Roberto è il papà di Holly?
Fermi tutti, sto scherzando: no, Roberto Sedinho (Roberto Hongo in originale) non è il papà di Oliver Hutton (Tsubasa Ozora), ma mi è sembrato un ottimo gancio per chiamare in causa ciò che comunemente, nel trattare varianti delle trame di anime e manga, viene definito “what if“, ovvero una narrazione che prende il contesto conosciuto dai fan e definisce una singola divergenza narrativa in grado di cambiare sensibilmente gli eventi.
Captain Tsubasa: Rise of New Champions fa proprio questo: ad un certo punto della storia del nostro numero 10 preferito decide di mischiare le carte in tavola per sorprendere tutti i fan della storia creata da Yoichi Takahashi.
Ma quando lo fa… e come? E soprattutto: fino a quel momento quanto è fedele e meritevole di attenzione la riproduzione degli eventi del manga all’interno del gioco?
Chi ha letto l’ultimo pezzo scritto in merito al gioco avrà già capito che di base il lavoro fatto nel raccontare la storia di Tsubasa è tendenzialmente buono. Va ricordato però a tutti i fan della serie TV che questo titolo salta a piè pari la prima parte della storia, che va dall’incontro tra Holly e Benji Price (Genzo Wakabayashi) e si conclude con la vittoria della New Team (Nankatsu) ai campionati delle elementari. Sicuramente una scelta legata alla rappresentazione dei personaggi in campo, tendenzialmente giocatori Under 16 dall’aspetto maturo, che mal si sarebbe sposata con ragazzini pre-adolescenti.
L’incontro con Tom Becker (Taro Misaki) quindi non è presente, così come tutti gli eventi che ci portano a conoscere Mark Lenders (Kojiro Hyuga), Danny Mellow (Takeshi Sawada), Ed Warner (Ken Wakashimazu) della Muppet (Meiwa), il lavoratore Philip Callaghan (Hikaru Matsuyama) della Flynet (Furano) e il campione di cristallo Julian Ross (Jun Misugi) della Mambo (Musashi).
Grazie a dei filmati che si sbloccheranno con i nostri progressi, però, potrete rivedere alcune delle scene più importanti del primo arco attraverso spezzoni del remake ‘anime del 2018… non male!
Partiamo quindi dalla storia di Tsubasa, quella che ci porta nella feroce competizione dell’ultimo anno delle medie e che vede il nostro capitano impegnato a lottare per ottenere il leggendario V3 – ovvero la terza vittoria consecutiva, una per ogni anno di scuola media – nonostante nella sua Nankatsu non militino più né Wakabayashi, trasferitosi in Germania da anni, né Misaki, che ha seguito il padre in giro per l’Europa.
Il cammino è irto di ostacoli: i vecchi rivali sono ancora più agguerriti e sorgono nuovi talenti, tra cui Patrick Everet (Shun Nitta), stella della Nankatsu delle elementari che nell’anno precedente ha condotto la sua scuola alla vittoria e oggi milita nella Otomo con Jack Morris (Hanji Urabe), Charlie Custer (Takeshi Kishida), Frankie Gilbert (Koji Nishio) e Jill Taylor (Masao Nakayama) ex compagni dei nostri amici.
La vittoria delle regionali è il primo vero ostacolo sul cammino di Tsubasa ma nel gioco rappresenta anche una delle sfide meno impegnative. Il livello si alzerà affrontando la Artic (Azumaichi) di Ralph Peterson (Makoto Soda), il killer degli assi, e la Hirado di Clifford Yuma (Hiroshi Jito) e Sandy Winter (Mitsuru Sano), pronti a distruggere i campioni della Nankatsu con il loro gioco che combina potenza in difesa e acrobazia in attacco.
Torneranno ovviamente talenti come i gemelli Derrick (Masao e Kazuo Tachibana), con nuove acrobatiche mosse, e i campioni delle che hanno rappresentato le migliori 4 del torneo delle elementari… ad eccezione della Musashi di Misugi, eliminata dalla Toho di Hyuga nella finale regionale, proprio come la Nankatsu con la Otomo.
Ok, ma la storia la sappiamo tutti… come funziona nel gioco?
Bene ma non benissimo, verrebbe da dire, anche se la difficoltà nel riprodurre una storia che si basa su partite di calcio dal risultato variabile è comprensibile. Tutte le scene che conducono al campo sono doppiate dallo staff – giapponese – della nuova serie e ricreano con sufficiente fedeltà gli eventi pre e post gara. Peccato per alcune scene in cui ci si riduce ad animazioni basilari e ripetute, le quali vanno a spezzare nettamente l’entusiasmo, ma in campo le cose cambiano nettamente se riuscirete a rispettare i requisiti a riprodurre le situazioni originali.
Per capirci, nella mia partita con la sopracitata Otomo (ecco a cosa è servito tutto il preambolo) avrei dovuto giocare una partita tesa, rischiosissima per la Nankatsu. È finita 7-0, e tutti i dialoghi in cui i miei calciatori erano preoccupati mi son sembrati stranissimi. Mi sono anche perso la scena – fondamentale – che vedeva Nitta segnare con il suo iconico “Non-trap Falcon Shot”, proprio perché con il mio pressing alto non permesso ad Urabe di fargli arrivare palloni giocabili. È proprio quel gol a mandare in crisi la Nankatsu e a rendere cruciali gli sforzi della squadra nella storia e proprio questa scena sblocca il suo tiro all’interno del gioco. Ricreare queste situazioni è quindi cruciale per rivivere al 100% il viaggio di Tsubasa e ottenere le mosse per personalizzare i nostri giocatori.
Di seguito vi lascio una dettagliata guida (in inglese) per sbloccare tutte le Dynamic Action – ovvero le azioni speciali di cui parlavamo.
Si va avanti così fino alla finale e più si prosegue più spettacolari sono le Dynamic Action, in particolare quando chiamano in causa la sfida finale tra Tsubasa e Hyuga: il livello di qualità raggiunto è sorprendente, capace di rendere giustizia allo strepitoso manga (a mio avviso visivamente ancora uno dei migliori sportivi) e capace di asfaltare la serie originale e giocarsela con l’animazione del 2018.
Ottenuto il faticoso V3 con il nostro Tsubasa, arriviamo alla singolarità che fa divergere la realtà di questo gioco da quella originale: gli Stati Uniti emergono come importante potenza calcistica e sfruttano soldi e conoscenze per cambiare la sede del mondiale Under 16 che si sarebbe dovuto tenere in Francia, a casa di Pierre Le Blanc (El-Cid Pierre) e Luois Napoleon.
Ciò porta ad un rimescolamento di squadre, calendari ed eventi: le amichevoli della nazionale giapponesi saltano tutte a causa dei nuovi impegni e la federazione decide di organizzare un nuovo, breve, torneo in cui far sfidare le squadre più forti della nazione.
Con una differenza rispetto al campionato nazionale: noi!
La New Hero League, questo il nome del torneo, è stata creata appositamente per tenere alto il ritmo e la competitività tra i campioni nascenti del calcio nipponico e scovare eventuali talenti inespressi durante il campionato appena concluso... quasi alla ricerca di un miracolo.
Caso vuole che il nostro talento sorprenda il capitano di una delle tre squadre che sceglieremo nella modalità “New Hero”, che prosegue gli eventi direttamente dopo la storia originale. Qui sceglieremo un giocatore che con i risultati in campo guadagnerà esperienza e abilità a seconda dei giocatori “famosi” che gli assoceremo in un sistema di sviluppo piuttosto bizzarro.
Prima di ogni partita verranno “mischiati” i giocatori che possediamo grazie ai nostri progressi e a dei pacchetti (che funzionano un po’ come le lootboxes) e dovremo scegliere quale dei gruppi da 5 sorteggiati a caso riceveranno i punti affinità della partita. All’aumentare di questi punti sbloccheremo dialoghi speciali e i colpi iconici dei giocatori. Il mio Pittanza ha imparato il Drive Shot e la Rovesciata di Tsubasa, diventando un elemento da non sottovalutare, dopo qualche partita!
Ma non prendiamo scorciatoie, torniamo all’inizio, ovvero alla nostra prima e cruciale scelta: abbiamo la possibilità di affiancare Matsuyama e seguirlo nella neve per allenarci con lui allo scopo di superare i talenti con il duro lavoro oppure scegliere la via facile e approdare nella Toho, squadra che ha campioni in ogni ruolo. Ovviamente nel mio caso il profondo rispetto per Jun Misugi mi ha portato ad entrare nella fila della Musashi… una vera impresa, in quanto ogni partita si gioca con il capitano che entra nel secondo tempo e addirittura è assente nella semifinale contro la Toho, che invece schiera il suo terzetto di campioni: Wakashimazu, Sawada e Hyuga!
Però quando segni l’1-0 decisivo al 90° ad un Wakashimazu che ha parato tutto… ESPLODI DI GIOIA!
Dopo una finale anticlimatica con la Nankatsu – piallata senza troppo ritegno… 5-0 – arriva il momento di andare in nazionale: da questo momento in poi tendenzialmente ripercorriamo il deludente inizio della serie originale, con l’unica differenza di affrontare Stati Uniti e Germania anziché Amburgo e Brema.
Il risultato non cambia: lo scontro con il mondo è crudo e senza pietà, con i nostri campioni che perdono fiducia nelle proprie potenzialità di fronte ad un livello di competizione assurdamente elevato per i loro standard.
Solo l’arrivo di Misaki (esattamente come nell’originale) e il ritorno ufficiale di Wakabayashi doneranno nuove energie e forza di volontà ad una squadra ricca di talenti, pronta ad affrontare fenomeni internazionali come Dario Belli (Gino Hernandez), il miglior portiere d’Europa, il kaiser tedesco Karl Heinz Schneider e il campione olandese Brian Kluivoort, che indossa la maglia numero 14 che fu di Johan Cruyff. Non per niente il suo cognome inizialmente nel manga era Cruyfford…
Come andrà a finire? Il mio viaggio nella trama per ora finisce qui, perché non è certo mia intenzione svelarvi tutto ciò che vi aspetta nella storia alternativa di Captain Tsubasa: Rise of New Champions, che tra gli altri vede la partecipazione del Brasile (assente nel manga) di Carlos Bara – che noi conosciamo come Carlos Santana, qui ancora col nome del padre adottivo, che avrebbe cambiato un anno più avanti dopo averlo ripudiato.
Sappiate solo che nulla è lasciato al caso e che la modalità New Hero nasconde delle chicche in merito a come si dipana la nuova storia… starà a voi scoprire come!