Koizumi, passando per partner di altissimo livello come Monolith Soft e Next Level Games. Forse, nonostante la facciata, davvero a questo qualcuno non piacciono i videogiochi.