Layers of Fear: Legacy – Recensione

Recensione di Layers of Fear: Legacy, walking simulator di stampo horror e viaggio disturbante nella mente di un pittore pazzo, sviluppato da Bloober Team

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Genere: Walking Simulator, Horror
Multiplayer: No
Lingua/e: Doppiaggio inglese, testi italiano

Gli strati del terrore

Angoscia e paura sono due stati d’animo che ogni buon horror game dovrebbe far provare al giocatore per dirsi riuscito. Emozioni, fino a pochi giorni fa sporadiche nel bacino d’utenza di Nintendo Switch e per fortuna, ampiamente appagate con l’uscita a breve distanza di Layers of Fear: Legacy e dei due capitoli di Outlast.

Layers of Fear: Legacy è un horror psicologico appartenente al filone dei walking simulator, sviluppato da Bloober Team nel 2016 e apparso già su pc e console concorrenti e ci mette nei panni di un pittore maledetto alle prese con la sua tela più importante, un vero e proprio quadro maledetto capace di sconvolgere la realtà e fare luce sul mistero che avvolge la sua vita e quella di sua figlia. Il porting per Nintendo Switch costituisce la versione definitiva del titolo e include anche l’espansione Inheritance, in cui siamo chiamati a vestire proprio i panni della giovane figlia del pittore.



Una villa vittoriana, curata, arredata nel minimo dettaglio, apparentemente tranquilla, esplorata e osservata dal punto di vista di un pittore folle, nevrotico, dal passato frammentato da biglietti e indizi sparsi nelle stanze. Un uomo scorbutico, burbero, la cui personalità appare disturbata sin dai primi minuti di gioco e tenderà ad assumere contorni sempre più inquietanti man mano che la storia si dipanerà. Un pittore dalla camminata claudicante e incerta, alla scoperta degli incubi che lui stesso ha creato. Ecco, questo è il protagonista, questo siamo noi.

Layers of Fear è un titolo dal gameplay estremamente semplice, un vero e proprio film interattivo che richiede soltanto la giusta atmosfera e immersione per essere apprezzato. Lo stick analogico sinistro viene usato per muoversi, il dorsale R e lo stick destro insieme servono ad aprire cassetti, porte, ante o attivare meccanismi. Ah, e il tasto X, necessario per zoomare sui documenti e leggerli nel dettaglio. Fine. Non serve nient’altro, se non, come detto, una giusta atmosfera per esplorare nella villa e nella storia di Layers of Fear. Possibilmente da soli, nel buio, con il volume alto o in modalità portatile con auricolari o cuffie.

La tela incompiuta da cui comincia tutta la storia…

La quiete dei primi momenti di gioco è destinata ad essere spazzata via dopo una mezz’ora, dopo il primo contatto con la tela protagonista del titolo. L’opera incompiuta che ha assorbito anni di vita, ricordi e probabilmente parte dell’anima del protagonista, capace di mutare costantemente e di far mutare l’ambiente circostante.

In questo caso, l’intera villa. La rilassante musica lascia spazio a un silenzio assordante, a rumori di sottofondo, pianti e urla provenienti dalle stanze chiuse a jump scare dietro l’angolo e a una rappresentazione della follia estremamente ben sviluppata e riprodotta. L’ambiente cambia, cambia costantemente. La strada dietro di noi scompare per riapparire altrove, l’interazione con il mondo circostante svela man mano i ricordi e la storia, inquietante, dietro alla vita del pittore e di sua figlia. Cambiano le sensazioni e ben presto, non ci si sente più al sicuro all’interno della villa e soprattutto, scompare la certezza di essere veramente soli.
E mentre procediamo, siamo continuamente chiamati a guardarci le spalle e ad esplorare, interagendo con l’ambiente alla ricerca di indizi e della strada da percorrere, in mutamento continuo.

Una moderna rivisitazione di Cappuccetto Rosso, e questo è solo l’inizio della fiaba

Layers of Fear è prevalentemente narrazione, un titolo che offre poca libertà di scelta al giocatore e lo guida attraverso la storia grazie a un’eccellente combinazione di grafica, sonoro e narrativa. Un walking simulator che intrattiene per tutta la durata dell’avventura, stimata intorno alle 4-5 ore, a cui aggiungerne una aggiuntiva per il DLC Inheritance. Rispetto agli altri esponenti del genere, il titolo dei Bloober Team offre una maggiore interattività e non si limita ad essere un semplice viaggio ma offre anche enigmi, comunque piuttosto semplici da risolvere, per proseguire nella storia e prepararsi adeguatamente al successivo jump scare.

Degni di lode i giochi di luce e gli effetti sonori ambientali, studiati per destabilizzarci continuamente, scavando nelle paure più comuni del genere umano. Un’apparentemente innocua stanza di bambino con una culla si trasforma in una serie di ombre in movimento per tutta la stanza, provenienti da un carillon solitario al centro. E bambole su ogni mensola, che ci fissano col loro sguardo statico. Il gioco offre in tutto sette capitoli, oltre all’espansione, e tra uno e l’altro vi è una breve pausa per rifiatare e riprendersi.

Tutto i testi sono tradotti in italiano e lo zoom aiuta a comprendere gli indizi

Il porting per Nintendo Switch risulta ben fatto, conservando però pregi e difetti delle altre versioni, come un frame rate a volte instabile e un prezzo forse eccessivo per la durata complessiva del titolo. Per fortuna, il DLC incluso nella versione Legacy è praticamente gratuito.
Un affascinante viaggio all’interno di una psiche malata che tiene incollati dall’inizio alla fine, da vivere con cuffie o auricolari, da soli e al buio. Layers of Fear: Legacy è un acquisto consigliatissimo per gli amanti del genere horror.

Ho giocato e completato l’avventura grazie a un codice gentilmente fornito da Nintendo, isolandomi dalla luce del sole e dal mondo circostante
Pro: Un viaggio attraverso una mente disturbata che immerge e tiene costantemente in tensione il giocatore
Contro: Prezzo forse troppo alto per la durata complessiva del titolo, occasionali cali di frame rate
8.0

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