Crash Team Racing Nitro-Fueled è la versione per Nintendo Switch del classico per PlayStation del 1999 CTR: Crash Team Racing. Così dovreste cercare sulla barra di ricerca, se non lo conosceste; ma nel mio gruppetto di compagni di gioco, da bambino, il suo vero nome era un altro.
Torniamo per un attimo agli anni della grande guerra fredda videoludica. Sony ha finalmente trovato la sua mascotte, l’esauritissimo Crash Bandicoot. La sfida non si poneva sul piano tecnico, ma su quello d’immagine: sul primo infatti, troppa era ed è poi rimasta la differenza di gameplay tra Mario 64 e una qualsiasi delle avventure del peramele; ed infatti, a colmare questa lacuna sarebbero intervenuti titoli altri, con altri personaggi, come Ape Escape e Spyro The Dragon. Per Sony questa sfida si giocava sul terreno del simbolo, e Crash ci mise ben poco a completare il trittico con l’idraulico italiano e il porcospino blu. Lo stile, il carisma e la riconoscibilità c’erano tutti, ed anzi Crash appariva decisamente più fresco del collega di Kyōto, più vicino allo stile dei giovani ragazzi dell’epoca. Ma c’era una cosa che il maruspiale in jeans non poteva ovviamente avere: la tradizione. Mario aveva già più di dieci anni di esperienza alle spalle quando Naughty Dog sfornò Crash, e il suo nome era già sinonimo di qualità. Questa sicurezza gli permetteva di apparire, e bene, su altri titoli di genere completamente diverso: uno su tutti, Mario Kart, classe 1992 che quattro anni dopo sfrecciava anche su Nintendo 64.
Sony ovviamente avvertì l’importanza della questione. Doveva non solo diversificare il suo brand più rappresentativo, ma anche raggiungere Nintendo su tutti quei tracciati allora ancora sconosciuti all’azienda di Minato, e uno di questi era appunto quello dei giochi di go-kart. Su PlayStation correva Gran Turismo, che dava al mondo lezioni di tecnica e stile (forse poi mai più replicate), ma i kart sono un’altra cosa. Il kart, nella sua irrealtà lontana dalle velleità di simulazione, unisce il videogioco allo sport, il completismo al multiplayer. Troppo allettante da mettere da parte, tanto più considerando che all’epoca, Sony imitava davvero tutto quello che Nintendo ideava.
Sulla scia della perla racing della Grande N, i titoli di kart cominciarono a fioccare, molti dei quali legati a famosi brand dell’intrattenimento: Looney Tunes Racing, Walt Disney World Quest: Magical Racing Tour, Toy Story Racer. La qualità era, com’era comune ai tempi, oscillante sulla mediocrità. Ma due titoli per la prima console Sony fecero parlare di loro: Speed Punks e, appunto CTR.
Quest’ultimo era il nuovo colpo riuscito di Nughty Dog. Crash Team Racing era bello, bellissimo, divertente, e con tutti i personaggi e i luoghi della saga di Crash; per farla breve, i giocatori PlayStation avevano il loro Mario Kart.
E il titolo cominciò a girare a tutto gas tra i gamer fino a diventare, come per il platform da cui proviene, o Metal Gear o Final Fantasy, uno di quei giochi che tutti i possessori di PS, in automatico, avevano. Tutti lo giocavano, tutti ne parlavano, ma non ci si riferiva al titolo come CTR, tra e me i miei amici: per noi, il suo nome era Crash delle macchine.
L’anno scorso Crash è tornato (abbastanza bene) dal regno del passato, ed ora Activision tenta il bis riportando su questa generazione di console anche il suo episodio automobilistico. Vediamo se il buon vecchio peramele sa ancora come far correre un catorcio.

Il primo aspetto che colpisce, una volta iniziato a giocare, è come le corse siano scandite da una trama, attraverso una vera e propria modalità Avventura. Tale Nitros Oxide, autodefinitosi il pilota più veloce esistente, sfida la Terra ad una gara di kart. Premio: la salvezza del pianeta; scorre potente in lui la ludopatia. Sebbene sia giusto un filo d’intreccio, la soluzione narrativa è piacevole, e così eccoci a guidare il personaggio che sceglieremo attraverso dei mondi, ognuno con il suo numero di gare il cui unico obbiettivo è di arrivare primi, e con tanto di boss di fine mondo. Ogni circuito può poi essere ripercorso per tentare di ottenere le reliquie, i gettoni CTR e i trofei; ai fini della rigiocabilità vanno aggiunte le varie modalità extra, come le classiche Battaglia e Prova a tempo, e il multiplayer local e online, per una longevità che soddisfa sia i nuovi arrivati che i vecchi skillati dell’originale.
Parliamo ora volante alla mano.
La dinamica di guida offre un feedback diverso da quello dell’originale, si nota all’istante: il kart appare meno comodo e più duro da gestire. La guida in CTR appare dunque meno fluida di quella del concorrente diretto, con il sistema di derapate che assume un ruolo ancora più determinante. Alla guida ovviamente si accompagna un armamentario canonico, coi suoi dispositivi offensivi, acceleratori e simili.
Servirà allenamento per acquisire bravura alla guida, e i vecchi trucchetti sono messi al bando: Beenox ha infatti rimosso tutti i vari glitch ed errori che permettevano di fare i fighi usando la furbizia, alla maniera della classe politica italiana per intenderci. A questo punto diventa una questione ideale: gli anni passati da Nintendo a migliorare il proprio gioco di corse arcade si fanno sentire, e il divario tra i due gameplay appare netto; ma molti giocatori, come tanti di loro mi riferiscono, preferiscono sfrecciare sul più ruvido CTR che nelle pregiate gare di Kyoto. E nel gaming, chi si diverte, gode.

L’aspetto tecnica del porting mostra qualche scalfitura in più rispetto al resto della produzione. Il remake è ben fatto e la nuova veste grafica fa rivivere in buona parte le atmosfere della nostra infanzia. Non del tutto: non essendoci stati episodi intermedi, il passaggio dai 32-bit all’oggi può apparire drastico, modificando alcune scene che gli occhi del cuore, per dirla con Boris, hanno memorizzato indelebilmente con tratti diversi.
Nel complesso si parla di un buon lavoro, che però corre meglio sullo schermo di casa: in portatile, tutto diventa tristemente meno definito e fluido. In entrambe le modalità, invece, i caricamenti sono troppo lunghi.
L’audio fa il suo tra riprese e novità, e con lo spassoso doppiaggio in italiano.

Giunti al nastro del traguardo, bisogna dare a Crash il giusto premio. Capisco benissimo quando i gamer degli anni ’90, come lo è il sottoscritto, gioiscono di questo ritorno. È perché siamo innamorati dei videogiochi, e quindi agiamo da innamorati. L’analisi è un’altra cosa. Crash Team Racing Nitro-Fueled è un buon gioco di corse arcade, pieno di personaggi memorabili e modalità da affrontare. Ma, pur detestando io per primo i paragoni, non possiamo ignorare il padrone di casa, e questo titolo non si avvicina al pregio dei kart di Mario. Chi gioca solo su Xbox One o PlayStation 4 ha bene di che sorridere, ricevendo finalmente anche su questa generazione di console un gioco di kart; chi gioca su Nintendo Switch invece, ha sì motivo di gioire, ma per motivi legati all’emotività del ritorno e alla varietà di scelta d’acquisto. Ma se prima il re dei kart poteva essere messo in discussione, ora è invece inarrivabile.
Non bisogna dimenticare che spesso le gare son fatte di tante corse: bentornato di nuovo, Crash, e non smettere di premere sull’acceleratore.