Una collezione che colleziona poco
Il mondo dei videogiochi, superata agevolmente la soglia dei tre decenni, è finalmente entrato in quella età avanzata in cui i discorsi sulla maturità del media sembrano ormai un ricordo delle rubriche postali di riviste, che sono quei giornaletti che trovate in edicola come la settimana enigmistica, ma che contenevano approfondimenti sui videogiochi (spiego per chi non dovesse averne mai vista una).
Oggi le riviste sono sparite dai radar e più passa il tempo, più la nostalgia lascia il posto al pragmatismo di generazioni che vogliono informazioni immediatamente reperibili, senza troppi fronzoli. Che siate preda o meno della malinconia per tempi in cui tutto era più semplice, e alcuni direbbero più spontaneo e genuino, il dibattito si è spostato su altri lidi.

Oggi parliamo di preservazione dei videogiochi: è giusto metterla nelle mani di utenti finali tacciati di pirateria in quanto sprovvisti di apposite licenze e diritti, oppure dovremmo lasciare che siano appunto, suddetti detentori di copyright a pensarci? Posto che sia un bene anche solo parlarne, perché questo porta ancora più in là l’asticella della maturità dei videogiochi e il dibattito se siano arte o no (ricordandoci che anche le altre forme di arte si fondano sul recupero), e quindi è generalmente un bene che raccolte come queste esistano, Neo Geo Pocket Collection Vol.2 non risponde propriamente in favore dei piani alti del settore.
Già l’approccio iniziale fa percepire che l’impegno profuso è davvero minimo, senza nemmeno un reel a precedere la schermata del press start. Anzi, non solo non c’è il reel, ma non c’è neanche la schermata del press start: subito dopo i loghi si viene catapultati nel menù di selezione dei giochi.

Qui c’è una parvenza di amore verso il tema trattato, ovvero il fatto che sia esistita una console dal nome Neo Geo Pocket Color, e che avesse dei giochi su cartuccia. Sebbene non sia possibile ricreare la sensazione tattile di toccare il portatile o di sentire i click clack de “l’analogico”, quello che era possibile fare tutto sommato è stato fatto: ogni cover è stata riprodotta, ogni manuale, in diverse lingue persino, è stato scansionato, ed è accessibile e facilmente leggibile ruotando e zoomando a piacimento. È perfino stata ricreata la sensazione di aprire la custodia per prelevare la cartuccia. Ulteriori approfondimenti non pervenuti.
Se un approccio simile lascia spazio al pensiero che ci sia dell’amore dietro questa raccolta, ogni altro aspetto smentisce senza speranze questa impressione. La scelta dei titoli, come nel caso del primo volume, penalizza fortemente l’acquisto per chiunque non sia appassionato della console SNK e interessato a una strettissima cerchia di generi. In quel caso era picchiaduro e shooter, in questo caso sportivi, e japan oriented. Per Metal Slug rivolgersi al capitolo precedente.

Le opzioni in-game sono misere: abilitare o meno il filtro CRT, modificare lo schema dei controlli, la più recente opzione Rewind per poter tornare indietro nel tempo, aggiunta senza dubbio gradita, e save states automatici, e se anche sul rewind si potrebbe recriminare il fatto che la stessa feature in (semi)console come il NES o lo SNES Classic Mini concedano un tempo di riavvolgimento ben più generoso.
I titoli sono stati portati alla carlona, senza un lavoro di contorno per valorizzarli. Giocare in 2 è possibile, ma solo sullo stesso schermo (anche in modalità portatile), quindi scordatevi la possibilità di attivare la modalità Link proprietaria del Neo Geo Pocket per poter giocare con 2 Nintendo Switch. La bassissima risoluzione dei giochi originali, e probabilmente il fatto che trovare un altro appassionato di SNK nel 2022 nelle vicinanze sia poco probabile rende questa mancanza meno spiacevole, ma è una blanda attenuante.

Alcuni giochi poi non sono nemmeno stati tradotti, rendendone la presenza fine a sé stessa. E gli acidi gastrici salgono al pensiero che hanno tradotto i manuali ma non i giochi. Ma passiamo all’elencone!
“SNK VS. CAPCOM CARD FIGHTERS’ CLASH” (Japanese & English)
Il gioco più interessante del lotto, si tratta di un card game alla Yu-Gi-Oh! Per intenderci, ben fatto e, seppur legnoso per i nostri standard, il più interessante a mio avviso.
“BIG BANG PRO WRESTLING” (Japanese & English)
Un buon gioco di Wrestling ingiustamente dimenticato, valida aggiunta.
“BIOMOTOR UNITRON” (Japanese & English)
Un bel j-rpg, molto ostico, che probabilmente con la sua presenza di mech e personaggi in stile manga è il secondo gioco da attenzionare di questa raccolta
“MEGA MAN BATTLE & FIGHTERS” (Japanese)
Un picchiaduro in cui Mega Man affronta boss in sequenza, derivato da giochi arcade. Per quanto sia davvero strano un gioco di Mega Man che consiste unicamente in una sorta di Boss Rush, si tratta di un’offerta valida in cui rispolverare nemici e BGM tradizionali della serie. Il gioco non è stato localizzato, sebbene sia fruibile anche in giapponese.

“PUZZLE LINK 2” (Japanese & English)
Un gradevole puzzle game in cui accoppiare simboli per farli sparire dallo schermo, una sorta di Mahjong solitario mescolato con Columns. Non imprescindibile, ma divertente quanto basta.
“GANBARE NEO POKE-KUN” (Japanese)
Considerando il mancato approdo in occidente e la stranezza del concept originario, una sorta di Seaman/Tamagotchi in cui la creatura coccolata genera mini game, sarebbe un’offerta validissima. Averlo lasciato in giapponese è una sconfitta per l’essere umano.
“THE KING OF FIGHTERS BATTLE DE PARADISE” (Japanese)
Mario Party King of Fighters. In Giapponese. Ingiocabile, a meno di aprire il manuale per capirne qualcosa (scomodo e poco divertente).
“BASEBALL STARS COLOR” (Japanese & English)
“POCKET TENNIS COLOR” (Japanese & English)
“NEOGEO CUP ’98 PLUS COLOR” (Japanese & English)
Giochi sportivi la cui presenza era quasi obbligatoria giuridicamente in ogni console dell’epoca. Senza infamia né lode, fanno il loro.

Il Neo Geo Pocket è stata senz’altro una console particolare, dalla vita breve, con pochi titoli significativi, la maggior parte dei quali, per forza di cose, al di sotto dello standard di qualità del giocatore moderno. E diciamo che anche all’epoca, con il Game Boy Advance alle porte e l’offerta storicamente carente per varietà di SNK il Neo Geo Pocket aveva già un destino scritto.
Oggi chi compra una collection del genere lo fa solo in parte per la qualità dei giochi. L’acquirente perfetto è lo zoccolo duro NEO GEO e l’appassionato di videogiochi a tutto tondo, costantemente affamato di approfondimenti storici. Da questo punto di vista Neo Geo Pocket Collection Vol.2 manca di gran lunga il bersaglio. Credo che sia arrivato il momento di chiedere di più ai publisher.

Possibile mai che la gente debba ricorrere a canali alternativi per poter giocare in lingua comprensibile a giochi che dovevano essere localizzati più di 20 anni fa? O che si debba pagare ben 39,90€ per 10 giochi, pur belli che siano, senza ulteriori approfondimenti sullo sviluppo? Possibile che non si riesca mai a ottenere interviste esclusive, o che nessuno degli addetti ai lavori scavi negli archivi alla ricerca di artwork o idee scartate o meno ma comunque inedite? O che non si voglia attualizzare i giochi infarcendoli di feature come avviene per i retrogame del vituperato servizio online Nintendo, dotati di rewind più generosi, save states richiamabili e perfino gioco online?
Possibile che collezioni come la SEGA Mega Drive Collection (era PS3) o la Taito Collection (addirittura epoca PS2) che sono zeppe di info aggiuntive e di sistemi di achievement non abbiano insegnato nulla al settore? La risposta, purtroppo, è: non in questo caso.