La conclusione del pass di espansione
Nella prima analisi di questi contenuti aggiuntivi dedicati a Pokémon Scarlatto e Violetto, ci eravamo lasciati un po’ amareggiati. La percezione che l’esperienza base, già di per sé non entusiasmante, non avesse ottenuto le attenzioni dovute, era palpabile. Con questa seconda parte, conclusiva anche della storia lasciata a metà nel mese di settembre, le cose non sono andate poi così diversamente.
Il Disco Indaco riesce probabilmente a dare in pasto ai giocatori un post game più corposo, ma qualitativamente ancora al di sotto delle aspettative dei tanti milioni di giocatori che hanno dato fiducia all’ultima fatica di Game Freak.
Luogo delle vicende della storia è l’Istituto Mirtillo, una sorta di accademia nel mezzo del mare tecnologicamente avanzatissima, tanto da riuscire a ricreare un ecosistema sottomarino in grado di ospitare nuovi Pokémon e di simulare condizioni climatiche fedeli alla controparte del mondo esterno. Siamo nel Bioterarium, area suddivisa in quattro macroambienti che richiamano luoghi caldi, miti e freddi, adatti alle esigenze di ogni mostriciattolo e pronto a offrire nuove sfide agli allenatori più capaci e avventurosi.
Sfide che purtroppo vengono trasmutate in attività secondarie che non solo risultano essere ripetitive, ma non offrono nulla di nuovo a chi ha già saggiato tutte le possibilità offerte dal gameplay. Attaccare un Pokémon con la modalità automatica, raccogliere oggetti, prendere Pokémon alla sprovvista, percorrere X metri. Nulla di stimolante se non si considera la possibilità di ottenere una nuova valuta di gioco necessaria per acquistare oggetti ed MT di un certo valore, soprattutto se l’intento è di lanciarsi nel competitivo. C’è qualche chicca qui e lì, come la possibilità di sbloccare nuove modalità di lancio della Ball, decorazioni e via dicendo, ma nulla a mio avviso che possa giustificare il tedio di ore e ore di farming.
La storia ruota attorno ad una nuova Lega “inferiore”, al suo Campione e ai Superquattro, che ovviamente saremo tenuti a sfidare e sconfiggere per arrivare ai titoli di coda. La difficoltà si mantiene sopra la media e tatticamente, anche per via di ragionati scontri in doppio, ci troviamo probabilmente di fronte l’apice di questa generazione. Anche le prove che precedono le lotte risultano più curate rispetto a quanto visto con gli otto Capipalestra, nulla di travolgente ma che almeno non lascia interdetti.
Sulla qualità della scrittura, siamo sempre allo stesso punto morto. In questa seconda parte ci sarebbero tutti i presupposti per dare in pasto ai giocatori una storia quantomeno digeribile, ma tirando le somme il risultato finale è sempre a metà tra il decente e l’incomprensibile, il tutto condito dalla ormai immancabile inespressività facciale e sonora che accompagna le vicende del nostro protagonista e dei personaggi che gli ruotano attorno.
Il Bioterarium sa offrire qualche scorcio paesaggistico diverso da quanto visto a Paldea, anche per via della contaminazione tecnologica dell’Istituto Mirtillo, ma il fattore esplorazione rimane il medesimo di quanto già provato in precedenza.
Cosa dire in definitiva di questa espansione? Di certo, non si potevano fare miracoli dopo il disastro tecnico messo in piedi da Game Freak e dal punto di vista dei contenuti è chiaro che ci troviamo davanti un prodotto pensato per una tipologia di giocatori che non è più quella cresciuta col Game Boy nello zainetto. The Pokémon Company ragiona tenendo a mente le nuove leve? Indirizza a loro questo concept di esperienza? Un concept realmente valido anche fosse anche per un bambino che si approccia da poco al mondo di Pikachu e dei suoi amici?
Per chi vi scrive, nulla di questi giochi può realmente rendere felice un fan dei Pokémon. La speranza è che le tante critiche post lancio abbiano fatto drizzare qualche antenna.