Il ritorno di Donkey Kong – Le altre scimmie possono accompagnare solo

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Nintendo pare intenzionata a risvegliare la sua giungla videoludica.

Non solo infatti, tra un mese, più precisamente il 4 maggio, lo scimmione più amato dei videogiochi arriverà su Nintendo Switch, col porting lustrato per l’occasione del suo ultimo episodio, quel Donkey Kong Tropical Freeze che su Nintendo Wii U soddisfò pubblico e critica; non solo, dicevamo, perché i segnali lanciati dalla stessa casa di Kyoto sembrano indirizzare all’ipotesi di un episodio nuovo di zecca in fase di realizzazione.

DK è, nel roster Nintendo, uno dei personaggi più vicini al videogiocatore puro, entrando nel cuore dei possessori di Super Nintendo grazie al suo platforming tosto e maturo, decisamente più impegnativo rispetto al capofila Mario e più grande in molti sensi, a partire dagli sprite utilizzati per riprodurre i primati.

Silenzioso ma simpatico, giapponese di genesi eppure a suo modo occidentale, cravatta, muscoli, simpatia, senza mai neanche una parola. A parlare ci hanno sempre pensato i giochi, alcuni dei quali veri e propri esemplari di talento di sviluppo software, e le apparizioni in altri titoli, da personaggio immancabile di Super Smash Bros. fino all’ultimo Mario+Rabbids.

Nintendo non deve mai dimenticare il valore di questa icona made videoludica. Perché l’hype che un nuovo episodio della serie Donkey Kong può generare è direttamente proporzionale alle potenzialità ludiche del personaggio. DK va trattato da star, seguito e alimentato, come un Mario o un Link: giammai, si spera, un abbassamento a character di secondo piano, come la Grande N sta dimostrando di fare con Kirby ad esempio, o Yoshi.

Perché Donkey Kong non spacca solo come videogioco, ma come personaggio in sé. Gorilla subito riconoscibile, primeggia tra i primati, primizia di questa primavera (tranquilli, ho finito), DK arrampica sugli alberi delle celebrità scimmiesche e da lì osserva i suoi rivali e colleghi – di cui potete avere un saggio di seguito.


La scimmia cattiva che vive nell’armadio

Lo show americano Family Guy, o I Griffin come lo chiamiamo noi figli di Pitagora, ha presentato un primate inquietante e pericoloso. Il giovane Chris Griffin vive nel terrore dell’animale, il quale risiede in pianta stabile nell’armadio della sua cameretta, armadio dal quale sbuca improvvisamente per puntargli contro il dito con fare minaccioso, avvertimento di future sofferenze. L’adolescente scandisce quindi i suoi pomeriggi tra i tipici pensieri degli anni del liceo e la paura di un attacco scimmiesco.

Roba da non credere, se pensiamo a come invece lo scimmione di Nintendo allieti le giornate di tanti adolescenti (ma anche adulti, bambini, redattori di NintendOn): un amico fidato e di cuore, che non aspetta altro che le nostre manacce sul pad per farlo scorazzare di albero in albero.

C’è ben poco da dire, la scimmia cattiva che vive nell’armadio può accompagnare solo.


Le scimmie di Ape Escape

Confuse e confusionarie, allucinate ed allucinogene, ma ciò che è peggio criminali, le scimmie di Ape Escape erano capaci di causare un mal di testa fulmineo a chiunque calpestasse le loro zone. Allarmiste al punto da portare una sirena come copricapo, ci attaccavano alla cieca pur di liberarsi.

Nulla a che vedere col nostro eroe, distinto nel vestiario (la cravatta è tutto, in certi contesti) e nei modi verbali (una voce calda e sobria), impavido, che non urla come… come una scimmia appunto, quando vede un nemico, ma lo affronta a petto gonfio.

No competition: non ne basterebbero 100, di queste starnazzatrici, a fermare il prode DK.


Mojo

Qui dobbiamo mutare i toni dell’articolo e offrire il giusto tributo a una vittima innocente della stupidità umana.

Mojo compare nel ventunesimo episodio della nona stagione de I Simpson, intitolata TG Ragazzi. Fa sempre riflettere rivivere passo dopo passo la cronaca della breve sventurata esistenza di questo primate: dotato di una straordinaria intelligenza che lo proietta ad aiutare gli esseri umani, finisce tra le mani del balordo Homer Simpson, che ne fa un essere pigro, alcolizzato, obeso.

Un testamento composto in poche battute, mentre giaceva supino, aiutato da un pannolino: PRAY-FOR-MOJO.

Qui viene del rammarico: Donkey, sensibile e campione della giungla, avrebbe forse saputo farne un preziosissimo alleato. Ma questo non lo sapremo mai.


King Kong

Concludiamo con una storia di cattive interpretazioni, che tra tutte è la più vicina al nostro beniamino videoludico.

Il gorilla più famoso di sempre, il Megaprimatus kong dell’Isola del teschio, all’anagrafe King Kong. Simbolo tragico di un’alterità incompresa, antieroe passato per aguzzino, l’enorme bestione del film del 1933 rappresentò senza volerlo un cattivo esempio per il giovane Donkey, che quasi cinquant’anni dopo ne avrebbe riprodotto le gesta, ma non i sentimenti.

È vero, i due condividevano la fiamma di un amore impossibile, con un essere umano, King per Ann, Donkey per Pauline. Ma se il primo agì anche in risposta a un’intrusione umana sfociata poi in vera e proprio schiavismo, il gorilla Nintendo tormentò un allora esordiente Jumpman (che passerà poi alla storia col nome di Mario) con prepotenza e violenza, in virtù solo di una cieca passione.

Tutto scorre, e sappiamo come le cose siano in seguito andate per Donkey, che da quel suo imperioso modello prese metà nome. Ma non solo di onomastica si tratta: DK è a tutti gli aspetti il King Kong dei videogiochi, una star, una forza incontenibile, che mai passa inosservata. E che non vediamo l’ora che salga su Nintendo Switch a rubare le nostre ore libere.


Dunque, alla fine di questa disamina scientifica possiamo affermare con certezza come il nostro eroe incravattato sia indubbiamente la scimmia (ops, gorilla) più forte dello showbiz – senza se e senza ma. Una rilevanza crossgenerazionale, che ha visto tramandare lo stendardo dal primo Donkey Kong a suo nipote, lo scimmione che abbiamo imparato ad amare dal 94 ad oggi.

Attendiamo dunque con impazienza il suo ritorno sulla console in Donkey Kong Country: Tropical Freeze, titolo in cui lascerà per qualche momento le luci della ribalta a Funky Kong, membro della famiglia bizzarro e decisamente fuori da ranghi… ma questa è un’altra storia!

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