Avere in mano la legge e usarla a propria discrezione
“Io non ho infranto la legge! Io sono la legge!”
Chi ha qualche anno sulle spalle potrebbe ricordarsi questa famosa frase pronunciata da Silvester Stallone nel film “Dreed – La legge sono io”, un action movie nel quale il muscoloso attore interpretava il giudice Joseph Dreed, un esecutore della legge che armato di tutto punto andava in giro per una città corrotta e post apocalittica a “spargere” il seme della giustizia.
10 tons pesca a piene mani da questa pellicola per proporci un giustiziere armato del suo fucile d’assalto multifunzione e delle sue abilità per seminare scompiglio nei 18 livelli del titolo ognuno dei quali sbloccabile portando a termine le varie missioni disponibili nei precedenti. Un susseguirsi ininterrotto di uccisioni, recupero oggetti e salvataggio civili racchiuso in una atmosfera di gioco che ricorda molto Hotline Miami.
Un concentrato di violenza e fame di distruzione che si manifesta soprattutto nella vasta distruttibilità degli scenari non solo a colpi di arma da fuoco, ma anche spesse volte con il solo passaggio accanto ad essi: per esempio, sfondare una vetrata per fare una irruzione in una stanza e sorprendere gli ignari malviventi concederà emozioni intense. Ovviamente distruggere non è la pratica principale: gli obiettivi di ogni missione saranno tre e variabili, ma si tratterà perlopiù di soddisfare una richiesta principale obbligatoria e durante il percorso soddisfare alcune richieste aggiuntive (come non ricevere danni o completare la missione in un tempo limite). A “raddoppiare” la durata del gioco, una volta portate a termine la prima volta ogni mappa, dovremo affrontarla di nuovo a modalità difficile con obiettivi diversi e molto più ostici. E non sarà certamente impresa facile e veloce il completamento di tutti gli obiettivi.

Nel realizzare questo scopo avremo a disposizione un arma che potremo equipaggiare con molteplici tipi di proiettili e con altrettanti potenziamenti ben differenziati, ma potremo contare anche su un attacco melee (molto basico a dire il vero) e su alcune abilità associabili al nostro giudice. Bisogna ammettere che, oltre ad avere una più che buona profondità a livello sia quantitativo che di differenziazione, questo fattore di pianificazione prima di una missione è cruciale per evitare in incappare in consecutive e infruttuose morti oltre che riuscire a completare tutti gli obiettivi, fattore indispensabile per sbloccare le missioni successive.
Messo piede sulla scena del crimine, ci troveremo davanti a una visuale dall’alto che ricorda molto il già citato Hotline Miami e soprattutto Neon Chrome, al quale questo Jydge dichiara di essersi apertamente ispirato. Purtroppo a causa delle tonalità troppo scure degli scenari e dei personaggi ci si ritroverà spesso a non riuscire a riconoscere un oggetto inanimato da un pericoloso avversario. Un fattore che porterà ad avvicinare spesso lo sguardo allo schermo rendendo il gioco particolarmente scomodo da giocare in modalità portatile.

Il sistema di controllo vive di alti e bassi, mostrando in alcuni frangenti qualche leggera imprecisione soprattutto nell’attacco melee. Inoltre la mappatura dei comandi non è delle migliori e non è modificabile: avrei personalmente preferito che il fuoco primario e secondario fossero concentrati su un solo lato del controller o su un solo joy-con anziché distribuiti sui due trigger e che il tasto azione fosse lasciato al ad uno dei dorsali. Quest’ultima esigenza si deve al fatto che, anche con la mira automatica (consigliatissima) il gioco necessiti l’uso coordinato dei due stick per muoversi schivare i colpi e mirare allo stesso tempo. Relativamente alla mira il lavoro di porting di questo gioco su Nintendo Switch pare realizzato solo a metà, con i sensori di movimento dei joy-con inutilizzati. Se avete un amico e un altro controller in ogni momento potrete affrontare in due le missioni, senza poter scegliere l’equipaggiamento del secondo giustiziere che sarà, purtroppo, uguale al primo. Una piacevole aggiunta che offre una inaspettata, seppur minima, componente multiplayer.
Dopo un po’ di pratica e qualche imprecazione, si potrà tuttavia apprezzare il level design che ci offre ad ogni missioni molte possibili strade con le quale seminare giustizia a colpi d’arma da fuoco. Con gli elementi distruttibili e la possibilità di abbattere porzioni di muro anche tramite i colpi dell’arma, Jydge ci offre una moltitudine di approcci possibili che comprendono in certi casi anche quello stealth ma che nella maggior parte dei casi sarà molto più assimilabile a una folle corsa verso il massacro. In alcuni casi il riciclo di alcuni elementi e oggetti rende il gioco nelle fasi più avanzate trito e manchevole di mordente. Questo si riassume in un livello di sfida e di rigiocabilità alti, ma solo a patto di giocarlo a piccolo bocconi e per brevi sessioni o il rischio è quello che risulti ben presto indigesto.

A questo si aggiunge un colpo d’occhio che, complici le già citate tonalità scure della palette di colori usata in abbinamento ai colori acidi da insegna al neon, risulta spesso confuso e poco delineato. Sull’altro piatto della bilancia ci sono gli effetti delle esplosioni e dei colpi roboanti e scenografici nonostante spesso siano incredibilmente piccoli da vedere e una colonna sonora che entrerà nel cervello (nel bene e nel male) con la sua lunga playlist di brani di generi differenti.
Tirando le somme, Jydge è un titolo semplice e puro nella sua idea di fondo che non cela il suo spirito di emulazione e plagio in certi casi, riuscendo ad apparire gradevole tra le mani e discretamente appagante alla vista con un sisteam di potenziamenti efficace e per nulla scontato con ottime idee ben sviluppate. Purtroppo il tetro e sottodimensionato mondo di gioco e una mappatura dei comandi non proprio comodissima rendono difficoltoso il gameplay e un non proprio perfetto per lunghe sessioni. Jydge risulta quindi un interessante progetto per i cultori degli shoot ‘em up da tenere in caldo per qualche momento di spacco della giornata e, nonostante siano presenti alcune citazioni indirette, non sarà certamente memorabile come trama o ambientazione.