Oramai siamo arrivati alla Remaster di una Remaster
Parlare di questi titoli è sempre un enorme problema. Hanno dietro di se un’enorme storia che va sviscerata per inquadrarli bene. Si rivolgono tanto a nuovi giocatori che possono entrare senza avere esperienze pregresse, sia a veterani delle precedenti versioni che invece sono più interessati ai cambi. Vediamo di fare ordine.
C’era una volta una casa di sviluppo chiamata Quest Corporations. Fondata nel 1988, sviluppò diversi giochi per il territorio giapponese, arrivando nel 1993 a codificarsi come tra i grandi dei giochi di ruolo strategici con la serie Ogre Battle. Titoli che hanno trovato vita solo in Giappone ed in America, arrivando in Europa con ampio ritardo e solo su piattaforme di seconda casa o attraverso remaster.
Uomini chiave di Quest sono Akihiko Yoshida, Hiroshi Minagawa e Yamusi Matsuno. Fu proprio il loro lavoro con Tactics Ogre, il secondo capitolo nella serie, a traghettare queste figure nell’allora Squaresoft ed arrivare fino ai giorni nostri avendo prodotto tra i titoli più iconici e diversi della serie Final Fantasy, partendo dal meraviglioso Final Fantasy Tactics.
La serie Ogre Battle continuò per qualche anno, fino a quando nel 2003 la Quest fu acquisita da Square. E la nuova direzione Square Enix nel tempo portò l’originale Tactics Ogre: Let us Cling Together, progettato in originale per Super Nintendo, su PSP nel 2010-11, con una remaster approfondita, che andò a toccare anche molti elementi meccanici del gioco originale e questo fu il primo punto di contatto con il franchise.
Tactics Ogre: Reborn, è un gioco di strategia a turni, che offre una forte narrativa a bivi come mezzo di unione tra i vari campi di battaglia. Il giocatore comanda unità singole, ognuna con un suo nome ed una specifica classe intercambiabile. La propria potenza matematica migliora comprando equipaggiamento sempre più potente, mentre lo spazio di possibilità tattica si espande aumentando il numero di soldati schierabili nel tempo e sbloccando nuove classi, che portano una visione specifica di come ingaggiare la battaglia.
La storia gira intorno a tre giovani protagonisti. Denam, Catiua e Vyce. Nella terra di Valeria esistono tre etnie. I protagonisti fanno parte dei Walstaniani e decidono di combattere per la loro libertà, contro la campagna di genocidio perpetrata dai Galgastani. La fonte di ispirazione di questo conflitto viene dal nostro mondo. Dalle guerre della Jugoslavia degli anni ’90. Detta in maniera estremamente semplificata, in Jugoslavia il tutto si reggeva da un singola figura di potere che teneva le redini. Quando questo punto di potere si sfaldò, le diverse etnie presenti estremamente nazionaliste, cercarono di formare i propri blocchi di potere.
Ricevendo supporto dai vari blocchi del mondo, questo causò un decennio di guerra terrificante da tutti i lati. Tactics Ogre mette in piedi una narrativa estremamente crudele e realistica. I protagonisti delle vicende ed il giocatore saranno chiamati ad effettuare scelte indicibili per il loro ideale ed anche solo per sopravvivere. Le potenze straniere di Lodis e Xenobia ricordano tanto i blocchi occidentali ed orientali della guerra fredda, interessati ad usare nazioni esterne per combattere la guerra per procura. La storia è bella esattamente come allora ed è impreziosita da un lavoro di doppiaggio per ogni dialogo, in Inglese ed in Giapponese.
Il poter deviare su tre traiettorie diverse in base alle proprie scelte porta anche una discreta dose di rigiocabilità al titolo, che non si più ripresentata nei successori spirituali di Final fantasy Tactcis ed anche oggi risulta molto difficile trovare nei giochi di questo genere, che preferiscono un approccio lineare alla narrativa.
Se state quindi cercando una storia matura, cattiva ed in grado di lasciare il suo segno anche oggi, non si sbagliava né nel 1995, né nel 2011 e neanche nel 2022. Quando si è dei classici da questo punto di vista, non si invecchia mai. Politica, lotta di classe, razzismo, idealismo che si deve scontrare con la realtà sono temi universalmente veri nella storia umana e così lo sono nelle opere da noi prodotte.
L’altro punto del perché qualcuno dovrebbe giocare a Tactics Ogre: Reborn è per la sua componente strategica. La tipologia dei giochi strategici che includono al loro interno una differenza di altezza dei terreni, e quindi che si svolgono su una mappa che ha una morfologia tridimensionale fu ufficialmente codificato proprio da questo titolo. Così forte è questa impostazione che la ritroviamo oggi in giochi come Triangle Strategy.
Un gioco strategico si regge se la parte di risoluzione del puzzle di battaglia ingaggia le parti giuste del cervello. E Tactics Ogre lo fa nel modo corretto. Non esiste la super unità da mandare avanti e farle risolvere la battaglia da sola come nei Fire Emblem degli ultimi 15 anni. Quel che vince è l’approccio ad armate combinate, dove il giocatore deve sfruttare tutti gli strumenti a propria disposizione per smontare la formazione avversaria.
Questo lo si fa avendo a disposizione un numero limitato di truppe da schierare ognuna di una diversa classe. Ogni classe porta con se la possibilità di utilizzare specifiche abilità ed armi. I Maghi sono impegnati a lanciare incantesimi ed evitare di prendere colpi in faccia, mentre i cavalieri possono stare in mezzo ai nemici a prendere botte e curarsi da soli con l’uso di magia sacra. Il tutto mentre maestri di spada trotterellano tra gli avversari causando problemi alle forze nemiche. E questo si costruisce nel tempo, mano a mano che gli strumenti vengono sbloccati all’interno dell’avventura.
E qui ora occorre fare un distinguo che ha più senso per chi sta ritornando su Tactics Ogre. Sono stati fatti numerosi cambi a questo capitolo in ottica di rendere il tutto più snello e meno frustrante. Il livello del proprio personaggio non è più legato alla classe in Reborn, permettendo di risistemare il proprio esercito in modo molto più fluido. Inoltre è stato creato un livello massimo del party, non superabile da nessuna delle unità singole sotto al vostro comando.
Questo ha l’effetto di bloccare il grind, possibile affrontando teoricamente infinite battaglie di allenamento, andando a garantire una sorta di livello di sfida più equilibrato ed in escalation costante. Va detto che così non è più possibile superare una sfida con la sola forza bruta, ma è richiesta sempre la giusta strategia e che con alcuni tipi di giocatori questo potrebbe essere un problema.
Altri cambiamenti importanti vanno ad alterare il “tempo all’uccisione” durante le battaglie. Tactics Ogre è sempre stato un po’ famoso per la lentezza delle sue battaglie perché i punti di vita delle unità rispetto ai danni sono sempre stati alti. Ora sul campo di battaglia appaiono diverse carte che se raccolte donano un buff al personaggio in questione. Le più importanti sono attacco magico o fisico maggiorato o un aumento dei danni critici. Ricevere questi buff è significativo e pertanto un loro sfruttamento intelligente permette di accorciare le battaglie del giusto.
Questo unito ad un ribilanciamento totale mi ha lasciato molto soddisfatto dell’esperienza tattica e strategica. Richiede impegno, ma mai in modo eccessivo. Ricordiamo che esiste una meccanica di riavvolgimento dei turni, con una grafica davvero chiara ed esplicativa, così da poter rimediare ai propri errori.
Il resto è un quantitativo molto elevato di miglioramenti quality of life. IA migliorata, interfacce e reattività delle varie attività notevolmente velocizzate. Ora passare tempo a gestire il proprio esercito non è più spiacevole e fastidioso, e le informazioni sono sempre a disposizione. E questo rende Tactics Ogre: Reborn un gioco piacevole da giocare nel 2022, che forse è la cosa più importante di una remaster.
Unico punto un po’ di contenzioso è il lavoro che è stato fatto sulla parte grafica. Gli sprite sono stati ampliati e l’effetto sui monitor ad alte risoluzioni a tecnologia a matrice di pixel non è dei migliori, a causa di un filtro di ammorbidimento non disattivabile. Su schermi piccoli, come può essere quello della mia Switch Lite l’effetto non è particolarmente visibile, ma su schermi molto più grandi (ho avuto modo di provarlo anche su PC) si fa notare e fa abbastanza schifo
Volete uno strategico del passato che ancora oggi ha qualcosa da dire? Qui lo troverete. Armatevi però di vocabolario perché Square Enix non l’ha localizzato nella lingua di Dante.