L’introduzione a questa recensione potrebbe essere la stessa di un altro titolo da me provato, sempre a tema cyberpunk. Mi ripeterò, ma queste tematiche di lotta tra l’umanità “originale” e il transumanesimo, il popolo che si ribella ai potenti e le città buie e tristi, con pioggia, ma allo stesso tempo colorate e illuminate da insegne al neon e riflessi vari hanno su di me un fascino incredibile.
Il nuovo titolo di One More Level (mai nome fu più azzeccato per uno studio), Ghostrunner, rappresenta perfettamente ciò che ci aspetta da un’opera a tema cyberpunk (in attesa di un certo gioco con il “2077” nel nome) e, dopo essersi espresso al meglio sulle altre console, con qualche settimana di ritardo è approdato anche su Nintendo Switch.

Il filmato introduttivo di Ghostrunner ci butta subito nel cuore dell’azione, con il protagonista Jack che si fa spazio tra palazzi, cunicoli e nemici per raggiungere Mara, la keymaster della Dharma Tower. Una lotta impari, visto che con un sol colpo veniamo sbalzati giù dalla torre perdendo i sensi e quasi tutti i poteri. Si viene però risvegliati da una voce che scopriamo appartenere all’Architetto, colui che nel corso di tutta l’avventura ci guiderà e farà luce, secondo la sua visione, sui motivi che spingono Mara a controllare l’umanità, chiedendoci di fermarla.
Una trama di certo non originalissima e che non farà spazio a colpi di scena eclatanti, ma accompagna per tutta l’avventura piacevolmente, dando quel quid in più per andare avanti. Quel che però rispecchia appieno il nome del team di sviluppo è proprio il gameplay.
Con Ghostrunner ci troviamo di fronte ad una sorta di Mirror’s Edge molto più frenetico, dove basta un colpo per far fuori i propri nemici, ma anche per soccombere sotto il loro fuoco e armi bianche. Questo, unito alla precisione quasi millimetrica richiesta in determinate sessioni, tiene il giocatore sempre concentrato, visto che al minimo errore si dovrà ripetere il livello dall’ultimo checkpoint. Per fortuna questi sono parecchi: il gioco è infatti pensato come un vero trial & error, dove per proseguire bisogna uccidere i nemici e risolvere dei piccoli puzzle ambientali nel modo più fluido possibile, evitando così complicazioni e la probabile morte.

Il nostro Ghostrunner, in ogni caso, ci offre tutto il possibile per essere un ninja rapido e letale, dai fendenti di katana alla corsa sui muri, fino alla respinta dei proiettili se colpiti al momento giusto e il rallentamento del tempo. Questi sono solo alcuni, i primi, poteri su cui possiamo fare affidamento, ma nel corso delle ore grazie all’Architetto e al Cybervoid (una sorta di realtà alternativa) le abilità di Jack miglioreranno e aumenteranno incredibilmente.
Oltre a questo, il gioco permette una buona personalizzazione delle abilità: organizzando dei pezzi che ricordano tantissimo Tetris, dobbiamo scegliere quali abilità preferiamo rispetto ad altre, andando così a personalizzare lo stile di gioco. Nulla che cambi profondamente il gameplay, ma scegliere tra una respinta dei proiettili più semplice o un rallentamento del tempo prolungato dà la possibilità di focalizzarsi maggiormente, ad esempio, sui combattimenti a lunga distanza o ravvicinati.
Un gameplay veloce e preciso, che per questo richiede necessariamente l’utilizzo del Pro Controller per essere goduto al meglio; le levette dei Joy-Con sono davvero poco indicate e, di conseguenza, giocare in portatile è caldamente sconsigliato.

Ghostrunner, in certi frangenti, richiede infatti riflessi fulminei, precisione nella mira e comodità nella pressione dei pulsanti, tutte cose che purtroppo con i piccoli controller della console ibrida è difficile trovare.
L’avventura ci mette di fronte a una buona varietà di nemici, ma non così tanti da non capire come affrontarli: una volta capiti i loro attacchi sarà relativamente “semplice” attuare una strategia o meglio, pensarne una. La morte è sempre dietro l’angolo e prima di riuscire a proseguire nella stanza successiva bisogna provare più e più volte il percorso ideale per arrivare alle spalle dei nemici, disattivando i loro scudi, evitando trappole, proiettili, laser e tutto ciò che gli sviluppatori hanno pensato per noi.
I combattimenti però non sono tutto, per quanto il fulcro dell’azione sia basato proprio sugli scontri. Piccoli enigmi e sessioni platform ci accompagnano nel corso delle circa 7 ore di gioco, soprattutto quando si sblocca una sorta di rampino che apre anche alla verticalità dei livelli che, per quanto grandi, nella maggior parte dei casi si limitano ad ampi corridoi da oltrepassare sopravvivendo.

In quel che Ghostrunner punta, ovvero divertire il giocatore, sicuramente l’obiettivo è stato raggiunto in pieno. Per quanto in totale probabilmente abbia fatto più di 500 morti, quasi sempre per miei errori, non ho mai provato la sensazione di frustrazione tanto da volermi farmi abbandonare il gioco. Anzi, l’aver capito dove ho sbagliato e il provare nuove strategie e percorsi è proprio ciò che mi ha invogliato a provare e riprovare fino alla nuova stanza.
Come già detto, il gioco è uscito qualche settimana prima sulle altre console e il parere comune è che Ghostrunner meritasse molto, anche sul lato grafico. Su Nintendo Switch, ovviamente, il discorso è un po’ diverso. Il downgrade è evidente: sulla console ibrida si sono persi molti effetti grafici dei riflessi, abbiamo modelli poligonali molto più semplici, effetti di pioggia e fumo “potato mode” e alcune texture in bassa definizione. Descritto così si potrebbe già gridare allo scandalo ma no, Ghostrunner, anche sulla console ibrida, è un piacere da vedere.

Innanzitutto, grazie ad una patch pubblicata negli scorsi giorni, il gioco gira fluido a 30 fps senza alcuna indecisione se non in rarissimi casi; inoltre tolta una prima metà di avventura in cui le ambientazioni come interni di palazzi e fognature non lasciano spazio ad una grafica d’impatto, nelle ultime ore di gioco si vede finalmente quel che aspettavo dall’inizio: palazzi illuminati da neon, pioggia, megaschermi con annunci e TG in onda, foschia e tutto ciò che ci si aspetterebbe da un titolo cyberpunk.
Perfettamente a tema anche la colonna sonora di Daniel Alexandrovich (noto per le sue composizioni di musica elettronica e retrowave) che, con pochi ma ottimi brani, riesce a dare quel tocco in più che fa salire l’adrenalina nelle fasi più concitate.
Peccato per le scritte nei menu, davvero troppo piccole, che non permettono di godere appieno delle descrizioni dei collezionabili che, oltre a soddisfare l’anima di chi vuole completare il gioco al 100%, danno anche un piccolo background storico alla trama.

Ghostrunner rientra, come spesso siamo costretti ad ammettere, tra quei giochi che consigliamo di acquistare su altre console, a meno che non abbiate solo Nintendo Switch. Questa volta non c’è nemmeno il plus della modalità portatile a far preferire questa versione, visto che sconsiglio caldamente di giocare in modalità diverse da quella docked. Valutando però il gioco per quel che offre, facendo finta che altre versioni non esistano, non si può non premiare ciò che i One More Level hanno fatto.
Ghostrunner è divertente, è un titolo appartenente ad un genere che manca nella libreria di Nintendo Switch, gira bene anche grazie al downgrade grafico, senza però risultare un pugno nell’occhio.
One more level, di nome e di fatto.