Un piccolo gioiello o un prodotto dimenticabile?
Harvestella si è presentato ai possessori di Nintendo Switch a cavallo tra una serie di annunci di secondo piano di Square Enix, che sembra essere finalmente tornata a produrre interessanti esperienze AA con costanza, e l’approdo in quantità industriale di titoli dedicati al farming sulla console ibrida, generando interesse ma portando con sé tanti dubbi e riserve in merito alla effettiva necessità di un titolo simile.
Dopotutto quello dei giochi che uniscono avventura e agricoltura è un genere davvero ricolmo di produzioni di alto livello, nonché consolidate nel tempo, avendo ai suoi estremi titoli semplici come Stardew Valley e prodotti più incentrati su narrazione e RPG come Rune Factory. Senza contare poi il nugolo di titoli “zappa e spada”® (definizione che rivendico con orgoglio) emersi dalla sfera indie, capaci di affollare con la loro presenza diversi eventi online.
In questo spazio ristretto, ritagliato in una nicchia già di per sé non propriamente corposa, prendere posizione e farsi scegliere non è quindi semplice. Harvestella ci prova proponendo un’atmosfera onirica e una cura nella creazione di personaggi e mondi sopra la media, portandoci in un universo misterioso che ci vedrà impegnati nella coltivazione così come nell’affrontare mostri e nemici potenti.

L’incipit è piuttosto intrigante ma non necessariamente originale, in quanto vede il/la nostro/a protagonista prendere parte a una specie di sogno in cui incontrerà una misteriosa ragazza, a metà strada tra creatura magica e divinità, che ci metterà in guardia in merito a un nefasto futuro che attende il mondo. Come in ogni storia di questo tipo, incarniamo il ruolo del prescelto/a, e ci viene affidato anche il compito di salvare una specifica persona – chi sarà mai?
Una volta concluso il sogno, ci svegliamo in di fronte a una ragazza di nome Cres, che è anche la dottoressa del villaggio di Lethe situato nelle vicinanze. Questa ci spiega di averci trovato all’aperto durante un estemporaneo evento di Quietus, momento di transizione solitamente collocato tra una stagione e l’altra, e che abbiamo rischiato la vita a causa delle sostanze nocive che vengono rilasciate nell’aria proprio in questo periodo.
Stanchi e con la memoria confusa, proviamo a raccontare a Cres i nostri ricordi e il messaggio ricevuto dalla misteriosa ragazza del sogno, senza però trovare riscontro dalle parole della dottoressa. La diagnosi è che il Quietus abbia impattato gravemente sulla nostra memoria e salute, e per questo veniamo condotti al villaggio per essere curati e iniziare una nuova vita.

Da qui in avanti ha effettivamente inizio l’effettivo gameplay di Harvestella, che ci viene introdotto gradualmente in ogni sua sfaccettatura per esprimersi poi su 3 cardini principali: la vita di campagna, l’esplorazione dei dungeon e la socializzazione con gli altri abitanti del villaggio.
Partiamo da quest’ultima, cruciale per la progressione: in Harvestella è fondamentale parlare con tutti gli NPC, sia che si tratti di personaggi erranti che di proprietari di attività, così da sbloccare le funzionalità di gameplay come i negozi, crafting e cucina, nonché dare il via alle varie quest secondarie e sbloccare attività come la pesca.
Pur essendoci una storia principale ben chiara, comunicata in modo abbastanza lineare e ricca di indicatori/suggerimenti a cui è difficile sfuggire, se si vorrà ottenere il massimo dal gioco è fondamentale affrontare anche le missioni secondarie, che con il prosieguo dell’avventura permetteranno anche di accedere alle (ormai irrinunciabili in questo genere di giochi) opzioni di romanticismo.

Per quanto concerne il farming, Harvestella presenta un approccio abbastanza morbido, offrendo strumenti e materiali a sufficienza per consentirci di sperimentare con le dinamiche legate al dissodamento del terreno, la produzione di verdure e ortaggi, nonché la conseguente rivendita della merce.
E presto impareremo a dover dedicare molta attenzione a quanto tempo dedicheremo all’agricoltura, in quanto ogni azione consuma energia e nel mentre la giornata scorre veloce fino a sera, quando non potremo più occuparci dei campi. La gestione degli attrezzi è abbastanza semplice, anche se i comandi e i menù possono risultare un po’ convulsi tra dorsali, croce direzionale e scorciatoie non sempre intuitivi.
È però estremamente importante mantenere una produzione costante che generi continui introiti, permettendoci di acquistare oggetti, strumenti e ingredienti utili a proseguire anche nella sezione più avventurosa, quella legata all’esplorazione dei dungeon.

Le battaglie faranno effettivamente parte della nostra avventura, anche e soprattutto per via di una trama che ci metterà di fronte a una misteriosa fazione di individui in armatura denominati Omen, che da tempo seminano terrore nel villaggio di Lethe. Tra questi faremo conoscenza di Aria, una misteriosa ragazza che dice di venire da un altro tempo.
Per risolvere questo mistero ci troveremo a esplorare dungeon molto vasti e articolati, piuttosto impegnativi per quel che concerne l’intensità della sfida proposta e il tempo richiesto per arrivare a fondo. Se consideriamo il consumo della stamina e limitate possibilità di cura (legate al cibo), è evidente che l’esplorazione richieda una pianificazione attenta.
Vagando nei dungeon potremo fortunatamente attivare delle scorciatoie, consumando tempo e a volte oggetti specifici, per rendere più semplici le nostre successive visite. Difficilmente si potrà concludere un’avventura in una singola tornata, perché una volta superata la giornata senza riposarsi, il nostro personaggio incorrerà in dei malus dovuti alla stanchezza.

Il sistema di combattimento è abbastanza in linea con le aspettative per il genere, risultando un po’ rigido nei movimenti e principalmente legato a una buona gestione del posizionamento, senza troppe opzioni di evasione e contrattacco. Però fin dai suoi primi momenti consente di diversificare, grazie all’introduzione di differenti classi.
Al contrario però di altri RPG, che spesso portano concentrarsi su una sola specializzazione, le classi vanno considerate come opzioni sempre a disposizione del giocatore, che potrà alternarle in combattimento con il solo scotto di dover sottostare a un cooldown prima di poter riutilizzare la classe usata in precedenza.
Avremo anche la possibilità di portare in battaglia dei companion, che aumentano le nostre possibilità in battaglia grazie all’uso sapiente della loro classe specifica, spesso utile a compensare le nostre carenze o particolarmente efficace in uno specifico combattimento di trama. È fondamentale avere una spalla che occasionalmente distolga l’attenzione dal nostro personaggio, soprattutto durante gli scontri con i boss, i quali possono essere davvero puntivi.

Harvestella si presenta in punta di piedi, con un’apparenza gracile e graziosa e degli spiccati tratti onirici, ma con il procedere degli eventi introduce di volta in volta tanti personaggi e meccaniche di gioco. Il solo processo di farming porta con sé tante sfaccettature, compreso il rinnovamento delle strutture e la bonifica delle aree di coltivazione in precedenza inaccessibili.
La sua storia invece si avvia su un paio di cliché del genere per poi risultare comunque affascinante e intrigante grazie alla presenza di tanti personaggi con cui interagire, numerose aree da esplorare e un mistero che unisce magia, tecnologia e viaggi nel tempo, lavorando sulla conflittualità generata dall’incontro con il “diverso”.
E pur che possa sembrare una banalità, il tema del confronto si esprime anche attraverso scelte come quella legata ai pronomi dei personaggi. Al di là di ciò che esprimeremo con il nostro protagonista, è interessante come gli NPC di gioco vengano indicati con pronomi neutri finché non viene rilevata in modo palese la loro identità. Sottigliezze, ma sempre un buon inizio.

Ci troviamo dunque di fronte a una produzione che esprime tratti di qualità, a cui ha lavorato un team talentuoso arricchito da veterani di Square Enix, ma che per sua natura rimane comunque nello spettro dei titoli di seconda fascia. Stilisticamente molto affascinante e tecnicamente sufficientemente competente (con piccole incertezze), Harvestella ha tutto ciò che serve per coinvolgere gli appassionati del genere in un’avventura lunga e ricca di elementi gestionali, capace di tenere impegnati per decine e decine di ore.
Bisogna soprassedere a qualche bizzarra incertezza di progressione (come quando ci si trova a poter ignorare per giorni un’urgenza in merito a un personaggio in pericolo senza ritorsioni sulla trama), ma una volta identificato il gameplay loop tra coltivazione ed esplorazione, l’esperienza si sviluppa in modo solido e soddisfacente. È un peccato che Harvestella sia stato pubblicato in un periodo così congestionato di titoli di alto profilo, che hanno saturato la discussione videoludica, perché avrebbe meritato un’occasione in più per mettersi in mostra.