Si continua a cadereVe lo ricordate The Fall
? Fu una delle mie prime recensioni su NintendOn, era scritta pure abbastanza male (e con ciò non intendo che questa sarà scritta meglio, anzi) ma il titolo mi aveva colpito particolarmente e lo premiai, insieme anche al resto della stampa specializzata – così come l’utenza – che lo aveva molto gradito. Il primo capitolo della trilogia risale al 2015 e per il secondo abbiamo dovuto aspettare tre anni: un lasso di tempo forse un po’ troppo lungo e che spero non si ripresenti anche per lo sviluppo del terzo capitolo, in particolare prendendo in considerazione il fatto che sì, il gioco ha fatto passi avanti rispetto a tre anni fa, ma questi non son così tanti da giustificarne l’attesa.
Sottolineo che saranno presenti alcuni spoiler sul finale del primo gioco quindi, se non lo avete ancora recuperato, fermatevi qua, rileggete la recensione del primo capitolo e recuperatelo se vi piacciono sia il genere che le ambientazioni sci-fi molto cupe e distopiche.

La storia inizia proprio dove termina quella di The Fall: A.R.I.D., la nostra IA senziente ed autonoma, dopo essere atterrata su un pianeta sconosciuto, si impegna con tutte le sue forze per dare assistenza a Joseph, l’umano all’interno della tuta, rimasto incosciente. Dopo aver riscritto più volte le sue regole in modo da proteggere il suo occupante e, al contempo, sé stessa, scopre di non aver mai avuto nessuno al suo interno e, sconvolta da tale rivelazione, si lascia catturare. All’inizio del secondo capitolo la si ritrova smantellata ed infetta da un virus misterioso mandatole da un Utente non meglio specificato.
La sua missione è quindi quella di risalire al segnale che le invia tale virus, viaggiando all’interno della rete, e scoprire perché è stata infettata, e da chi. Tale segnale è però frammentato all’interno della rete e dovrà sfruttare altri bot per proseguire nel suo cammino. L’atmosfera si mantiene cupa, tetra e distopica come quella del primo capitolo. Giocato in modalità portatile non presenta alcun calo di frame se non nei rari caricamenti ma si deve aumentare un bel po’ la luminosità per poter vedere bene cosa ci circonda.

Il titolo appare come una degna evoluzione del primo ma senza particolari rivoluzioni: alla sequenza di enigmi e puzzle in stile avventura punta e clicca, praticamente uguali a quelle di The Fall, si intermezza una hub esplorabile in pieno stile Metroidvania, con porte da aprire sparando e abilità da acquisire, sempre per aprire altre porte, in modo da proseguire verso un’altra zona e controllare un altro bot in modo da continuare a ricostruire il segnale. Non è presente una mappa ma perdersi è quasi impossibile, il percorso è abbastanza lineare ed il backtracking praticamente assente.
Certo, tutto questo non è proprio realizzato al massimo delle possibilità, sembra quasi sia stato buttato di forza per poi tornare a curare la parte degli enigmi, ma è una buona distrazione tra un puzzle e l’altro. Il sistema di combattimento è stato ampliato ed all’interno dell’hub di gioco sono presenti dei blob neri da sconfiggere con la nostra pistola, facendo affidamento alla medesima energia utilizzata per saltare. Se si termina chiaramente bisogna aspettare qualche secondo per ricaricarla.

Il tema portante del titolo sono le regole e l’autoimposizione di quest’ultime. ARID, appena risvegliata, resasi conto di ciò che le era accaduto e di come era riuscita a rompere gli schemi imposti, riscrive il suo programma cancellando tutte le sue regole precedenti ed imponendosene una che la guiderà sempre: salvare sé stessa. In maniera del tutto simile, anche i bot da noi controllati durante il viaggio agiscono attraverso regole predeterminate. Come già detto poco sopra, per risalire alla fonte del segnale bisogna utilizzare alcune IA quasi come fossero dei proxy attraverso le quali il segnale viene dirottato ma non il nostro compito non è una passeggiata di salute. Il nostro primo occupante è un maggiordomo che, da anni ed anni, esegue sempre gli stessi compiti: si sveglia dalla sua stasi, serve il caffè al padrone, rifà il trucco alla signora e torna in stasi, per l’eternità.
Il compito di ARID è quindi ostacolato dalla routine imposta all’IA che governa il robot maggiordomo, che non può effettuare azioni diverse. Tramite l’utilizzo di alcune funzioni della casa, che disattivano temporaneamente il maggiordomo, dobbiamo fare in modo che la routine cambi senza che l’IA si renda conto che sia ARID a manipolarla per raggiungere il suo obiettivo. Compito più facile a dirsi che a farsi in quanto alcune soluzioni appaiono totalmente illogiche e, se non fosse stato per il walktrough mandato dagli sviluppatori, probabilmente avrei perso il triplo del tempo nel tentativo di interagire con ogni elemento e sperare in un qualche risultato. Già le fasi successive, in cui si penetra all’interno dei corpi di Uno, che introduce anche una semplice meccanica di combattimenti corpo a corpo, e dell’Accompagnatrice, risultano essere leggermente più semplici. Forse perché il gioco è riuscito a farsi capire dopo un po’ o forse perché la curva di difficoltà risulta mal calibrata e vira in maniera discendente per poi avere un’altro sbalzo verso l’alto nella fase finale.

Ogni bot rappresenta una sezione di gioco diversa così come un atteggiamento diverso: se il maggiordomo rappresenta la logica ferrea, l’artista combattente Uno rappresenta l’individualità così come la tenera Accompagnatrice, sempre attenta e preoccupata per tutti, rappresenta l’altruismo. Il titolo riesce a far proseguire per bene la storia di A.R.I.D., con i giusti colpi di scena e con l’inserimento di meccaniche più articolate rispetto al primo capitolo ma, come già detto, queste non risultano pienamente convincenti e appaiono poco sviluppate: dopo tre anni di attesa, forse, ci si aspettava anche qualcosa in più. Non ci resta che sperare in bene per il terzo ed ultimo capitolo della trilogia, sperando sempre che non ci faccia attendere un’intera generazione videoludica per presentarsi.


























































