La serie di Etrian Odyssey nasce nel 2007 su Nintendo DS. Si tratta di un gioco appartenente al genere dei Dungeon Crawler, ovvero di quei giochi che basano la loro esperienza principale sull’esplorazione di un enorme labirinto irto di pericoli. Trappole, mostri feroci e il perdersi senza sapere come procedere.

La struttura e premessa dell’intera saga è identica. Si crea un party di avventurieri, appartenenti a diverse classi ed eventualmente razze, ognuna con capacità di battaglia ed esplorative specifiche. La possibilità di scelta è superiore rispetto alla dimensione effettiva del party esplorativo, obbligando il giocatore ad effettuare delle scelte, ad ottimizzare la sua squadra intorno alle meccaniche del titolo.
E poi il loop è semplice. Si va nel labirinto, si combatte e si esplora. Si arriva ad un punto dove le proprie risorse scarseggiano. Si torna alla città principale per recuperare le forze, vendere il bottino di guerra ed usare i soldi per potenziare il proprio equipaggiamento, permettendo di sopravvivere meglio al labirinto. Il tutto con la propria squadra che aumenta di livello, diventando sempre più forte matematicamente e sbloccando nuove meccaniche da combinare in battaglia.
In background, quest principali e secondarie scandiscono l’esplorazione, dando degli obiettivi a breve e lungo termine ai quali lavorare. Se si muore sul campo di battaglia si ritorna all’ultimo punto di salvataggio, potenzialmente perdendo ore di esplorazione e livellamento. Il labirinto è pericoloso e pertanto bisogna affrontare questi giochi con pazienza e preparandosi bene. Ed i boss da affrontare sul percorso non scherzano proprio. La composizione del party è centrale, così come pensare attivamente a come sfruttare tutte le abilità a disposizione.

L’appeal di Etrian Odyssey rispetto ad altre serie era composto da due elementi. Il primo puramente estetico. Lo stile nipponico dei personaggi attira l’attenzione e la colonna sonora è sempre stata meravigliosa in ogni capitolo, ed io uso spesso le musiche degli Etrian come sottofondo per le mie sessioni di gioco di ruolo. Nel 2007 mi conquistò ed ho giocato ad oggi tutti i capitoli della serie.
Il secondo elemento era la possibilità di disegnare la propria mappa sul secondo display del Nintendo DS. Con il pennino. Ed era fondamentale per non perdersi, soprattutto negli strati del labirinto più avanzati, pieni di teletrasporti, passaggi segreti e regole di spostamento di ogni tipo. Ecco questo aspetto viene meno in queste riproposizioni. Passare al singolo schermo ha reso tutto meno magico, più compresso. E disegnare con il dito o con un pennino capacitivo non è la stessa cosa.

Il primo Etrian Odyssey era molto basilare, schietto. Un po’ ottuso nelle sue meccaniche e in come alcuni comandi venivano processati. La storia era un mero pretesto anche se riusciva a dare una lore interessate sulla quale costruire. Le classi erano semplici, dirette. C’era il guerriero che menava, il cavaliere che proteggeva, il mago che lanciava incantesimi ed il medico che curava. Più qualche variazione sul tema, ma classico, prevedibile. Funziona ancora oggi come formula. È quel senso di progressione, di diventare sempre più forti, di sopravvivere alle difficoltà che lo rende così soddisfacente. Il capire l’ambiente che ci circonda, l’aver risolto un puzzle navigazionale. Si crea un forte affiatamento tra il giocatore ed il party. Senza voci, senza personalità, ma che incominciano ad acquisirne in base al giocato. Ci sarà quello sfortunato sempre preso di mira, ci sarà quell’ultimo attacco che sconfiggerà il boss con tutto il resto del party fuori uso. È narrativa emergente, anche se avviene tutta nella testa del giocatore.
Il secondo episodio di Etrian Odyssey andò ad aggiungere una classe al set up precedente, e ripropose la stessa formula con variazioni minime. More of the same. Un po’ più pulito, rifinito dove conta. Ma la stessa esperienza.
Con Etrian Odyssey III alla serie cresce la barba. È considerato da molti il miglior capitolo perché cambia migliora in tanti aspetti. Per prima cosa sono state cambiate tutte le classi. Riadattate ad un’ambientazione diversa. Qui siamo in un arcipelago, con un tema un po’ più piratesco di contorno. Fa anche più caldo, quindi andare in giro in armatura e vestiti pesanti ha poso senso, qui le classi hanno più pelle esposta della media. Anche la loro costruzione con sottoclassi permette di ottenere combinazioni molto più complesse e stratificate che in passato. Il secondo punto di miglioramento è stato aggiungere una storia un po’ più corposa. Ci sono un paio di colpi di scena e soprattutto finali multipli.

E poi è stato aggiunto un altro loop di esplorazione. Oltre al labirinto principale da esplorare c’è appunto un arcipelago, da visitare con la propria imbarcazione. E questi due loop parlano anche tra di loro facendo alternare il giocatore, dando più varietà. Della collection è quindi il capitolo migliore. Siccome i giochi possono essere comprati separatamente, io vi consiglio di giocare solo a questo e lasciar stare i primi due.
Perché dei primi due esiste una versione migliore già in commercio. Su Nintendo 3DS la serie continuò a sfornare capitoli, passando ad una colonna sonora a piena qualità e non midi ed integrando elementi 3D sempre più spinti. Il IV capitolo è considerato il più accessibile ed è un ottimo punto di ingresso alla serie. Il V capitolo è brutale, con delle classi meravigliose, estremamente versatili ed una grande grinta nel loop principale. Per poi culminare con il capitolo Nexus, volutamente un capitolo che racchiude elementi di tutti gli Etrian Odyssey precedenti per i fan della serie, con tutti i miglioramenti all’usabilità. Bellissimo.

Però ci furono due capitoli rimasterizzati in modo diverso. Facenti parte della collana Untold. Il primo e secondo capitolo della serie ricevettero delle rivisitazioni che aggiunsero numerosissimi miglioramenti all’usabilità ma soprattutto due modalità storia che si comportano più similmente ad un jrpg classico. Un party di personaggi predefinito, ognuno con la sua storia i suoi dialoghi e del doppiaggio. Il loro compito fu quello di mettere a terra la lore della serie in una storia coerente, donando a mio avviso molto più spessore alla serie. Al loro interno esistono comunque le versioni originali senza la storia aggiunta, che vanno a beneficiare dei miglioramenti qualitativi.
Per ora sono confinati solo su 3DS, ma sono la versione migliore di Etrian Odyssey I e II. Sono delle conversioni con molto più lavoro dietro rispetto a questa Origins collection.
Pertanto, mi sento di sconsigliare la Origins Collection nella sua interezza e di puntare semplicemente ad Etrian Odyssey III che è ottimo se volete assaggiare la saga. Se non avete modo di recuperare i capitoli per 3DS e volete lanciarvi nella saga, allora consiglio di giocare i capitoli in ordine di uscita, ed ognuno vi assicurerà numerose ore di esplorazione e potete vivere la serie secondo i suoi miglioramenti qualitativi.