Dipingendo il mondo: l’arte di Unicorn Overlord

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Vanillaware ci regala un mondo pittorico che prende vita tra le mani dei videogiocatori

L’arte bidimensionale è una componente storica del mondo videoludico, a partire da quando il 2D era l’unico modo per poter portare un gioco a schermo financo a quando, complice l’arrivo di piattaforme più prestanti a livello hardware e a motori grafici più complessi, il mondo si è progressivamente spostato verso l’uso massiccio del 3D.

Eppure alcune aziende continuano ad esplorare il mondo bidimensionale, portando a schermo delle vere e proprie opere d’arte. Qualcuno sceglie di spingere verso la Pixel Art, come Square-Enix con il suo Octopath Traveler, dove la scelta dell’HD-2D è stata ampiamente premiata da pubblico e critica portando così alla nascita di diversi titoli con stili grafici molto simili.

Qualcuno, invece, continua a muoversi nel mondo bidimensionale, spesso sfruttato nel mercato indie e portato avanti da grandi giochi come Hollow Knight, The Binding of Isaac, Cuphead, GRIS e chi più ne ha più ne metta. E in questo miscuglio svetta sempre più in alto Vanillaware, una software house indipendente con sede a Osaka, la quale ha fatto del 2D il proprio tratto caratteristico.

Stratificare l’estetica

Ma qual’è il segreto di Vanillaware? Come fanno a creare giochi 2D in grado di settare ogni volta un nuovo standard, come fanno ad aver uno stile così unico da essere riconoscibile tra altri mille?

Differentemente da molte altre software house, anzitutto, gli sviluppatori di Vanillaware hanno sempre avuto una grandissima libertà espressiva per quanto riguarda lo sviluppo del loro stile grafico. Il fondatore di Vanillaware, George Kamitani, fuoriuscito da un rapporto di lavoro piuttosto fallimentare con SEGA e Atlus, ha sempre apprezzato e concesso molto spazio ai suoi sviluppatori per poter dare unicità allo stile grafico dei giochi da loro sviluppati.

Nel 2004 assistiamo alla nascita di Odin Sphere (se non vogliamo parlare di quando la software house si chiamava Puraguru), il primo gioco nato già sotto il nome di Vanillaware, nonché il titolo che iniziò questa fase di sperimentazione di un mondo 2D creato fondendo diversi stili. Alcune parti erano simili a dei quadri dipinti ad acquarello, altre sembravano dei libri pop-up mentre altre invece mostravano animazioni disegnate interamente a mano.

E questo è esattamente il punto forte della software house che, oggi, possiamo ritrovare ancora più bello e splendente che mai in Unicorn Overlord. La capacità di stratificare l’esperienza visiva fondendo differenti stili tra loro, creando un enorme quadro animato con grande cura che rende l’esperienza di gioco più unica che mai.

Anche le texture, disegnate a mano, sono sapientemente cucite sui modelli dei personaggi per dar loro una forte caratterizzazione già solo a livello visivo. Questa componente era chiara in Odin Sphere e si è evoluta negli anni passando per mezzo di altri titoli come Muramasa: The Demon Blade e 13 Sentinels: Aegis Rim, per esplodere poi nel picco massimo di qualità che rappresenta proprio Unicorn Overlord.

Ma, come tutti possiamo immaginare, lo stile grafico è tanto importante quanto lo è anche la scelta accurata di un’ottima tavolozza di colori. Vanillaware si è sempre distinta per un uso di colori molti vivaci, in grado di colpire ferocemente l’immaginazione dei giocatori e di trasportarli in reami variopinti e fantastici.

Tutto ciò si applica non solo sui personaggi, resi alla perfezione al punto che risultano vivi a schermo, bensì anche sui paesaggi. Che si parli di grandi praterie verdi, di cime innevate dalla più candida neve fino ai grandi e grigi castelli, la resa cromatica creata da Vanillaware lascia sempre a bocca aperta. In effetti, e questo è un consiglio personale, giocare ai loro giochi su Nintendo Switch OLED è un’esperienza ancora più emozionante e incredibile rispetto al giocarlo su Nintendo Switch base, non tanto per la qualità dell’LCD che è comunque ottima, ma piuttosto per la grandissima capacità degli schermi OLED di rendere al meglio i colori saturi e, quindi, di enfatizzare quei giochi che fanno della cromaticità il loro punto forte.

Altro punto fondamentale dello stile Vanillaware è sicuramente il design dei personaggi. Abbiamo già parlato, poco sopra, di come gli sviluppatori siano molto liberi nello sviluppo e nella creazione dello stile che caratterizza le loro produzioni. E questo dettaglio non fa eccezione per quando si parla di creare i design dei personaggi, soprattutto quello dei protagonisti.

Ogni modello di ogni personaggio è sapientemente creato e adornato di una moltitudine di dettagli, dai più piccoli e innocui (come le pieghe dei vestiti e i riflessi di luce sulle armature) fino a quelli più importanti (come i movimenti espressivi del volto) che contribuiscono a infondere la linfa vitale giusta nei personaggi. Inoltre ognuno di loro mostra anche una palette cromatica perfettamente abbinata allo stile del luogo circostante e tutte sono coerenti tra di loro. È spettacolare notare come ogni personaggio principale abbia un’espressività unica e propria, il tutto gestito alla perfezione sui piccoli volti dei personaggi che caratterizzano l’universo di Unicorn Overlord.

Insomma, Vanillaware si conferma sempre di più una maestra nella creazione di videogiochi, con un mix perfetto tra passione, originalità e capacità tecniche che molte software house possono solo sognarsi.

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