We are OFK – Una recensione musicalmente sballata

We Are OFK ci porta nel mondo della musica attraverso le storie di ragazzi in balia di amore, lavoro e futuro, con un occhio di riguardo per lo spettatore.

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Genere: Digital Novel
Multiplayer: No
Lingua/e: Inglese

Note stonate

Abbiamo tutti bisogno di storie. Di ascoltarle, di leggerle o magari di viverle da spettatore. Assistere a queste “storie” ci permettono di maturare esperienze, anche se non le viviamo direttamente, e modellare tratti importanti della nostra personalità che altrimenti non emergerebbero. Per questo produzioni come We Are OFK sono importantissime, perché offrono uno spaccato dello spettro comportamentale umano che permette di guardarsi dentro per capire quanto possiamo essere “migliori” anche nei momenti più banali delle nostre giornate o nelle interazioni più scontate con i nostri interlocutori.

La potenza di una storia può determinare la percezione di una qualsiasi produzione in cui questa viene espressa. Per questo We Are OFK, novel digitale episodica che racconta la genesi della omonima band, potrà colpire i cuori di tanti giocatori che seguiranno con trasporto le storie di Itsumi, Carter, Luca e Jey Zhang, provando a dimenticare di avere tra le mani un videogioco in sé quasi dimenticabile.

Tutto a posto Itsumi, respira…

We Are Ofk ci racconta la storia di una band musicale che nasce un po’ dal nulla, seguendo le strampalate – ma piuttosto credibili – vite di tre giovani coinquilini: Itsumi, la frizzante creativa con la passione per il pianoforte, l’affascinante e delicato Luca, con un passato da compositore e cantate, e l’eccentricata Carter, sempre attaccata al suo portatile per concepire nuovi e sorprendenti effetti speciali.

Come nelle migliori storie di crescita, anche in We Are OFK i nostri amici muovono i primi passi in un mondo del lavoro esigente e a tratti opprimente, su un camino tormentato che però rappresenta l’unica via per cercare la propria indipendenza e lasciarsi alle spalle un turbolento passato. L’incontro con la prorompente producer Jey sarà l’innesco di una serie di eventi che metterà in discussione rapporti e progetti, mettendo sulla bilancia sogni da inseguire e realtà disiulluse ma concrete.

In alcune situazioni We Are OFK è davvero grazioso

La formula scelta per narrare la storia è quella della novel a episodi, formula ormai collaudata da tempo e che ha visto tanti interpreti lasciare il segno con opere in grado di offrire intrecci di trame sorprendenti a ogni giro, estenendo la longevità delle produzioni e aggiungendo quel pizzico di pepe quando si è messi di fronte a scelte che possono cambiare – anche in modo radicale – il corso degli eventi.

We Are OFK è però una produzione molto più prudente e composta, che pur mantenendo la struttura a metà strada tra cortometraggio e interazione, non esplora le possibilità di una ramificazione narrativa a bivi, affidandosi invece a opzioni di dialogo che si limitano a cambiare la sfumatura delle situazioni, senza mai impattare realmente su ciò che sta accadendo.

Problemi di cuore? Check!

Ci troviamo quindi di fronte a lunghe cutscene costruite su un grazioso stile caricaturale e minimalista, che prende corpo per merito della ficcante palette di colori saturi, passando poi alle conversazioni via smartphone o instant messaging tra i vari membri del gruppo, spesso teatro di simpatici siparietti, impersonandoli occasionalmente a turno. In una o nell’altra situazione, avremo la possibilità di prendere la parola per scegliere una o più opzioni di dialogo per colorare le discussioni con il nostro pensiero da spettatore.

L’idea non è malvagia, e coinvolge soprattutto quando sul piatto vengono messe le relazioni tra i ragazzi e si è costretti a danzare tra le bugie e le premure per preservarle. Peccato solo che le nostre opzioni di dialogo non impattino realmente sul prosieguo delle conversazioni, limitandosi solo a dare uno specifico tono, andando quindi a rendere meno “emozionanti” certe scelte. Quanto possa essere coinvolgente questa produzione, quindi, dipende tutto dalla capacità della storia di carpire lo spettatore e farlo entrare in sintonia con una delle quattro personalità in gioco.

Salvare i gatti sarà metafora di qualcosa?

Il primo impatto con We Are OFK è comunque molto positivo, per merito di un’interessante messincena, a metà strada tra il teen drama e le serie animate di CN, e dell’ottimo casting dei personaggi, efficaci nel comunicare le proprie emozioni e trasmettere il peso delle aspettative che quotidianamente ci portano verso il dubbio, l’insoddisfazione o la depressione. Anche gli argomenti più delicati sono trattati con il giusto tatto e non si cede facilmente alla retorica per cui “andrà tutto bene”: Itsumi e gli altri sono autentici, fallaci e ostinati, e attraversano un percorso di crescita a velocità differenti, portandoli a collidere e confrontarsi in modo non sempre ideale.

Ed è questo il punto di forza della produzione, la sua capacità di creare personaggi gradevoli nelle loro imperfezioni, alle prese con conflitti interiori in cui ritrovarsi o con cui è possibile empatizzare. Al termine dei 5 episodi è facile ricordare con piacere scambi e situazioni, proprio come accade per tante serie tv.

I genitori son sempre un problema!

Dall’altro lato, però, non è facile soprassedere sulla limitatezza della componente interattiva di questo We Are OFK, che sull’impianto di una novel digitale ci offre un’esperienza quasi sovrapponibile alla visione di una serie televisiva. Il nostro impatto sui dialoghi è assolutamente marginale, arrivando a estremi per cui selezionando una opzione vediamo il nostro personaggio utilizzare anche le frasi scartate. L’assenza di rischio o di possibilità di alterare gli eventi rende poi certe scelte un semplice vezzo, diminuendo alla lunga la presa sullo spettatore quando i dialoghi perdono di importanza scenica.

Alla fine dei singoli capitoli viene poi lasciato spazio ad un videoclip interattivo, momento di massima “dinamicità” dell’esperienza tutta. Peccato che ognuna di queste situazioni offra un gameplay che non si può che definire delundente, se non addirittura mediocremente superfluo, incapace di entrare in sinergia con le orecchiabili e interessanti melodie proposte, compromettendo la godibilità dei 5 pezzi – invero piacevoli se presi a sé stante. Mettendo insieme i pezzi del puzzle, verrebbe da chiedersi quale possa essere realmente il “plus” per cui sia ritenuto necessario utilizzare il medium videoludico per raccontare una storia che, senza troppi giri di parole, potrebbe trovare spazio su YouTube senza perdere alcun ché.

Uno dei momenti scenicamente migliori del gioco.

Ed è un peccato, perché per buona parte dell’esperienza We Are OFK è un gioiellino che mette in pace con il mondo grazie alla sua genuinità nel trattare le problematiche di noi tutti – in un contesto moderno dove generi e orientamenti non sono un vessillo, risultando naturali e autentici – nel gestire vita, lavoro, amore e famiglia in equilibrio tra le lacrime e il conforto di persone vicine e lontane.

Ammirevole inoltre la sensibilizzazione verso il supporto psicologico, forse ancora un tabù per tanti, che viene integrato nella storia (almeno iniziamente) in modo leggero, arrivando anche nel mondo reale grazie alla piattaforma di supporto creata proprio in concomitanza della realizzazione del gioco.

Ma sì, un po’ di interazione a caso la mettiamo, vero?

L’affetto per i personaggi e la capacità di creare un contesto inclusivo e sicuro però non bastano per ignorare i deficit di una produzione che risulta carente proprio quando deve esprimersi effettivamente come videogioco e che inoltre, nelle sue fasi finali, perde un po’ del ritmo e della solidità che hanno tenuto in piedi egregiamente i primi 4 capitoli. Non mancano le chicche, come le conversazioni via telefono che è possibile sbirciare nel menù di gioco e che “estendono” la vita di alcune scene al di fuori della narrazione principale – e che spesso contengono chicche simpatiche e citazioni.

Il suggerimento è di provare a esplorare un po’ i contenuti del progetto, sbirciare tra video musicali, trailer e comunicazione ufficiale per capire se il vibe è quello che vi si addice, per poi fare un piccolo salto nel buio alla scoperta dei primi due episodi, disponibili dal 18 agosto. La sensazione però è che il progetto OFK possa esprimersi al suo meglio principalmente a livello musicale, e che questo We Are OFK possa essere derubricato a materiale di corredo di un marketing che ha cercato un taglio moderno e cool nella sua comunicazione, lasciandoci tra le mani un “gioco non gioco” dalle qualità non sempre in grado di brillare.

Vissuta la storia della genesi del gruppo di star della musica grazie a un codice gentilmente offerto dal team OFK
Pro: Lo stile è interessante, la narrazione consapevole e rispettosa, le canzoni sono riuscite.
Contro: Interattivamente scadente e dimenticabile, la storia si perde sul finale.
6

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