“Ogni enigma ha una soluzione” versus “Zvarri!”
Tempo fa, non scrivo quanto tempo fa per sentirmi meno vecchio, comprai un dvd dal titolo: Paul McCartney Live at Cavern Club. Il cast era stellare: oltre a uno dei fab four infatti, a quel concerto, vi presero parte David Gilmour, chitarrista dei Pink Floyd, e Ian Paice, batterista dei Deep Purple. Praticamente una grossa fetta del mio background musicale spalmata in unico lasso temporale. Butteranno giù il palco, mi dissi. La delusione fu cocente, suonarono solo dei rockabilly e finii per odiare l’incauto acquisto. C’è da dire che una mia sofferta e nuova maturità mi fece cambiare del tutto idea su quel live, ma questa è un’altra storia.
Questa poco significativa premessa è stata scritta per farvi capire qual’è adesso il mio approccio iniziale verso le collaborazioni fra “big” che si tratti di musica, film, libri o videogiochi, il mio atteggiamento è ormai disilluso dall’assioma: “non sempre grandi nomi sono una garanzia di successo”.
Mai tante nuvole da dissipare come in questo caso, tra l’altro. Layton vs Wright? Più Layton o più Wright? Riusciranno i due a lavorare assieme, in perfetta sinergia o uno prevarrà sull’altro? Anche a livello di character design sembravano due mondi inconciliabili, due diverse visioni di un argomento simile, Layton come Agatha Christie e Phoenix come Rex Stout.
Labyrintia, città piena di magie e misteri
L’incipit è Laytonesco: Sebastian Fate, vecchio allievo del professore, scrive in una lettera, recapitata da Luna Minstrel, di essere in pericolo. Parla di Labyrintia, una città piena di misteri dove esistono streghe che terrorizzano gli abitanti del borgo con la loro magia. Da lì a poco Luna verrà rapita sotto i loro occhi e i nostri amanti degli enigmi Layton e Luke verranno catapultati dentro le pagine di un libro chiamato Labyrinthus che descrive la storia della medioevale cittadina. Ovviamente la stessa sorte capiterà agli altri due protagonisti del gioco, ovvero l’avvocato Phoenix Wright e l’amica e sensitiva Maya, che difenderanno a più riprese Luna Minstrel dall’inquisizione che la accuserà di stregoneria.
Far giocare in trasferta il professore e l’avvocato è una scelta vincente: ambientare la storia in un borgo medioevale, per quanto fittizio, dà un taglio più maturo a una sceneggiatura di altissima caratura. Fin dalle prime fasi di gioco è evidente come il progetto Layton vs Wright abbia dei valori di produzione altissimi, forse fra i più alti non solo toccati dai due brand singolarmente, ma in assoluto in tutta la ludoteca del Nintendo 3DS.
Poteva essere facile servirsi di un riciclo smodato ma non è avvenuto. Non è avvenuto nel comparto tecnico con personaggi modellati di sana pianta in 3D e non è avvenuto nel gameplay. Sebbene l’appassionato di Ace Attorney si scoprirà per l’ennesima volta a suo agio nelle fasi processuali in tutto e per tutto simili a quelle che caratterizzano la serie, piuttosto che andare sul sicuro utilizzando i poteri da sensitiva di Maya, gli sviluppatori hanno deciso di introdurre una nuova meccanica che consiste nel contro-interrogare più persone, anziché una alla volta, per mettere in evidenza le contraddizioni fra una deposizione e l’altra. Di contro le fasi più Laytoniane del gioco propongono enigmi finalmente integrati nell’ambientazione in maniera coerente al contesto nel quale vengono proposti, eliminando così, eureka (anzi, zvarri!), quella sensazione da “settimana enigmistica” che piagava le avventure del professore con la tuba.
Io non volevo spoilerare ma Nintendo mi ha anticipato:
eccovi Luna Minstrel
Questa alternanza di fasi Layton/fasi Phoenix funziona egregiamente pur mantenendo sostanzialmente integri i punti cardine delle due serie. La narrazione è scandita da un doppiaggio in italiano di ottimo livello e da pregevolissime (e numerose) cutscene in stile anime commissionate allo Studio Bones (Fullmetal Alchemist e Soul Eater per citarne un paio). L’esplorazione poi è gratificata da schermate che offrono elementi 3D su più livelli su sfondi disegnati a mano. La stereoscopia infatti è un altro elemento di grande pregio che, pur rimanendo un mero orpello visivo, toglierà tantissimo piacere ludico a chi lo giocherà su un Nintendo 2DS. Mai il senso di profondità è stato più appagante su 3DS, pur settando il livello di stereoscopia al massimo consentito non si riscontra disturbo fisico e l’effetto è comparabile a quello di girare pagine di un bellissimo libro Pop-Up accompagnati però da un comparto sonoro che spicca sull’intera produzione. Le musiche, che si avvalgono di un’orchestra ad hoc, sono più che azzeccate o gradevoli: sono memorabili! Memorabili quando rivitalizzano vecchi temi cari ai fan, memorabili quando propongono brani nuovi di zecca e ancora più memorabili quando le nuove composizioni miscelano sapientemente motivetti presi da entrambi i giochi di appartenenza. Il tema dello start screen e l’ending theme, fatti di quest’ultima pasta, in particolar modo valgono da soli l’acquisto incondizionato, ad occhi chiusi e a portafogli spalancato.