Biomutant ha fatto finalmente la sua comparsa su Nintendo Switch con un nuovo porting tutto sommato interessante
THQ Nordic ha deciso di dare una nuova chance al suo Biomutant, un gioco particolare e da alcune tendenze zeldiane che non è riuscito, purtroppo, a scalfire poi troppo i cuori dei videogiocatori che, invece, lo attendevano con molta ansia. Lanciato nell’ormai lontano 2021 sulle console della passata generazione, oggi possiamo mettere finalmente le mani a questo gioco anche in mobilità grazie all’arrivo della versione per Nintendo Switch.
Ma riuscirà un gioco del genere a splendere anche sulla console di Nintendo?
Un mondo a pezzi
Selvaggio e devastato, rigoglioso di natura selvaggia e di creature mutanti di ogni genere, il mondo di Biomutant risplende in un’ambientazione post apocalittica di grande impatto. Grande tanto quanto l’imminente fine, ormai chiaramente visibile all’orizzonte, con la sola opportunità di scongiurarla messa tra le mani di un piccolo ma agguerrito mutante.

L’Albero della Vita sta lentamente morendo e i Mangiamondo crescono rigogliosi e potenti nelle sue lande selvagge. Eppure, eliminarli è l’unico modo per tentare di rimandare l’inevitabile, per cercare fino alla fine un modo per scongiurare la morte dell’Albero e di dare nuova linfa vitale a un mondo che sembra sempre di più un lontano ricordo.
Come possiamo immaginare, il nostro compito sarà quello di riunire le svariate tribù presenti nel mondo sotto un’unica bandiera, così da poter muovere guerra ai Mangiamondo alla disperata ricerca della salvezza. Le nostre scelte saranno molto importanti, poiché andranno a decretare la morte prematura o la salvezza del pianeta e di tutte le creature che l’abitano. Ogni tribù, chiaramente, avrà obiettivi e intenti diversi. Ci sono tribù come gli Jagni che non vedono l’ora di eliminare i nemici e di lasciare che i Mangiamondo distruggano la terra, mentre altre invece intendono creare rapporti e unità tra le tribù, in modo da poter difendere il loro pianeta dall’imminente distruzione.
È un peccato, quindi, che le scelte veramente importanti siano molte poche. Tra le varie che ci verranno sottoposte sono poche quelle che cambieranno veramente il corso del gioco. Certo, bisogna comunque fare attenzione a ciò che decideremo di fare, ma ciò non si traduce in un’allerta costante come invece sperato. È possibile, però, rovesciare e cambiare le decisioni prese quasi in qualsiasi momento, scegliendo di perseguire una strada piuttosto che un’altra da un momento all’altro, cambiando per sempre le sorti del racconto.
Narrativa fuoricampo
Se c’è una scelta che lascia abbastanza basiti è quella legata alla narrativa del gioco. Biomutant fatica moltissimo a ingranare, impiega moltissime delle sue 13 ore di gioco necessarie al completamento prima di riuscire a diventare vagamente interessante, e non offre praticamente mai alcun colpo di scena che possa farci saltare dalla sedia. Questo è un grosso peccato, perché l’immaginario creato dai ragazzi di THQ Nordic è potenzialmente immenso, ma relegato a venir raccontato da una voce fuoricampo tutt’altro che apprezzabile.

Il nostro personaggio, malgrado i dialoghi in lingue incomprensibili dei vari componenti delle tribù, è completamente muto. Ciò, quindi, rende la voce fuoricampo non solo necessaria (poiché ci racconterà tutto ciò che sta accadendo come se fosse un narratore imparziale), ma risulterà anche spesso fastidiosa, specialmente nei momenti in cui dei banalissimi sottotitoli avrebbero colmato il vuoto narrativo in modo molto più efficace.
Mettiamola così: possiamo accettare un personaggio muto (Link ne è l’esempio per eccellenza), ma allo stesso modo avremmo preferito una narrativa veicolata con altri strumenti.
Personalizzazione a 1000
Un elemento che contraddistingue Biomutant è la profondissima personalizzazione che mette a disposizione dei giocatori. Un livello così alto che permette di modificare praticamente qualsiasi parametro del nostro mutante.
Bello, ma decisamente troppo. Ci imbattiamo nei primi livelli di personalizzazione appena avviato il gioco, dove potremo scegliere tra 6 razze diverse di mutanti. Una volta scelta la nostra, potremo iniziare a modificarne alcuni parametri poco per volta. Proseguendo nel gioco avremo accesso a nuovi modi di personalizzare il personaggio, alcuni dei quali hanno anche un effetto fisico visibile sullo stesso.

Il grande problema di tutto ciò è che è troppo, veramente troppo. La libertà è sempre ben accetta e le possibilità offerte dal gioco sono molteplici, ma proprio perché non ci sono quasi dei limiti, la parte ludica di gestione del nostro personaggio diventa eccessivamente ingombrante. Per esempio, scegliendo una specie di mutante rispetto ad un’altra avremo a disposizione sia dei bonus, da scegliere con cura per farci aiutare nelle prime fasi di gioco, ma anche dei malus, i quali andranno ovviamente a incidere sul proseguo della vita del mutante.
Peccato che, in modo piuttosto rovinoso, a furia di giocare potremo avere dei personaggi nettamente diversi da quello che dovrebbe essere il loro filone di crescita, totalmente all’opposto come mentalità del far scegliere una specie per farla poi evolvere. Aumentando il nostro livello guadagneremo 10 punti da poter inserire senza alcun limite sulle nostre statistiche, cosa che ovviamente creerà delle sproporzioni pazzesche anche rispetto a quelli che dovevano essere i tratti caratteristici della specie scelta.
Allo stesso modo, le abilità uniche sono tutto tranne che abilità uniche. Nascono come tali, però continuando a giocare avremo modo di sbloccarle e di equipaggiarle a chiunque, andando a minare ulteriormente la personalizzazione unica di ogni specie.
Gameplay frenetico
Fortunatamente, a discapito di tutto ciò che abbiamo detto fino a ora, Biomutant non è un completo disastro. Dove riesce a rialzare lo sguardo con fierezza è il gameplay, parte veramente divertente e ben realizzata. Parliamo pur sempre di un gioco dalle forti tinte action, caratteristica fortemente visibile ed accentuata dalla grande mobilità e capacità di maneggiare armi di natura anche molto diversa da parte del nostro mutante.

Avremo modo così di abbattere nemici più o meno grandi con armi di diverso tipo, tra colpi di spada sanguinari a bocche di fuoco esplosive. La mobilità del mutante è tale che trasformerà tutta la scena d’azione in un turbinio di salti, piroette spettacolari, scivolate sotto le gambe degli avversari, spari a mezz’aria e tanto altro. Non mancano nemmeno delle abilità “magiche” chiamate “Poteri Psionici“, le quali avranno un impatto importante sulle battaglie che dovremo affrontare e sarà nostra cura sceglierle con parecchia attenzione.
Parlando di combattimento, in Biomutant è presente un buon sistema di crafting delle armi, costruite partendo da un minimo di 3 a un massimo di 7 oggetti in grado di creare armi più o meno potenti. Potremo quindi personalizzare cose come il manico di una spada, l’impugnatura di una delle nostre armi da fuoco o uno dei caricatori dello stesso. Diventa quindi fondamentale riciclare vecchi pezzi di arma al fine di ottenere materiali utili per aggiornare continuamente le nostre armi, così da non trovarci mai sopraffatti dai nemici che diventeranno (ovviamente) sempre più forti.

Questo è un aspetto molto positivo, ma in parte anche un piccolo aspetto negativo. È vero che la personalizzazione è moltissima, ma come in piena tradizione Biomutant finisce per diventare esagerata. Era stato calcolato che, per le sole bocche di fuoco, fosse possibile creare qualcosa come 200 milioni di combinazioni possibili, senza considerare poi tutte le combo possibili per le armi da mischia.
Tutto ciò è sia bello, perché è possibile creare praticamente un’arma unicamente nostra, ma anche brutto perché porta il giocatore a raccogliere una caterva di ciarpame inutile prima di trovare un set effettivamente utile.
Open World e Nintendo Switch
Arrivando ad un altro elemento che contraddistingue Biomutant, è il momento di parlare del suo enorme, meraviglioso Open World. Meraviglioso perché lo scenario post apocalittico creato dal team di sviluppo è veramente meraviglioso, e malgrado i tagli piuttosto importanti su Nintendo Switch, rimane meraviglioso anche sulla piccola console ibrida targata Nintendo.
Il titolo crea qui una grande contraddizione rispetto al suo intento originale: anziché rivolgersi alla storia, Biomutant riesce a tirare fuori il meglio di sé se invece la si evita, dando tutta la priorità al suo Open World e alle moltissime attività che potremo affrontarvi al suo interno. Alcune aree ogni tanto sembrano un po’ vuote, ma pian piano i nemici aumenteranno (in modo esponenziale avvicinandoci all’albero della vita), le attività diventeranno sempre più complesse e il nostro interesse per questo mondo di gioco continuerà ad aumentare.
Ma come risulta, quindi, Biomutant nella sua conversione per la console ibrida? In parole povere, una buonissima conversione ma con comunque un po’ di dettagli sacrificati sull’altare della giocabilità.

La risoluzione è ovviamente inferiore, e in modalità portatile in determinati risulta piuttosto bassa, mentre il framerate si attesta in modo piuttosto stabile attorno ai 30 fotogrammi al secondo, anche nei momenti più concitati.
Malgrado questi tagli, di cui soffre anche la vegetazione, molto presente sulla versione PS5, XBOX e PC del gioco e che contribuisce a creare l’atmosfera generale del gioco, il titolo risulta comunque molto gradevole anche sulla piccola console portatile, garantendo comunque una completa giocabilità in entrambe le modalità e diventando, quindi, un buon escamotage per giocare a un titolo del genere anche in mobilità.
Insomma, se volete giocare a Biomutant il consiglio migliore che mi sento di darvi è: fatelo, sperimentate nei limiti dell’impossibile e godetevi la libertà del suo meraviglioso mondo. La storia diventerà poco più che una traccia da seguire per sbloccare nuove missioni, ma nel frattempo addentratevi sempre di più in questo scenario post apocalittico che sicuramente riuscirà a lasciarvi qualcosa addosso.