Un viaggio in un universo videoludico di quasi trent’anni
La recente pubblicazione di Star Ocean: The Second Story R ha rappresentato il ritorno del capitolo più amato e celebrato di una saga nata ormai più di venticinque anni fa, che ha attraversato ben sei generazioni di console casalinghe e portatili.
Star Ocean è un nome legato a doppio filo a Tri-Ace, software house dedicata allo sviluppo di giochi di ruolo giapponesi fondata nel 1995 dai “tre assi” Yoshiharu Gotanda, sviluppatore e attuale presidente della compagnia, Masaki Norimoto, game designer e Joe Asanuma, direttore dello sviluppo.
Prima di fondare Tri-Ace, il trio aveva lavorato per Namco (oggi Bandai-Namco) alla creazione di Tales of Phantasia, capostipite della saga Tales Of, action-gdr da cui la saga di Star Ocean erediterà numerose caratteristiche
Un anno dopo la sua fondazione, Tri-Ace pubblica su SNES il primo capitolo della serie, pubblicato da Enix e destinato a rimanere per molto tempo un’esclusiva per il pubblico giapponese.
Star Ocean è un titolo ambizioso, esce quasi a fine ciclo vitale della leggendaria console a 16-bit Nintendo e richiede uno speciale chip di compressione integrato nella cartuccia per riuscire a gestire il comparto tecnico e le tracce vocali presenti in battaglia e nell’introduzione dell’avventura
Ci troviamo migliaia di anni nel futuro, in un’epoca in cui gli umani hanno colonizzato ed esplorato gran parte dell’universo, fondato una vera e propria Federazione Galattica e conosciuto centinaia di razze diverse. I pianeti che non appartengono alla Federazione e sono dotati di uno sviluppo tecnologico arretrato sono definiti “sottosviluppati” e interagire con loro è solitamente vietato, poiché ne comprometterebbe la naturale evoluzione e crescita.
Star Ocean per SNES comincia proprio su uno di questi pianeti, Roak, nel piccolo paese di Kratus.
Alcuni ragazzi dalle fattezze feline della razza Fellpool appartengono alla forza di difesa del villaggio, con il compito di sventare piccole minacce e proteggere gli abitanti.
Tutto cambia, quando in un paese vicino inizia a diffondersi un morbo che trasforma gli abitanti in pietra.
Il primo capitolo, pur gettando le basi dell’universo narrativo fantascientifico, è quello con i toni più fantasy e classici, con una storia che coinvolge ma lascia intravvedere poco dell’enorme potenziale che possiede.
L’esperienza accumulata dal trio fondatore di Tri-Ace su Tales of Symphonia si vede, e dal titolo Namco Star Ocean eredita un sistema di combattimento in tempo reale con un personaggio controllato dal giocatore in grado di spostarsi nel campo di battaglia, istruzioni da impartire agli alleati e tattiche pre-impostate. Oltre alla trama principale, sono presenti azioni facoltative che permettono di rafforzare il legame tra i personaggi e conoscerli meglio.
Star Ocean arriverà in occidente solo nel 2006, grazie a First Departure, remake del gioco per PSP, rimasterizzato nel 2019 per Nintendo Switch e Playstation 4 come Star Ocean: First Departure R.
Star Ocean: The Second Story è il secondo titolo della saga e viene pubblicato nel 1998 in Giappone per Sony Playstation, in America del Nord nel 1999 e in Europa nel 2000.
Il successo è enorme, un gdr pubblicato da Enix dal sapore classico che si contrappone e sfida i grandi titoli di Squaresoft che dominavano le classifiche e, oltre a due remake negli anni a seguire, riceverà anche un adattamento manga e un anime.
Venti anni circa dopo la prima avventura, Claude C. Kenny si trova in una missione intergalattica assieme a suo padre, il colonnello Ronyx, per investigare su una misteriosa anomalia sul pianeta Milokeenia.
Claude finisce accidentalmente in un portale e viene teletrasportato sul pianeta sottosviluppato Expel, dove conosce l’affascinante Rena Lanford, una misteriosa ragazza dalle orecchie a punta, dotata di strani poteri curativi. Insieme a lei, cercherà di risolvere il mistero legato al Globo Stregato, un meteorite caduto sul pianeta che genera pericolosi e feroci mostri che minacciano gli abitanti di Expel.
Il secondo capitolo della saga amplia gli orizzonti della trama, trascinando il giocatore in un conflitto intergalattico, virando definitivamente dal filone fantasy verso la fantascienza.
Star Ocean: Till The End of Time viene pubblicato nel 2003 in Giappone per Playstation 2, rappresentando un nuovo salto in avanti per la saga. Le versioni internazionali escono un anno dopo e si basano sulla Director’s Cut del gioco e includono nuovi personaggi e dungeon opzionali.
All’epoca, secondo il produttore Yoshinori Yamagishi, Till The End of Time rappresentava la “visione definitiva” dell’universo di Star Ocean.
Il salto generazionale e la potenza della piattaforma consentono di spingere dal punto di vista tecnico, creando uno stile visivo accattivante e moderno per l’epoca e migliorando sensibilmente il sistema di combattimento, un’evoluzione che orienta la serie definitivamente verso il genere action-gdr.
L’avventura è enorme, stratificata e dotata di una longevità massiccia, con un gran numero di opzioni per personalizzare i protagonisti e un sistema di creazione di oggetti, armi e accessori ancora più ricco di possibilità. Till The End of Time è la consacrazione della saga e ripaga totalmente i giocatori degli anni di attesa per vedere un nuovo capitolo.
Purtroppo, Star Ocean: The Last Hope del 2009 rappresenterà il primo passo falso per la saga, dividendo ampiamente l’opinione dei fan.
E divisivo è il termine migliore possibile per descrivere il gioco: da un lato presenta una storia raccontata in modo discutibile e mai coinvolgente, con protagonisti ampiamente dimenticabili e dialoghi che è praticamente impossibile prendere sul serio, dall’altro lato ha un sistema di combattimento estremamente profondo e divertente e una giocabilità stellare, sfruttando ogni personaggio a disposizione e offrendo molteplici stili di combattimento da padroneggiare.
The Last Hope è puro gameplay, è un gdr divertente, a patto di soprassedere sul lato narrativo che non ha davvero niente a che spartire con i suoi predecessori.
E purtroppo, il quinto capitolo non contribuisce a risollevare le sorti del brand, anzi: Star Ocean: Integrity and Faithlessness, del 2015, è considerato quasi all’unanimità il punto più basso toccato dalla saga.
La più grande novità è rappresentata dalla partecipazione di tutti e sette i membri del party in battaglia contemporaneamente, se l’idea sulla carta può risultare interessante e innovativa, in pratica il risultato sono combattimenti confusionari e relativamente semplici, in cui è difficile tenere visivamente sotto controllo cosa sta succedendo e inevitabilmente il divertimento ne risente.
Dal lato narrativo, protagonisti già poco interessanti vengono totalmente affossati da una narrativa che prevede poche cinematiche, la maggior parte degli eventi vengono narrati mentre si esplora il mondo di gioco o durante gli spostamenti tra un luogo e l’altro. Una scelta singolare e alquanto bizzarra, che purtroppo non funziona. L’impressione, è che le idee rimaste agli sviluppatori siano davvero poche, così come il budget a disposizione, e che l’affascinante universo narrativo creato da Square-Enix sia ormai solamente un ricordo.
E poi, per fortuna, arriva la rinascita.
Star Ocean: The Divine Force, uscito nel 2022, è un piacevole ritorno alla qualità che la saga ha offerto fino al terzo capitolo.
Forte del duo di protagonisti più solido e carismatico visto dai tempi di Claude e Rena e di una storia finalmente tornata a un respiro “cosmico” e narrata in modo tradizionale, con un’ottima regia e numerosi colpi di scena, The Divine Force è, prima di tutto, un titolo divertente.
In ogni momento, Ray e la principessa Laeticia possono avvalersi dell’aiuto di un’ia senziente che consente loro di librarsi in aria e spostarsi a grande velocità lungo la mappa, rendendo più rapidi gli spostamenti e consentendo di saltare o ripercorrere in un batter d’occhio intere aree, oltre a permettere un’esplorazione tridimensionale delle mappe.
Gli alleati hanno a disposizione un enorme numero di abilità da apprendere, le possibilità di personalizzazione del proprio team sono vastissime, così come il sistema di creazione di oggetti, armi e armature. Una vera e propria rinascita per il brand.
E dopo l’uscita della versione rimasterizzata del primo capitolo, l’annuncio di Star Ocean: The Second Story R, remake del secondo capitolo sviluppato da Gemdrops, in fondo, non è stata una sorpresa.
Il comparto tecnico di The Second Story R è il più sorprendente e accattivante dell’intera saga, l’intera avventura è stata ricostruita in un meraviglioso mondo in tre dimensioni liberamente esplorabili, mantenendo personaggi in 2D in pixel art ispirati all’era 16/32 bit, con artwork nuovi e inediti e un eccellente doppiaggio durante i dialoghi e i filmati.
L’avventura originale è stata riscritta, apportando un numero enorme di miglioramenti e ampliamenti in termini qualitativi ma mantenendone la struttura originale, dimostrando ancora una volta come un titolo di qualità assoluta non risenta del passare del tempo e come possa splendere ancora nel panorama videoludico dopo quasi trent’anni, senza temere rivali moderni.
Un remake dalla rigiocabilità estrema, con due storie principali che si intersecano e hanno bisogno di essere giocate entrambe per comprendere ogni sfumatura della narrazione e ben cento possibili variazioni del finale, in base ai personaggi reclutati durante l’avventura e alla loro affinità.
The Second Story R può quasi essere considerato un nuovo capitolo, capace di fare impallidire numerose produzioni odierne per il numero di contenuti e per le possibilità di personalizzare l’esperienza di gioco che offre, così tante da risultare quasi eccessive, ma indicative della vastità e della qualità dell’avventura.
Un titolo che va ben oltre il concetto di remake, è un’avventura che fa tesoro di tutta l’esperienza accumulata dalla saga, nel bene e nel male, ed è sorprendente come sia incredibilmente moderno, la perfetta chiusura di un periodo che ha visto fiorire e trionfare i giochi di ruolo ispirati agli indimenticabili anni ’90, sviluppati con lo stesso amore e la stessa passione che hanno segnato per sempre tanti amanti del medium videoludico.