La Francia ha bandito il gergo videoludico per preservare la purezza della lingua

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Parole come gamer o streamer vengono utilizzate quotidianamente in tutto il mondo, ma l'Académie Française ha deciso di bandirle ai rappresentanti dello Stato.

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Una lotta alla cultura della globalizzazione

Chiunque viva nel mondo dei videogiochi da abbastanza tempo avrà certamente usato, o quantomeno sentito dire, quegli strani anglicismi che usiamo per comunicare con le altre persone online: matchmaking, lobby, streamer, cloud e compagnia cantante, tutti termini entrati di forza a far parte del nostro dizionario.

I giocatori non hanno mai mostrato una grande repulsione per questo linguaggio, che si è diffuso in maniera molto naturale, ma alcune organizzazioni non sembrano del tutto convinte che si possa continuare così.

In particolare, l’Académie Française (un’istituzione che si può paragonare all’Accademia della Crusca italiana) non è particolarmente felice che dei termini non appartenenti alla lingua francese vengano utilizzati così di consueto nella vita comune, e di conseguenza ha bandito l’utilizzo del gergo “da gamer” ai rappresentanti dello Stato.

Ci sono alcuni termini nel gergo che non sono traducibili in tutte le lingue, e per risolvere questo problema l’Académie ha persino proposto dei corrispettivi francesi per evitare di utilizzare le parole originarie. Pro-gamer verrà tradotto letteralmente con Joueur professionnel, Streamer con Joueur-animateur en direct, Cloud gaming con Jeu video en nuage, e ci si potrà riferire a un eSport con Jeu video de competition.

Una posizione molto netta e divisiva, di cui si sta già parlando molto.

Cosa ne pensate? Siete d’accordo con l’Académie oppure pensate che i termini del gergo possano essere usati liberamente?

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